Ti farò mia

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Dopo qualche minuto il demone mi fa entrare dentro un immenso salone, con un lungo tavolo di legno chiaro e vetro. Sopra c'è disposto più cibo di quanto ne abbia mai visto in vita mia.

<< Siediti>> ordina, indicandomi la sedia di fronte a me.

<< Non ho fame>> rispondo freddamente.

Felan mi afferra all'improvviso per il collo e stringe, bloccandomi il respiro e piantandomi le unghie nella carne.

<< Non voglio usare di nuovo le maniere forti con te. Fai come ti dico. Ho vinto il nostro scontro e quindi dovrai obbedirmi senza fiatare>> ringhia e mi sbatte sulla sedia, lasciandomi andare.

Si siede accanto a me, mentre tossisco, tremando. La lupa dentro di me ulula e graffia, cercando di uscire, incitandomi alla battaglia. Non sopporto di essere trattata così, nessuno ha mai osato tanto, sapevano a cosa andavano incontro. Invece con Felan sono costretta ad abbassare le orecchie e voltare la testa. È più forte, è inutile negarlo.

Iniziamo a mangiare, in silenzio. Nonostante tutto, ho fame. Non ho mai mangiato cibo decente e ogni boccone fa cantare le mie papille. Noto il demone sorridere soddisfatto ogni volta che prendo una seconda portata di tutto, persino del dolce.

Alla fine il ragazzo chiama altri servitori che iniziano a ripulire. Le ragazze hanno la stessa divisa che portava quella dalla voce stridula, solo che le loro arrivano a metà polpaccio.

Lui si alza e mi trascina fuori dalla sala. Mentre camminiamo mi parla della storia di questo maniero, indicandomi alcuni ritratti. Non riesco a fare a meno di ascoltarlo. Sarebbe un'eccellente guida da museo. Però la sua frase mi rimbomba in testa, seguita da quella domanda pressante.

<< Cosa intendevi dire prima, nella stanza?>> chiedo. Non riesco ancora a pensare a quella come la mia stanza.

Felan sorride fermandosi, poi mi afferra di scatto per fianchi e mi fa sbattere la schiena contro al muro.

<< Intendevo dire che ti farò mia>> sussurra con voce profonda e calda al mio orecchio.

I miei muscoli si irrigidiscono sotto quell'affermazione. Cerco di spingerlo indietro, lontano da me, mentre le sue labbra mi sfiorano il collo.

<< Non voglio!>> esclamo con rabbia.

La risata del demone mi risuona nelle orecchie. << E perché no?>> mi chiede. Le sue dita affusolate mi percorrono le braccia e i fianchi, facendomi tremare.

Una sensazione calda si contorce all'altezza del mio bassoventre. Non posso rispondere, non voglio rispondere.

<< Non puoi costringermi a questo>> ribatto e tento di sfuggire alla sua stretta.

La bocca di Felan blocca la mia. Mi bacia con foga, spingendomi la testa contro la sua e massaggiandomi la nuca con i polpastrelli. Stringo le labbra, cercando di impedire alla sua lingua di entrare. Il mio tentativo è inutile. Sento il sapore della sua bocca contro al palato e i suoi denti che mordono piano la mia carne.

Senza sapere come, raggiungiamo la camera da letto, non riconosco se è la mia o la sua. Sento il materasso e i cuscini sotto la schiena. Apro gli occhi di scatto.

Felan è di fronte a me, ai piedi del letto. Mi osserva con uno sguardo intenso e si passa più volte la lingua sulle labbra, come se volesse catturare il sapore delle mie. Si toglie la camicia nera e la getta da una parte. Percepisco il sangue correre alle mie guance e salirmi alla testa.

<< Rimettila!>> esclamo, cercando di dare alla mia voce un tono freddo, per non lasciare trapelare il panico che mi scorre dentro.

Il demone gattona verso di me, con un ghigno spavaldo dipinto sulle labbra. Annulla lentamente la distanza che ci separa, tenendo leggermente la bocca aperta. I miei occhi cadono sul suo petto nudo, dai muscoli definiti e forti. Sul pettorale destro ha tatuata una croce gotica, nera che non avevo ancora notato. A quella visione la lupa dentro di me uggiola impaziente e il calore si sposta sempre più giù, espandendosi.

Zanna BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora