15. Demetrio (rev)

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Scendiamo e prendiamo la scala come dei muratori a fine turno, io in cima, Eva a metà e Rudy dietro. Ci dirigiamo a passi decisi verso il muro a fianco del cancello. È così semplice: saliamo la scala e vediamo cosa c'è al di là. Magari ci sarà qualcuno che può venire a darci una mano, che può spiegarci qualcosa. Se proprio non c'è nessuno, ci siederemo sul bordo del muro e porteremo la scala dall'altro lato per scendere. Il filo spinato non dovrebbe essere un grosso problema, basta fare attenzione, muoversi con cautela.

Mancano pochi metri quando sentiamo dei rumori metallici, dei fischi di motori elettrici.

Da sopra il muro compaiono delle braccia meccaniche, una alla nostra destra e una a sinistra. All'estremità sono montate delle mitragliatrici. Le luci rosse dei puntatori laser compaiono a pochi centimetri dai nostri piedi.

"Allontanatevi dal muro. Portate la scala ad almeno cinquanta metri. Se non eseguite immediatamente, sono autorizzato ad aprire il fuoco."

La voce metallica ha un tono piatto e definitivo. Sembra quella di un automa. Non sta scherzando e non ne sembra capace.

Istintivamente lasciamo cadere la scala e alziamo le mani.

"Raccogliete la scala e allontanatevi di cinquanta metri dal muro. Non mi costringete a spararvi quando siete così. Ultimo avvertimento, poi apro il fuoco. Tre..."

"Aspettate, perché..." provo a urlare di rimando.

"Due..."

Eseguiamo gli ordini, e anche in fretta. Mentre procediamo con la scala in spalla provo a sbirciare indietro. Le mitragliatrici si stanno ritirando.

Finalmente mi fermo. Saranno cinquanta metri? Sessanta? Boh. Gettiamo a terra la scala e io guardo il muro che è nuovamente spoglio e immobile, poi guardo i miei compagni. I loro volti tradiscono l'incredulità e lo sconforto: non siamo stati dimenticati, siamo prigionieri!

Ritorniamo di corsa al cancello, questa volta non urla solo Eva.

"Perché siamo qui? Fateci uscire! Andiamo!"

"Cosa volete da noi? Non abbiamo fatto niente. Voglio uscire!"

"Venite fuori! Perché ci tenete prigionieri? Venite fuori a dircelo! Avanti, venite fuori!"

Come le altre volte nessuna risposta, niente si muove. Ci ignorano volutamente. Probabilmente ci sorvegliano con le telecamere e si attivano solo se c'è un concreto pericolo che riusciamo a scavalcare il muro, ma perché? Perché non ci fanno passare? Perché non vogliono parlarci? Potrebbero lasciarci andare oppure farci fuori subito e invece ci tengono qui nell'ignoranza e nell'incertezza. Devono avere uno scopo che noi non conosciamo. Forse siamo le cavie di un esperimento o... non mi viene in mente nulla di sensato per spiegare il loro comportamento. Mi sento impotente, disperato. Non riesco più a gridare. Non serve a niente. Mi lascio cadere sulle ginocchia e guardo il cielo. E' azzurro, sereno, ma guardarlo non mi conforta, amplifica solo il senso di vuoto che ho dentro. Siamo in un incubo. Un incubo da cui non uscirò vivo. Ora ho capito che non ho alcuna speranza. Anche Eva deve aver capito, giace carponi con la testa appoggiata sulle mani e singhiozza.

E Rudy?

Mi guardo intorno ma di lui non c'è traccia.

Improvvisamente la Golf si accende e parte in retromarcia, si allontana per qualche centinaia di metri mentre noi rimaniamo a fissarla increduli, poi inchioda e parte sgommando verso di noi. Eva scappa subito di lato, io mi alzo e mi sbraccio.

"No Rudy, è inutile! Fermo, non farlo, fermati!"

Sento che tira le marce una a una, il motore urla mentre Rudy cerca di far raggiungere alla macchina la massima velocità. Quando è abbastanza vicino vedo i suoi occhi sopra la corona del volante. Lo sguardo è deciso, si vede che non frenerà. All'ultimo istante mi butto anch'io di lato, con la coda dell'occhio vedo lo sportello aprirsi e Rudy che rotola sull'erba vicino a me.

La Golf conclude la sua corsa con un grosso botto fra il muro e un'anta del cancello. Andiamo a vedere.

Le luci posteriori sono ancora accese ma la macchina è inclinata in avanti in modo innaturale. Il muso è accartocciato, ci sono vetri ovunque, gli airbag si stanno lentamente sgonfiando in una nebbiolina polverosa. Odore di polvere da sparo e di benzina. Un cerchione rotola lentamente per qualche metro e poi cade di piatto.

Il cancello è graffiato in superficie ma non è minimamente deformato. Il muro a lato è intatto.

"Io te l'avevo detto che era inutile. La gente non costruisce un muro perché..."

"Vaffanculo zio, va a farla a tua nonna la morale. Tu non ci stai neanche provando! Sei un cazzo di disfattista. Resta qui a morire, allora. Siediti qui e lasciati morire di fame e di sete, che fai prima."

Mi allontano di qualche passo, ma il gesto puerile di Rudy mi fa troppo incazzare, non ce la faccio, torno indietro con il dito alzato.

"Si può sapere cosa cercavi di ottenere? Vuoi farti ammazzare? E questa la tua grande idea? Okay, sfondi il muro, non ci sei neanche riuscito, e poi? Ti sparano, hanno detto che ti sparano se devono. Lo farebbero di qua, figurati se non lo fanno quando provi a passare di là. Sei un incosciente, ci hai messo in pericolo. Io non voglio morire a causa delle tue cazzate, hai capito? E adesso per colpa tua siamo anche senza macchina."

"Okay, buoni, adesso basta" interviene Eva "cerchiamo di mantenere la calma. Ci deve essere una soluzione, dobbiamo solo cercarla insieme."

"Voi due mi avete rotto le palle" dice Rudy "La compagnia dell'anello finisce qui. Arrangiatevi, voi che siete tanto bravi."

Ci dà le spalle e si incammina verso la campagna.

Ci dà le spalle e si incammina verso la campagna

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