Simile ad un girone dell'inferno

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Io odio e amo, come fai, mi chiedi.

Non so, sento che avviene

e che è la mia tortura.

Ora riesco a capire il senso di questi versi. Ho sempre pensato che Catullo e la poesia in generale non avessero alcuna spiegazione. Ma mi sbagliavo, almeno per questa frase.

Ogni volta che ripenso a quello che è successo, il mio corpo freme e si scalda, mentre la mia mente...ah! La mia mente elabora mille diverse opzioni per cogliere Felan alla sprovvista e staccargli la testa dal collo. Ogni volta che ripenso al piacere che ho provato nel fare sesso col demone, il calore che mi percorre, viene sovrastato dal senso di umiliazione che mi fa ringhiare e ululare di rabbia. Però non amo Felan, non mi innamorerò mai di lui. Io lo odio, nonostante il mio corpo provi un piacere mai sentito, io lo odio e alla prima occasione lo ucciderò.

Sono passate due settimane da quando Felan mi ha comprata, dalla mia ultima lotta. Non pensavo che ne avrei sentito la mancanza, anche perché non so più come sfogarmi. Non sono uscita dalla mia stanza per tutto il tempo. La ragazza-demone dalla voce stridula mi porta da mangiare, fulminandomi con occhi d'odio. Non mi dice mai niente però. L'ha fatto solo una volta e prima che potessi azzannarla alla gola, Felan è entrato e l'ha trascinata fuori, ringhiandole contro di tutto. Non l'ho mai visto così furioso e spero non lo diventi mai con me.

Non ha più provato a toccarmi, nonostante ogni volta dorma al mio fianco, nella camera ricoperta di segni di unghiate lungo i muri. Ha riso a vederli.

Sento bussare alla porta e senza aspettare risposta, il ragazzo entra. Ha addosso una giacca lunga fino alle ginocchia, nera, abbinata al cappello a cuffia che gli ricopre i capelli.

<< Vestiti, usciamo>> mi ordina, lanciandomi un mucchio di abiti addosso.

Li prendo e li getto sul pavimento, tornando a sdraiarmi dalla parte opposta alla sua. Sento il peso del suo corpo sul materasso e le sue braccia circondano i miei fianchi, con le mani piantate sul letto.

<< Non fare tanto la scontrosa piccola>> sussurra al mio orecchio con calore, sfiorandomi una coscia con dita leggere.

Gli scosto una mano con uno schiaffo, ma lui ne approfitta e intreccia le dita alle mie.

<< Non voglio uscire. Sto bene così>> replico, trattenendo il tremore del mio corpo. Perché basta solo questo per scaldarmi? Non è possibile.

<< Coraggio...>> dice e si alza, trascinandomi dietro di lui.

Ringhio leggermente e mi libero dalla sua presa. Prendo i vestiti e li indosso. Sono dei jeans stretti, a sigaretta, blu scuro e una maglia a maniche lunghe, nera. Metto gli stivali di pelle dello stesso colore, lunghi fino alle ginocchia.

<< Ti stanno alla perfezione>> osserva il demone, con il suo solito mezzo sorriso tra lo spavaldo e il seducente.

Non rispondo, lanciandogli un'occhiata gelida. Infilo il cappotto nero, di cashmere, lungo fino alle ginocchia.

Felan torna a prendermi la mano e mi guida, ancora una volta, per i corridoi del maniero, grande e antico quanto un castello. Ogni tanto incontriamo qualche servitore che si inchina di fronte a lui con riverenza. Mi chiedo come possano rispettarlo tanto, sapendo quanto è spietato e crudele.

Scendiamo fino all'immenso giardino verdeggiante, pieno di piante, la maggior parte che conosco. Nonostante i miei precedenti proprietari fossero dei viziati idioti, mi hanno dato una buona istruzione. Pagavano degli insegnanti privati perché mi insegnassero tutto. Di solito me li mangiavo dopo un po'. Non sopporto le critiche.

Zanna BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora