Sentire la mia sofferenza

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Rientriamo nel maniero, con il demone che mi tiene per un braccio, tanto forte da farmi perdere la sensibilità. La furia che sento fuoriuscire da lui mi fa tremare. Lo seguo senza protestare, senza tentare di liberarmi.

   << Padron Felan!>> esclama la ragazza-demone, vedendoci arrivare. Il suo tono è tra il preoccupato e l’adorante. Si avvicina di un passo, ma gli occhi di Felan la inchiodano sul posto.

   << Levati di torno Lavinia! E vedi che nessuno entri nella mia stanza!>> le ringhia contro, così forte da far tremare i vetri delle finestre.

   Mi trascina dentro la sua camera e mi getta sul letto, grande quanto quello della mia stanza.

Mi metto a sedere e lo guardo, cercando di nascondere i tremori. Il demone si toglie la maglia, quasi strappandosela di dosso. Mi domando dove siano finiti il berretto e la giacca.

   << Hai tentato di scappare!>> esclama con rabbia, voltandosi verso di me, mostrandomi il petto nudo. I muscoli sono tesi e la pelle ha assunto un tono bluastro, segno che rischia di trasformarsi da un momento all’altro. Non rispondo per non farlo infuriare ancora di più.

   Scopre i denti e si sfila la cintura, facendo poi schioccare la fibbia ovale d’argento, con incisa una F in corsivo; a terra.

   Un brivido mi scivola lungo la schiena, mentre lo osservo avvicinarsi con quell’oggetto in mano.

   << Spogliati!>> ringhia.

   << C-cosa?>> chiedo con la voce strozzata.

   Felan non risponde, mi afferra e mi strappa i vestiti sporchi di polvere, gettandoli da una parte e lasciandomi con solo l’intimo.

   << Mi hai disobbedito>> sibila gelidamente a pochi centimetri dal mio viso. Mi rigetta sul letto, bloccandomi a pancia in giù, in modo da mostrargli la schiena scoperta.

   La mia protesta viene spezzata da un dolore lancinante che mi colpisce. Il demone ha calato la fibbia della cintura contro la mia pelle, usandola come una frusta. L’argento mi taglia la carne, facendo uscire il mio sangue caldo. Sgrano gli occhi per la sorpresa e faccio per dire qualcosa, ma un’altra frustata mi fa morire il fiato in gola. L’odore di rame e sale impregna l’aria e il dolore mi attraversa peggio di una lama. Non riesco a gridare, troppo sconvolta e spaventata per riuscirci.

   << Tu mi appartieni, che ti piaccia o no>> ringhia lui e mi colpisce di nuovo, aggiungendo un nuovo segno sulla mia pelle. << Non oserai più disobbedirmi!>> fa poi e un’altra frustata segue le sue parole.

   Continua a calare la sua cintura sulla mia schiena, più volte, ringhiando. Io stringo i denti e pianto le unghie nelle lenzuola, soffocando le grida che chiedono di uscire.

   Non voglio dargli la soddisfazione di sentire la mia sofferenza. La lupa ulula di rabbia, graffia, morde. Vuole ribellarsi e attaccare. I miei denti diventano zanne.

   << Basta!>> grido e mi libero dalla sua presa, fuggendo al suo ultimo colpo. Gli balzo contro e cerco di afferrare la cintura per usarla contro di lui. Il demone mi afferra per il collo e mi scaraventa contro la testiera di legno. Delle schegge mi si piantano nella schiena, quando questa si spezza.

   << Non ribellarti!>> ordina e mi riprende per un braccio, facendomi sdraiare di nuovo con la schiena rivolta a lui, aumentando il bruciore delle ferite. Sento i contorni della fibbia premere sulla mia scapola e la F mi si incide nella carne come un marchio di fuoco.

   Questa volta grido. Grido di dolore, senza riuscire a soffocarle. Mi contorco per liberarmi, percependo il fiato grattare contro la gola da quanto urlo. Nelle mie vene bruciano le tracce d’argento, come tizzoni ardenti. Il liquido scarlatto macchia il letto e ricama disegni inquietanti sulla pelle dei miei fianchi.

Il demone toglie la cintura dalla mia spalla e mi afferra per i capelli. Dalle mie labbra non esce più alcun suono.

   << Spero che la lezione ti sia bastata>> dice duramente, poi mi lascia. Si allontana dal letto e apre i cassetti del comò, rivolgendomi le spalle.

   La mia mente si svuota e la vista si tinge di rosso. Dalla mia gola si alza un verso gutturale, un ringhio feroce di odio. Come mossa da quel sentimento, mi lancio contro Felan. Lo afferro per le spalle e lo getto contro la parete opposta, prima che lui possa accorgersene. Sento il rumore di ossa che si spezzano. Il demone si rialza e mi guarda sorpreso, con occhi che brillano di rabbia. Un sorriso spavaldo gli si apre sulle labbra. Muove le braccia, facendo schioccare le ossa delle spalle.

   << Allora vuoi proprio sfidare la mia pazienza>> dichiara, avvicinandosi di un passo.

   << Sei un fottuto bastardo! Non riuscirai a tenermi qui per sempre!>> ribatto, sentendo la trasformazione tendermi il corpo.

   Non lo vedo nemmeno muoversi. Mi arriva davanti in un attimo e mi carica sulla sua spalla. Lo colpisco con calci e pugni al petto e alla schiena. Le ferite sulla mia pelle tornano ad attanagliarmi di dolore, facendomi uscire un lamento.

   Felan mi trascina in bagno e mi fa entrare nella doccia, grande il doppio di una normale.

   << Che hai intenzione di fare?>> ringhio, irrigidendo il corpo, pronta ad attaccarlo.

   Lui ride e apre il getto dell’acqua che diventa bollente in un attimo, facendo bruciare di nuovo i segni che mi ha lasciato sulla schiena. Percepisco il marchio che preme sulla mia pelle. Tuttavia il bruciore viene calmato dal calore che mi diffonde l’acqua, sciogliendomi i muscoli.

   << Ti curerò le ferite>> sussurra Felan con calore, mentre il vapore ci circonda.

   Alzo lo sguardo su di lui che finisce di spogliarsi, mostrando l’evidente erezione. Scopro le zanne allungate e mi tiro indietro, sbattendo la schiena contro alle piastrelle, facendo una smorfia mentre il demone entra nella doccia.

Zanna BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora