Comincio a essere terribilmente stanca. Sono più di due ore che cammino, un piede davanti all'altro cercando di non pensare. Se penso finisce che mi metto seduta qui, a bordo strada, e mi lascio morire. Invece no, devo tenere duro, devo proseguire. Devo trovare un altro posto per la prossima notte.
Stanotte mi sono addormentata solo per la stanchezza. Anche se non ho visto o sentito nulla, avevo solo tanta paura. Dormire sola in una casa estranea e vuota con tutto questo silenzio, senza luce, è stato orribile.
Il mio piano è buono. Per lo meno non mi viene in mente nessuna soluzione migliore. Porto con me provviste per due giorni e cammino in linea retta. Prima o poi incontrerò qualcuno, o qualcosa. Arriveranno i soccorsi o l'esercito, la protezione civile. Non possono essere semplicemente spariti tutti.
Qui più avanti ci deve essere un paese, quello dove andavamo a mangiare la grigliata, in quel posto... Luca lo chiamava "da Gigi il troione", come quello di Fantozzi in onore del servizio pessimo, ma non ricordo il nome vero. Però la carne era buona e costava poco.
Quanto mi manca Luca! Se fosse qui con me sarebbe tutto diverso. Dove diavolo sarà andato? Perché mi ha abbandonata qui da sola?
Io non sono mai stata brava a starci. Sono sempre passata da un ragazzo all'altro, da uno stronzo all'altro a essere onesta, fino a che non ho conosciuto lui. Un giovane dottore carino e intelligente e un'infermiera: un classico di banalità in cui non avrei mai voluto cadere. Lui però mi faceva ridere, mi faceva sentire protetta. È adesso è sparito, come tutti gli altri, senza lasciarmi neppure un biglietto o un messaggio. Ha preso le chiavi di casa, la macchina, la sua borsa da dottore. Non le ho trovate in casa. Non posso credere che mi abbia abbandonata apposta, non è da lui. Forse quel che è successo non gli ha lasciato scelta, oppure ha dovuto scegliere fra lui e me. Forse è stato costretto, oppure lo hanno semplicemente chiamato dall'ospedale.
Acqua! Mi fermo un attimo per tirare fuori la bottiglia dallo zaino e bevo due sorsate.
Va bene, proseguiamo. Avanti, Eva, non darti per vinta, cammina!
Sto iniziando a parlare con me stessa, starò andando fuori di testa? È questo silenzio innaturale. Non c'è nessuno, nessuno da nessuna parte e il cervello continua a lavorare e lavorare. Ci sono quelli esperimenti sulla deprivazione sensoriale: senza i normali stimoli uno può diventare pazzo nel giro di poche ore. Ma io non sto diventando pazza. Mi sono prefissa uno scopo e lo sto seguendo. Proseguire in linea retta. Mi oriento col sole, seguo le strade. Prima o poi incontrerò qualcuno, ne sono certa.
Un rumore. Cos'è questo rumore? Me lo sto sognando? Sembra... no, non può essere!
Sembra una macchina. Mi giro verso la strada da cui sono venuta. Il rumore è sempre più forte.
Da dietro la curva sbuca un'auto bianca, viene verso di me.
Oh, Dio, ti ringrazio!
Inizio a saltare e a gridare.
"Qui, sono qui! Ehi, sono qui!"
La macchina rallenta e si ferma a pochi metri, corro verso di loro, sono in due a bordo.
Vado verso il lato del passeggero, il ragazzo abbassa il finestrino.
"Ciao, io mi chiamo Eva. Tu chi sei?"
Devo sembrare un po' isterica, mi scappano delle risatine, ma sono troppo felice di aver trovato qualcuno.
"Rudy."
Il ragazzino distoglie lo sguardo, rimane seduto al suo posto con aria annoiata. Dall'altro lato esce un uomo di una quarantina d'anni. Corre intorno all'auto.
"Ciao, io sono Demetrio. Che bello incontrare qualcuno!"
Praticamente gli salto addosso, lo abbraccio saltellando, non riesco a fermarmi. Lui rimane un po' perplesso con le braccia lungo il corpo.
Mi stacco da lui, intanto anche il ragazzino è sceso dalla macchina.
"Da dove venite? Dove state andando? Cosa è successo? Avete visto altre persone? Dove sono finiti gli altri?"
"Piano, piano. Veniamo dalla città, stiamo cercando anche noi di capirci qualcosa. Ci siamo svegliati stamattina, veramente Rudy si è svegliato ieri, e tutto era così, abbandonato, solo noi in giro. Non ho idea di cosa sia successo, so solo che abbiamo dormito per giorni. Tu da dove arrivi?"
"Anche io mi sono svegliata ieri, ho girato un po' nel mio quartiere in cerca di altre persone. Ho suonato i campanelli dei vicini, poi sono andata a cercare gli amici. Non ho trovato nessuno. Alla fine sono tornata a casa, stanchissima, ho pianto. Dopo mi sono fatta coraggio, ho messo un po' di cose nello zaino e mi sono incamminata. Stanotte ho dormito in una villetta vicino alla strada, la porta sul retro era aperta. Speravo che voi sapeste qualcosa. Io non ci capisco nulla, è tutto così pazzesco. Sembra di essere in uno di quei telefilm, hai presente Survivors?"
"Già. Non ci avevo pensato."
"Cos'è Survivors?"
"Eh Rudy, tu sei troppo giovane, era un telefilm degli anni settanta in cui un virus letale aveva ucciso il novantanove per cento della popolazione mondiale."
"Ah, un po' come noi. Allora è un virus?"
"Questo non lo sappiamo. Di sicuro non abbiamo trovato cadaveri in giro, giusto?"
"Un vero peccato, ci mancano giusto i cadaveri. Giusto per sapere, Survivors come andava a finire?"
"Mah, non mi ricordo, non molto bene, credo. Ricordo che le persone si riunivano in piccoli gruppi ed erano diffidenti verso gli altri, lottavano per il cibo e le risorse. Speriamo di non ridurci così..."
"Voi due dove stavate andando?" interviene Eva.
"Stavamo andando da qualche parte in cerca di qualcuno. Magari qualcuno che possa dirci qualcosa. Con la macchina si fa prima. Ti unisci a noi?"
"Certo, volentieri!"
"Sali dietro."
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Il serraglio
HorrorPREMI: 2 giugno 2017: secondo classificato alla 4° edizione del Trofeo del Lupo, 26 novembre 2016: quarto classificato al Premio Letterario Nazionale Streghe e Vampiri, 2016: vincitore del Concorso Italia 15-16 di infinityfables, categoria horror. ...