23. Demetrio (rev)

793 117 47
                                    


Mi sta baciando! Le sue labbra sono così morbide, mi perdo nei suoi occhi chiari, nel profumo della sua pelle. La luce delle candele rende tutto così soffice e ovattato. È un momento magico che non si ripeterà. Con una naturalezza che non è mia le passo un braccio dietro le spalle e l'attiro a me. Sento la bocca asciutta, ho sete di lei, dischiudo le sue labbra e assaporo fragole, vino e cannella. Con un movimento molto naturale lei si mette a cavalcioni su di me e continua a baciarmi. Non c'è foga nei suoi gesti, si muove su di me in modo rilassato e voluttuoso, i suoi capelli mi solleticano il viso. Le accarezzo la schiena scivolando sotto la maglietta, lei risponde con un brivido, afferra le mie spalle mentre le mie dita scorrono lungo i suoi fianchi e poi su, fino al gancetto del reggiseno. Spero di ricordare ancora come si slaccia, non vorrei fare una brutta figura proprio ora.

Quando tutto sembra meravigliosamente promettente, un neurone rimasto incolume produce un pensiero. Tristemente non riesco a bloccarlo e così scivola sulla lingua ed esce.

"Ma... E Luca?"

Eva subito si ritrae dall'altra parte del divano, rimettendosi a posto la maglietta.

"Luca cosa? Luca è sparito senza dire nulla. Può essersene andato lasciandomi qui da sola, può essere morto. In tutti i casi..."

"In tutti i casi sono un genio."

"Forse in altre cose anche lo sei, ma quanto a sensibilità fai pena."

Il momento è spezzato, rotto in mille pezzi, irrecuperabile. Quale incredibile e proterva stupidità mi ha portato a negare un attimo di gioia a due disperati come noi? Maledetto me! Imbarazzato dalla mia stessa persona, mi alzo dal divano.

"Io... andrei a fare due passi."

"Divertiti."

Eva fissa imbronciata la fiamma tremula di una candela, io esco in giardino. L'aria fresca della sera mi dà una sferzata, raffredda i miei frustrati ardori e mi restituisce una parvenza di lucidità.

Rudy è steso sul prato con le gambe incrociate e le braccia sotto la testa.

"Ehi, Rudy, come butta?"

"Una favola. Tu cosa fai qui fuori? Non ti sei accorto che la chica là dentro è propensa all'accoppiamento?"

"Tu dici? A me non pare."

Non sono del tutto certo di aver dato alla mia voce il tono indifferente che volevo.

"Ma come, non vedi come ti guarda? E poi quello sfigato del fidanzato è scomparso in circostanze misteriose lasciandola sola e indifesa. Se non ne approfitti sei un cretino."

"Ecco, avevo bisogno che qualcuno me lo dicesse, davvero, sono un cretino!"

"Perché?"

"Lascia perdere. Che dici, andiamo a dormire?"

"Aspetta, aspetta... voi due avete fatto roba! Racconta!"

"Ma non mi pare il caso, e poi non c'è stato nulla."

"E allora perché hai il tono preciso di uno che si sta mangiando le unghie fino all'osso? Che danni hai fatto?"

"Davvero, Rudy, lascia perdere. Andiamo a dormire e mettiamo fine a questa giornata."

"Ok, che si fa? Sbarriamo la porta e ci alterniamo nei turni di guardia?"
"Direi di sì, però magari stasera comincio io. Vediamo se riesco a stare sveglio. Nel capanno hai trovato qualcosa di utile per chiudere?"

"Ci sono dei pali, dei chiodi, un martello. Penso di poter fare qualcosa."

"Ti aiuto."

Il santo patrono degli ubriachi impedisce che inciampiamo nel giardino buio, che ci pestiamo un dito o peggio, mentre cerchiamo di costruire una specie di grata di pali incrociati nel vano della porta. Il risultato finale non è un granché, ma è il massimo che siamo riusciti a fare con quello che abbiamo e la luce fioca delle candele che abbiamo portato dalla sala. Non è certo una barriera invalicabile, ma chi volesse entrare dovrebbe fare parecchio rumore.

Finito di lavorare saliamo al piano di sopra. Eva è già a letto addormentata con la schiena rivolta verso la porta. Rudy va a stendersi sull'altro lato del letto. Io fisso le dolci curve del corpo di Eva, ripenso al contatto della sua pelle e mi scappa un lungo sospiro. A Rudy non sfugge. Mi regala un sorriso che sa di comprensione fra uomini, o forse sono io che non voglio cogliere la nota di scherno.

Mestamente me ne vado nella camera sul davanti e mi siedo sotto alla finestra, guardando il buio nulla di fuori. Stanotte non c'è neppure la Luna a rischiarare i campi. È proprio buio pesto. Mentre i miei occhi vagano nell'oscurità i miei pensieri ritornano a quel momento sul divano.

Ho rovinato tutto, come al solito per il vizio di razionalizzare, di pensare troppo. Eva mi piace, e tanto. Magari io non sono neanche il suo tipo, è solo che ci sono solo io, che eravamo alticci. In condizioni normali non mi avrebbe neppure visto. E poi lei non è pronta per una nuova storia, ma io posso aspettarla. O forse no?

Quanto tempo abbiamo? Chiusi qui dentro da soli, quanto possono durare le nostre vite? Usciremo di qui prima o poi? Magari ci riusciremo domani, ma come fare?

Io vorrei vedere al di là del muro, parlare con loro, guardarli in faccia. Non possono lasciarci qui in eterno senza neppure spiegarci perché ci tengono prigionieri. Almeno ce lo dicessero. Siete qui perché... siete dei pericolosi criminali, ci state antipatici, ci siamo dimenticati di voi, qualunque cosa ma non questa incertezza lacerante. Domani ce la faremo. Dobbiamo trovare un rialzo, una piattaforma, una gru. Domani cercheremo qualcosa. Domani mi verrà un'idea, o verrà a Eva. Domani farò... domani io... domani... domani...

 domani

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Il serraglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora