PREMI: 2 giugno 2017: secondo classificato alla 4° edizione del Trofeo del Lupo, 26 novembre 2016: quarto classificato al Premio Letterario Nazionale Streghe e Vampiri, 2016: vincitore del Concorso Italia 15-16 di infinityfables, categoria horror.
...
Oddio che male alle ossa! Mi sono addormentato contro la parete sotto alla finestra con la schiena tutta storta.
Il cambio!
Dovevo svegliare Eva e chiederle il cambio, mi sono addormentato come un idiota. E adesso chi glielo spiega?
Sbircio nell'altra stanza, i due dormono ancora. Scendo le scale e vado in cucina. Dovevamo essere veramente stanchi, non abbiamo neanche sbarrato la porta.
Tanto non è successo niente. Non c'è nessuno e non succede niente in questo posto.
Del latte a lunga conservazione. Dove trovo una tazza? Ah, eccola. E qui ci sono dei biscotti, sono un po' inumiditi ma non mi pare il caso di fare i difficili.
Mentre mangio scende Eva, con i capelli scarmigliati e la faccia gonfia.
"Tranquilla non è successo niente stanotte."
Mi guarda con espressione interrogativa, poi capisce e porta una mano alla fronte.
"Abbiamo dormito tutta la notte?"
"Come tronchi! Purtroppo mi sono addormentato anch'io, però stai tranquilla, non è successo nulla."
"Sei sicuro? Non è entrato nessuno?"
"E' tutto a posto, come l'abbiamo lasciato ieri sera."
"Buongiorno gente."
"Ciao Demetrio, di buon umore stamattina..."
"Ho dormito come un sasso."
"Appunto, abbiamo dormito tutti e nessuno ha fatto la guardia."
"Oh, cavolo! Ed è successo qualcosa?"
"No, ma poteva succedere, abbiamo persino lasciato la porta aperta. Come abbiamo fatto a dimenticarcene?"
"Forse la stanchezza. Vabbè, dai, è andata bene. Che si mangia?"
"Latte a lunga conservazione e biscotti."
"Caffè?"
"Se lo trovi fallo, io non ne bevo."
"Tu, Eva?"
"Mi basta il latte, grazie."
Mangiamo in silenzio e lasciamo tutto sulla tavola. Non credo che verrà qualcuno a protestare.
"Si va?"
"Va bene."
Usciamo e andiamo alla macchina. Demetrio parte in direzione del muro, pochi chilometri in ansioso silenzio.
"Allora, su questa strada non c'è un varco, a destra ci è andata male. Proviamo l'ultima traversa a sinistra prima del muro e lo costeggiamo?"
"Mi sembra una buona idea."
"Ecco il muro là in fondo, giro qui."
Proseguiamo per un paio di chilometri. Il muro è diritto e regolare. Nessuna curva, nessuna apertura. Ancora un chilometro.
Vedo qualcosa! Una parte del muro è di un grigio più scuro.
"Là! Là c'è un cancello. Gira a destra!"
Demetrio prende la strada che gli ho indicato e si ferma a dieci metri di distanza.
Scendiamo. Era proprio un cancello quello che avevo visto. Due rettangoli di lastre di acciaio saldate, alte come il muro, con il solito filo spinato in cima.
Non ci sono torrette o garitte o bandiere. Niente.
Eva si avvicina, picchia i pugni sul metallo che risuona come un gong, e grida.
"Ehi, c'è qualcuno? Siamo qui! Aprite!"
Lei continua, io provo ad allontanarmi per vedere se scorgo qualcosa che spunta, un edificio, un albero, qualcosa.
Solo il cielo e la linea del muro.
Eva si è sfogata e rimane a capo chino, un braccio appoggiato al cancello.
Demetrio non fa nulla, guarda. A un tratto infila il braccio nel finestrino e il clacson della macchina lacera il silenzio. Buona idea.
Aspettiamo. Forse qualcuno ci avrà sentiti, forse qualcuno aprirà.
Un minuto, cinque minuti.
Niente. Non un movimento, non un suono dall'altra parte del cancello.
"Qui non c'è nessuno, ma non penso che sia l'unico varco. Proviamo il prossimo. Dai, salite in macchina."
Ripartiamo, ancora a sinistra, seguendo le strade che ci avvicinano e ci allontanano dal muro. Un po' lo fisso, un po' mi guardo intorno, ma ovunque guardi non colgo cenni di vita, nessun segno di attività o del passaggio di anima viva.
Dieci chilometri, un altro cancello. Ci avviciniamo ma questa volta non scende nessuno. Demetrio suona il clacson una, due tre volte. Un altro suono prolungato. Tre suoni lunghi, tre brevi, tre lunghi: S.O.S.
Non accade nulla.
Possibile che uno si prenda la briga di fare un muro e poi non lo sorvegli?
Ripartiamo, altri dodici chilometri, altro cancello, nuove strombazzate.
Nessuna risposta.
E' il mio momento, questi due non hanno le palle per uscire di qui.
"Ragazzi, io voglio sapere cosa c'è di là. Scaliamo questo muro."
"Ma come, Rudy? Sarà almeno tre metri di cemento, liscio e senza appigli."
"Ma troviamo qualcosa da ammassarci contro. Sono tre metri, non trenta. Ci metti sotto la macchina, sopra ci metti un mobile, un comò, un tavolo o che so io, poi in cima ci metti una scala e sei arrivato."
"Be', possiamo provare."
"Certo che possiamo, dobbiamo provare, dobbiamo uscire di qui. Là in fondo c'è una fattoria. Andiamo a vedere se c'è qualcosa di utile."
Rimontiamo in macchina e andiamo alla fattoria. Che colpo di fortuna! Appoggiata al granaio c'è una scala che farà anche più di tre metri.
Salto fuori dall'auto ancora in movimento.
"Guardate, una scala! Dai, Demetrio, aiutami a metterla sul tetto della macchina."
"Arrivo, ma come la fissiamo?"
"Ma certo che tu hai il senso pratico di un perito informatico!"
"E io cosa ho detto? Senti, o la leghiamo con una corda al tetto o io ed Eva la teniamo con le mani fuori dai finestrini. Prendila da quella parte."
"E il tetto?"
"Cos'hai paura che si graffi? Mica è tua la Golf. Dai, qui è in gioco la nostra vita, non puoi pensare a queste sciocchezze."
Appoggiamo la scala sulla macchina. E' un po' in bilico, ma io ed Eva la teniamo con il braccio, uno dal finestrino anteriore e l'altra da quello posteriore.
Demetrio si avvia e ritorniamo lentamente al muro.
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