Non so quanto tempo ho dormito, forse due o tre ore, non ne ho idea.
Dormire poi, non è proprio il termine adatto, perchè più che altro ho chiuso gli occhi e ho iniziato ad avere gli incubi.
Ho sognato un uomo dai capelli mossi, verdi. La faccia bianca e delle profonde cicatrici che formavano un'eterno sorriso sulla sua bocca. Indossava un gilè viola.E mi fissava. Non succedeva niente, semplicemente lui mi fissava, intensamente, con quei suoi occhi scuri contornati di ombretto nero. Nonostante lo strano look e le cicatrici aveva un non so che di....affascinante. E sexy.
Okay, okay. Forse sto semplicemente delirando, data la situazione attuale.Mi alzo dalla branda, attenta a non sbattere la testa sopra di me, e vado verso lo specchio.
Mi sfioro il viso pallido, gli occhi con il trucco blu e rosa sbavato, il rossetto rosso mattone. Poi frugo nelle tasche della mia felpa, trovando un paio di elastici colorati. Con mani tremanti, lego i miei capelli in due codini alti ai lati della mia testa. Non sono poi così tanto diversa da quel clown che ho sognato, a parte per le cicatrici.
Sospiro, poi mi affaccio alla finestrella del portone di ferro.In corridoio non c'è nessuno, ma sono sicura che più avanti ci siano almeno una decina di guardie, dietro la porta.
Poi un'idea mi attraversa la mente, e senza pensarci le mie mani vanno ad afferrare le sbarre della finestra. Con tutta la forza che possiedo, stringo i denti e tiro, tiro, tiro.
Dopo quasi dieci minuti di inutili tentativi, ci rinuncio e crollo contro il portone, sfinita.Più tardi, dei rumori provenienti da vicino mi svegliano.
Apro gli occhi e mi alzo, affacciandomi alle sbarre.
Vedo qualcuno. Due imponenti guardie stanno portando un'uomo in quella cella. È di spalle, non vedo il suo viso. È la cella di fronte a me, quella con le scritte rosse.Mi abbasso subito e mi nascondo dietro la porta, cercando di non farmi vedere, e ascolto la conversazione di nascosto.
"Tra poco la Waller convocherà te e gli altri di sotto. Stai buono, clown. Niente giochetti." Borbotta quella che deve essere la guardia.
"Avete tenuto la cella intatta, com'era quando l'ho lasciata, tutta per me. Che sentimentali..." La sua voce roca e tremendamente sexy mi è familiare. Molto familiare. Rabbrividisco.
"Aspettate. Quella cella. È....è lei, vero? È arrivata. Avevo sentito parlare di un'altra componente della Squadra." Sibila. Sussulto. Si riferisce a me."Sì, è lei. Adesso, dentro, e stai zitto."
Il rumore della porta di ferro che si chiude mi fa trasalire.
"Posso vederla? Mh? Io voglio vederla." Dice, il tono di voce ora un po' più acuto.
Vedermi? Ma che cosa vogliono tutti da me, qui dentro? Dio, proprio non capisco.
Sento le guardie ridere sommessamente. "Più tardi potrai fare le tue presentazioni con Quinn. Ora stai buono."
Sento i passi delle guardie che si allontanano, sempre di più."Sei sveglia, tesoro?"
Sobbalzo sul freddo pavimento della mia cella, spalancando gli occhi. Mi premo una mano sulla bocca, cercando di non respirare troppo rumorosamente. Se è in una cella, significa che è un criminale, no? Per questo ho paura. Non è come me. Io non centro niente, in questa storia. Cioè, sì, ma...io non ho mai fatto del male a nessuno."Bentornato." Una voce femminile e suadente arriva dal fondo del corridoio. Deve essere la ragazza, quella con la cella invasa da piante.
"Non dicevo a te, Ivy. Mi riferivo alla nuova arrivata." Ribatte, nervoso, poi sbatte la bocca un paio di volte. Ivy.
Deve essere quel personaggio, quello dei fumetti. Poison. Poison Ivy, ecco chi.L'ho vista un paio di volte nel film di Batman, quando l'ho guardato con Jacob. Un'ondata di tristezza mi invade, ma la metto da parte, cercando di concentrarmi su ciò che stanno dicendo.
"Oh, lei. Già. Ti consiglio di lasciarla stare, è ancora traumatizzata, come tutti noi lo eravamo quando tanto tempo fa siamo arrivati qui."
STAI LEGGENDO
Harley Quinn #Wattys2016
Hayran KurguIl mio nome è Harleen Frances Quinn. Fino a poco tempo prima la mia vita era normale, io ero normale. Nonostante l'inspiegabile scomparsa del mio fratellino, Jacob, io e la mia famiglia siamo riusciti ad andare avanti. Ma dopo che ho compiuto dicio...