Capitolo 1

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A svegliarmi fu il rumore della porta che si apriva e sbatteva rumorosamente contro la parete.

"Auguri, tesoro mio!" Mia madre entrò tutta sorridente con in mano una tortina su cui erano state infilzate delle candeline, ancora in pigiama ma con il grembiule da cucina legato sui fianchi sottili.
I suoi lunghi capelli biondo chiaro, come i miei, erano legati in una coda alta, facendo risaltare il suo viso delicato. Era struccata, ma a differenza delle altre quarantenni lei stava meglio così.

Mi strofinai gli occhi e mettendomi a sedere sul letto, sorrisi. "Grazie, mamma." Soffiai sulle candeline rosa, presi un pezzo di torta dal piattino che aveva ancora tra le mani e me lo infilai in bocca, masticando e gemendo di piacere. "Mhh....è super buona!" Esclamai, mentre il suo sorriso si allargava ancor di più.

Si chinò e mi diede un bacio veloce sulla guancia, mentre il suo profumo fruttato mi circondava. "Su, forza, in doccia! Tuo padre ha telefonato e ha detto di farti gli auguri. E tu oggi hai tante cose da fare, Harleen!"
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. "Vuoi darmi ordini anche il giorno del mio diciottesimo compleanno?"
Lei alzò un sopracciglio, l'espressione da madre severa. "Sei sempre la mia bambina. E finchè vivrai-"

"Sotto il mio tetto farai ciò che ti dirò io, Harleen." La interruppi, ricopiando la sua vocina acuta e squillante. Mi aveva ripetuto così tante volte quella frase, sempre con lo stesso tono, che potevo fare una sua imitazione senza difficoltà. Poi scoppiai a ridere, vedendo i suoi occhi azzurri brillare di divertimento.
"Pensi che io parli davvero così?" Chiese.
La guardai, prendendola in giro con lo sguardo. "Intendi come una papera sul punto di crepare? Emh, si." Ridacchiai ancora.

Posò il piattino sul comodino accanto al mio letto e si avvicinò con passo da predatore. "Vieni qui, signorina! Non puoi parlare così a tua madre!" Disse, cercando di afferrarmi.
Sfuggii alla sua presa, ridendo, e corsi dentro il bagno, chiudendomici dentro. La sentii ridacchiare, da dietro la porta. "Mi preparo per andare al lavoro, ci vediamo stanotte, tesoro. La cena e il pranzo sono nel frigo ma se ti va puoi cucinare qualcosa tu."

Mia madre faceva l'infermiera in ospedale, e a volte aveva dei turni davvero assurdi. Il sabato andava già bene, ma in settimana capitava che andasse via la sera e ritornasse alle cinque del mattino, distrutta dalla stanchezza.

"Va bene, mamma." Dissi, imitando di nuovo la sua voce. Lei rise piano e poi sentii il rumore dei suoi passi allontanarsi, giù per le scale.

Sospirai e sorrisi, guardandomi allo specchio.
I miei lunghi capelli biondi ricadevano spettinati e pieni di nodi lungo le mie spalle, come al solito. Mi strofinai ancora gli occhi, sbadigliando, e poi li fissai in quelli del mio riflesso. Così sembravano ancora più a palla del solito.
Ho sempre odiato i miei grandi occhi azzurri: sono rotondi ed emergono troppo, facendo passare inosservato il mio naso fin troppo dritto e le mie labbra carnose.

Mi spazzolai i capelli con fatica ed entrai in doccia.

Avevo appena aperto l'acqua e preso la bottiglia di shampoo che sentii il telefono squillare nell'altra stanza. Gemetti di frustrazione e mi appoggiai con la fronte contro le piastrelle bianche, sbattendoci leggermente la testa contro. Ancor prima di uscire dal bagno con il telo avvolto intorno al corpo per andare a rispondere al cellulare, sapevo di chi si trattava.

"Tanti auguri a te, tanti auguri a te! Tanti auguri ad Harley......tanti auguri a te! Buon compleanno!" La voce stonata ma piacevolmente irritante della mia migliore amica mi si insinuò nel timpano. Risi.
"Ciao, Harley. Come stai oggi? Io bene, tu? Bene, bene. Ah e comunque, buon compleanno."
Hanna sbuffò. "Ecco, quello è proprio il tipo di conversazione standard che farebbe una migliore amica noiosa, tesoro."

Harley Quinn #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora