PREMI: 2 giugno 2017: secondo classificato alla 4° edizione del Trofeo del Lupo, 26 novembre 2016: quarto classificato al Premio Letterario Nazionale Streghe e Vampiri, 2016: vincitore del Concorso Italia 15-16 di infinityfables, categoria horror.
...
Arriviamo in città. Demetrio almeno guida bene, molto preciso, per il resto è un discreto disastro. Mi chiedo come si faccia a essere così... abulici. Va' che parolone che mi è venuto fuori. Lui però è molto calmo, compìto, si è incazzato solo quando gli ho distrutto la macchina. Senso pratico: zero. È così immerso nella sua finta realtà informatica che il mondo vero gli riesce difficile da gestire. Probabilmente nella sua testa starà cercando il 'control-alt-canc' di questo casino.
Dopo qualche incrocio Eva indica qualcosa verso sinistra.
"Vai verso l'ospedale."
"Okay."
La barra all'entrata è sollevata, in guardiola non c'è ovviamente nessuno. Nel piazzale ci sono poche macchine e alcune ambulanze attaccate ai loro cavi di ricarica.
Parcheggiamo sulla rampa del pronto soccorso. Demetrio è un po' perplesso, ma poi si arrende all'evidente deserto che ci circonda e lascia la macchina di traverso. Io prendo uno dei fucili dal cassone e gli porgo l'altro, e lui lo guarda con fare interdetto. Nemmeno allunga le mani a prenderlo.
"Dai prendilo! E' una doppietta, già carica e con la sicura inserita. Guarda, ti mostro come togliere la sicura... ecco, il resto è semplicissimo, punti, spari."
"Io... Io non..."
"Demetrio, è per la sicurezza tua e di tutti, non sappiamo cosa troveremo lì dentro. Ascolta Rudy e prendilo una buona volta!"
Eva infila la sua pistola dietro la schiena, nella cintura dei pantaloni, mentre Demetrio fissa il suo gesto, o il suo sedere, non saprei. Certo che il calcio della pistola che spunta le dona parecchio.
Finalmente si decide: "Va bene, da' qua! Come si fa a ricaricarlo?"
"Tiri questa levetta e le canne si piegano in avanti, tiri fuori i bossoli e metti le cartucce nuove. Ecco una scatola. Sono pallettoni. Sulla media distanza sono micidiali."
"Tu com'è che sai tutte queste cose sulle armi?"
"Mi piacciono. Ho letto molte riviste. Ho sempre voluto andare a caccia, chissà se un giorno potrò permettermelo. Non che mi piaccia uccidere gli animali, è più il camminare nei boschi, l'aspettare, il cercare."
"Il tuo cos'è?"
"Ah, il mio è una chicca: un Remington 887 a pompa con colori mimetici. Fa molto Terminator, no? La casa che ho visitato doveva essere di un appassionato d'armi, oltre che cacciatore, c'erano anche fucili d'epoca, ad avancarica con i cani e tutto, ma ho preso i due che mi parevano più pratici. Sai, in caso di scontro ravvicinato."
"Se avete finito di chiacchierare, io qui avrei un problema, ragazzi: la porta automatica non funziona senza corrente elettrica."
Eva così dà un taglio alla mia spiegazione. Prendo dal cassone un badile e infilo la lama facendo leva fra le due ante, che si separano senza troppa difficoltà. Mentre rimetto il badile in macchina, Eva a Demetrio tirano le porte in direzioni opposte e finalmente entriamo.
La prima sensazione che ci colpisce è il fetore. Puzza di cadavere.
La nausea mi sale alla gola come una fucilata e faccio a malapena in tempo a piegarmi in avanti prima di restituire il piccolo pasto di poco fa.
Eva si avvicina, verdognola e preoccupata in volto.
"Stai bene?"
"Non molto, avete capito perché non volevo scendere con la mucca? Soffro molto la nausea."
"Ce la fai o vuoi che continuiamo noi?"
"No, no, dammi un attimo! Mi riprendo."
L'unico relativamente a posto pare Demetrio, che si guarda intorno con la faccia schifata.
"Vediamo di capire da dove viene quest'odore."
Parte con una mano sul naso attraversando la sala di attesa deserta, in direzione degli ambulatori. Dopo pochi secondi torna a ci lancia due respiratori presi dalle cassette antincendio del corridoio.
Con il respiratore indossato non c'è esattamente profumo di violette, ma almeno lo stomaco rimane al suo posto.
Entriamo. La sala d'attesa è vuota e ordinata, e così la guardiola dell'accettazione. Niente è fuori posto, non una cartaccia, un giornale. Sembra che tutti siano spariti senza lasciare segno. Il corridoio vuoto ha porte su entrambi i lati ed è occupato da qualche barella e qualche sedia a rotelle parcheggiate in buon ordine. La luce entra da un lungo lucernario al centro.
'Ambulatorio 1' dice il cartello. Eva entra e inizia a frugare in cassetti e scaffali. Si vede che sa dove mettere le mani. Prende un borsone rosso con strisce catarifrangenti e incomincia a buttarci cose. Io decido di tenerglielo aperto, per far qualcosa di utile.
Demetrio sulla porta fa segno verso il corridoio.
"Vado a vedere le altre stanze."
Sembra trasformato, improvvisamente pratico e deciso, non ha la maschera, ma sembra non soffrire della puzza.
Intanto Eva fa incetta di garze, cerotti, scatolette di medicinali, siringhe, stecche.
"Ti stai preparando per un incidente?" chiedo ironico, alzando la voce per farmi sentire nella maschera antigas.
"Non si può mai sapere cosa può servire. Non so se te ne sei reso conto, ma il centodiciotto non accorrerà per noi" mi risponde indicando intorno a sé.
Okay, me la sono cercata.
"A proposito, tu come stai ad antitetanica?"
"Non ne ho idea."
"Dunque hai... quindici anni?"
"Sedici, quasi."
"Quindi è da quando avevi cinque anni che non la fai, dammi il braccio."
"Come no? Te lo puoi scordare, chica" dico ritraendomi.
"Come vuoi, affari tuoi."
Tuffa di nuovo la testa dentro gli armadietti, mormorando cose che non sento, e ogni tanto butta una manciata di oggetti dentro al borsone. Inizia a farsi pesante, quindi mi passo la tracolla sulla spalla e continuo a seguirla. Prima o poi sarà soddisfatta della sua spesa, spero.
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