Ora è l'eccitazione che ci spinge a correre, oltre alla fame. I nostri corpi si stanno preparando alla lotta, i sensi si fanno più acuti, una sorta di frenesia si impossessa di noi.
Ho bisogno di un punto di osservazione. Ritorniamo sui nostri passi verso la collina, correndo in salita a perdifiato. I due giovani mi seguono.
Sulla cima, in mezzo agli alberi, scrutiamo la campagna immersa nel buio. Gli uomini stanotte non fanno nulla per nascondersi. Le loro luci si muovono in circolo a illuminare i campi intorno ai due mezzi che procedono appaiati nella nostra direzione. È un comportamento strano, diverso dal solito. È come se ci volessero provocare. Dobbiamo cercare di essere ancora più cauti del solito.
Il cucciolo di fianco a me ansima e freme con le zanne snudate. Ha fame, vuole quegli uomini. Gli ringhio contro, deve controllarsi, deve capire che che la lezione che gli ho appena impartito serve soprattutto a lui, alla sua sopravvivenza.
È dura anche per me. La fame mi rende maledettamente difficile pensare lucidamente, ma devo. È evidente che non possiamo attaccarli frontalmente. Sono protetti dai loro carri di ferro, sono armati. Se ci lanciassimo in corsa per un attacco diretto, ci individuerebbero con quelle luci che bruciano la pelle e poi ci finirebbero coi rumori.
Ieri ho capito come fare. Nascosti dalle rocce, separati, non sono riusciti a individuarci. Io sono scivolato quasi fin sotto il carro e non mi hanno visto. Un pizzico di fortuna in più e mi sarei potuto riempire la bocca del sangue di quell'uomo. Non fosse stato per quel maledetto cappello di ferro!
Mi giro verso la femmina e le indico le rocce alte. Lei capisce, annuisce, dobbiamo attirarli lì. Il giovane saltella sulle zampe in preda all'impazienza, io ripeto il gesto, imperativo. Anche lui china la testa, accetta l'ordine del maschio alfa.
Ripartiamo in corsa, l'ennesima di questa infame notte di caccia, e raggiungiamo le rocce. I mezzi sono ancora distanti da noi, ma si dirigono qui. Faccio di nuovo segno ai due. La femmina andrà a destra, io a sinistra, in mezzo a queste rocce verticali che delimitano la valle costruita dall'uomo.
Il cucciolo starà al centro davanti ai mezzi, deve fare da esca. Lo accompagno sul nastro di roccia nera, lo metto al centro a spintoni e gli faccio segno che rimanere fermo. Poi dovrà scappare e girare intorno alle rocce alte. Solo dopo aver fatto la sua parte potrà raggiungerci e partecipare al banchetto, se mai ce ne sarà uno.
'Dopo, solo dopo, devi mantenere la calma, stupido cucciolo impaziente. Ci sarà da mangiare per tutti.'
Mi allontano e vado a posizionarmi dietro a una roccia. Le luci sono ancora lontane. Le scruto, anche io sento la fame, fatico a sentire qualsiasi altra cosa, anche io mi lascerei andare all'impazienza di azzannare quei corpi caldi, ma non voglio morire. Non stanotte.
Distolgo lo sguardo dalle luci in avvicinamento e mi giro per riposare le zampe. Il giovane è di fronte a me. 'Stupido, stupido cucciolo'
Un ringhio mi sale alla gola. Prendo una delle sue piccole corna fra i denti e lo trascino di nuovo in posizione.
'Qui' gli faccio segno con la zampa 'devi rimanere qui!'
Questo sciocco farà andare tutto a monte, lo sento, ma non possiamo disporci diversamente. Oltre a essere poco disciplinato, non ha ancora la forza o l'abilità per stendere un uomo adulto. Per quello ci vogliamo noi.
Mi allontano lentamente e controllo che per una volta il giovane esegua i miei ordini. Vedo che ci prova, ma non riesce proprio a stare fermo. Si siede, si rialza, trotterella i cerchio impaziente, ma mantiene più o meno la posizione assegnata. Non credo di poter pretendere di più, quindi riprendo la mia posizione dopo aver rinforzato un'ultima volta il mio ordine con un ringhio basso e minaccioso.
Le luci si avvicinano con una lentezza snervante e l'attesa mi dilania. No, non è l'attesa, è la fame. I miei muscoli fremono per farmi scattare in avanti quasi contro la mia volontà, lo stomaco vuoto brucia, devo inghiottire in continuazione la saliva per non sbavare. Sento che la mia determinazione vacilla, mentre uno strano senso di ottundimento prende possesso delle mie orecchie e dei miei occhi. È come se tutto si tingesse di rosso.
Rimanere fermo nell'ombra mi costa uno sforzo bestiale. L'autocontrollo che devo esercitare va contro la mia natura, sento un conflitto, uno scontro titanico nella mia testa fra l'istinto bestiale e la razionalità che mi consiglia prudenza e pazienza, ma la sua vocina è sempre più flebile, sovrastata dell'urlo furioso della fame.
Devo resistere, voglio resistere. Non ci sarà vittoria se ci lasceremo andare, se faremo quello che gli uomini si aspettano. Dobbiamo ingannarli, stupirli, stravolgere le regole se vogliamo vincere in inferiorità numerica e senza tutte quelle armi e quelle corazze che li proteggono.
Non è uno scontro alla pari, gli uomini non amano confrontarsi faccia a faccia. Usano mille trucchi, si proteggono gli uni con gli altri. Hanno dimenticato la legge del più forte. Vogliono prevalere anche se sono più deboli, delle creature patetiche, goffe e lente, prive di denti, di artigli e di corna, che temono il buio e si rintanano come cuccioli indifesi per proteggere le loro inutili vite. Ma questa sera faremo vedere loro qual'è la specie dominante qui in giro.
Basta così poco per prevalere, è sufficiente dominare l'istinto. Fosse facile...
Maledizione, ma quanto ci mette quel carro per raggiungerci?
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Il serraglio
KorkuPREMI: 2 giugno 2017: secondo classificato alla 4° edizione del Trofeo del Lupo, 26 novembre 2016: quarto classificato al Premio Letterario Nazionale Streghe e Vampiri, 2016: vincitore del Concorso Italia 15-16 di infinityfables, categoria horror. ...