Contro il buio che mi circonda

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Nella limousine cala il silenzio. Si sente solo il rombo leggero del motore, mentre io mi chiedo quanto ci voglia ancora prima di arrivare.

Dopo circa un'ora il veicolo rallenta e sento il rumore della ghiaia che viene schiacciata dalle ruote. La portiera dalla parte del demone si apre e lui mi fa cenno di uscire, sempre tenendo l'altro capo della frusta legata ai miei polsi.

Scendo e mi trovo davanti ad un cancello alto e stretto, seminascosto dall'edera selvatica e dall'ombra della notte. Annuso l'aria. C'è odore di sabbia e argilla, odore di antico. In lontananza sento il rumore dell'acqua che sgretola le rocce. È acqua dolce, probabilmente quella di un lago. Mi guardo attorno, cercando con lo sguardo qualche villa, ma non trovo muri che spuntano tra i tronchi del bosco che ci circonda.

Il vampiro apre il cancello che lancia un lamento stridulo. I cardini sono arrugginiti, come anche il resto del ferro. Non è usata molto, mi domando dove conduca. Provo a guardare all'interno, ma l'unica cosa che riconosco è un corridoio stretto e lungo, avvolto da un buio così intenso che non vedo quasi nulla, nemmeno con la mia vista da lupo.

<< Dopo di te mia cara>> mormora troppo vicino al mio volto.

Scopro i denti e m'incammino lungo quel tunnel. Il demone mi segue, leggermente chino in avanti, a causa del soffitto basso. Non riuscirei nemmeno ad alzare un braccio se volessi. Procedo lentamente, cercando comunque di mettere più distanza possibile tra me e lui. Ogni mio senso è teso e all'erta, sia contro il mio nuovo proprietario, sia contro il buio che mi circonda, spezzato ogni tanto da qualche debole luce piantata nel terreno, mostrando le nicchie scavate nella parte argillosa.

<< Questi tunnel sono stati scavati secoli fa. Hanno una storia molto interessante. Qui hanno trovato sia la morte che la vita molti umani, soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale>> racconta, con la voce profonda che rimbomba contro alle pareti.

<< Non ti ho chiesto una lezione di storia>> sibilo, mentre mi supera e ride divertito.

Mi trascina dietro di lui, lungo quei cubicoli, sotto a cupole con altre nicchie. Ha aumentato la velocità senza motivo, percorre la strada senza problemi, con grandi falcate.

<< Sono quasi centocinquanta corridoi, un vero e proprio labirinto>> dice, con una risata che mi fa scivolare del ghiaccio lungo la schiena.

Dopo quelle che mi sembrano ore, le luci diventano più frequenti e le nicchie sono chiuse da sbarre. L'odore nauseabondo e pungente di morte e decomposizione mi graffia le narici, obbligandomi a tapparmi il naso. Mi guardo attorno e vedo i resti di creature e umani, rinchiuse in quelle celle. Ci sono scheletri, con i teschi rotolati da una parte e gli arti allungati verso l'esterno, come a chiedere un muto aiuto. Troppo tardi. Altri sono cadaveri mummificati o in decomposizione, con del liquido nero che cola dalle labbra tirate e vermi che si muovono sopra e sotto la pelle. Che siano altri servi di Felan, dimenticati qui sotto? Rischio di vomitare da un momento all'altro. Il sangue, uccidere, fare a pezzi fino a scoprire gli organi interni, sono tutte cose che non mi turbano, anzi che mi fanno piacere. Ma i cadaveri decomposti fanno salire la nausea persino a me. Dei rantoli e dei sibili deboli mi fanno voltare ringhiando ferocemente. Alcuni prigionieri sono ancora vivi!

<< Non preoccuparti...sono solo prigionieri di guerra>> dice il demone, aprendo una grossa porta della quale non mi ero neppure accorta. Finalmente siamo arrivati alla fine di questa trappola.

L'aria fredda della notte m'investe e respiro a pieni polmoni, precedendo Felan fuori da quel frammento di Inferno. Mi blocco dopo due passi, gli occhi rivolti all'enorme maniero che mi trovo davanti. È grande quanto un castello, completamente circondato dal bosco fitto.

Il rumore e l'odore del lago è più forte. Si trova dietro a quell'edificio che sembra trovarsi in cima ad una collina. Dell'altra edera selvatica si arrampica lungo i muri di mattoni, cercando di sovrastare il maniero, rendendolo quasi spettrale.

<< Benvenuta nella tua nuova casa piccola>> dichiara il demone e mi conduce fino all'enorme portone di legno e ferro.

<< E questa la chiami casa?>> osservo io freddamente, mentre lo guardo girare la chiave nella vecchia serratura.

Poi i miei occhi cadono sull'incisione nella targa di ottone appesa accanto alla porta. Black. Il mio corpo prende a tremare violentemente e i miei denti diventano zanne.

<< Sei un Black>> ringhio con la voce che ormai è solo un suono gutturale e la mia bocca inadatta per fare uscire parole umane.

Felan ride e sfiora la targa con un dito. << Sono il Black. Sono l'ultimo discendente>>.

Se non avete mai sentito parlare dei Black, meglio per voi. Sono una delle famiglie più nobili ed antiche del Mondo delle Tenebre, l'unica rimasta ormai. I Black sono dei demoni lupo, spietati e crudeli. Nessuno si mette mai contro di loro. Nessuno di loro ha mai partecipato alle lotte clandestine. Non si mischiano alla feccia della borghesia. Di solito famiglie idealiste come quella di questo demone, collaborano con i Guardiani, per fermare i cacciatori, mi i Black erano spariti dalla circolazione, fino a oggi.

<< Calmati. Sai chi sono e sai che non ti conviene sfidarmi>> ribatte lui, afferrandomi di colpo per la gola.

Il respiro mi si spezza nei polmoni e la sua pelle diventa bollente contro la mia. Il mio viso si allunga ancora e i miei denti fuoriescono dalle labbra. Sento la pelliccia allungarsi lungo la mia pancia e le mie spalle si tirano indietro. Dalla mia gola si alza un ringhio furioso. Cerco di colpirlo con un calcio ma Felan mi getta a terra, lanciando un verso più feroce del mio. Sulla sua testa compaiono due orecchie da lupo e i capelli, come le unghie, si allungano.

Non resisto e con uno strappo le mie ossa s'ingrossano e i miei muscoli si allungano. Al posto delle mie mani compaiono delle zampe e la mia schiena s'inarca, facendomi emettere un latrato di dolore che si sparge in tutte le fibre del mio corpo. Mi scaglio contro di lui e tento di azzannargli una gamba, ma il demone schiva il colpo con una risata divertita. Inizio a girargli attorno, provando ad individuare il suo punto debole, o di capire la sua prossima mossa. Lui osserva ogni mio movimento, continuando a sorridere spavaldo, fin troppo sicuro di se'.

<< Credi davvero di potermi battere Zanna Bianca?>> mi chiede, levandosi la maglia, mostrando il fisico muscoloso.
<< Allora facciamo così. Se mi batti, sarai libera, potrai andartene. Ma se vinco io, farai tutto quello che ti ordinerò, senza protestare>> aggiunge poi, lanciandomi uno sguardo intenso e divertito.

Zanna BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora