Io sono il fuoco

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Il rumore di passi e di porte che sbattono. Vari odori, soprattutto uno, forte e selvatico, come quello degli alberi dei boschi scossi dal vento. La sensazione morbida contro la pelle, qualcosa di liscio come seta mi avvolge.

Non voglio aprire gli occhi. Non voglio risvegliarmi. Non voglio ritrovarmi né in una lurida cella, sdraiata su un mucchio di paglia, ad attendere un incontro; né davanti a Felan Black. Spero che quello che è successo sia stato solo un incubo, voglio che sia così. Tuttavia le mie palpebre si aprono di scatto, contro la mia volontà. Una luce soffusa illumina leggermente la stanza in cui mi trovo. È enorme, molto più grande di qualsiasi altra camera da letto che io abbia mai visto. Tutto è nuovo qui dentro, tranne il letto a baldacchino su cui sono sdraiata. È a tre piazze, morbido, coperto da lenzuola nere di seta.

Mi metto a sedere e mi guardo attorno. Non è stato un sogno, non mi sono immaginata niente. Un membro della famiglia Black, l'ultimo discendente dei Black, mi ha comprata e mi ha sconfitta.

<< Ben tornata tra noi piccola>> dice la sua voce da un angolo buio della stanza.

Volto di scatto la testa e incrocio il suo sguardo divertito e canzonatorio. Stringo le lenzuola contro al petto, avvolgendo il corpo che sento nudo sotto al tessuto.

<< Dove sono?>> domando gelidamente, cercando di ricordare se mi sono ritrasformata prima o dopo essere arrivata sotto alle coperte.

<< Sei nella tua nuova stanza>> risponde semplicemente, avvicinandosi di un passo.

Ringhio debolmente per avvertirlo di non proseguire oltre.

<< Credo di aver esagerato. Non avrei dovuto colpirti così forte>> osserva con rammarico, scuotendo leggermente la testa.

Sento i muscoli completamente indolenziti, come quando si fa attività fisica senza essersi prima riscaldati. Ho perso anche la cognizione del tempo. Non ho idea di quanto sono rimasta svenuta.

<< Hai dormito per quasi un giorno. Sarai affamata, immagino>> dice, piegando le labbra in un leggero sorriso, sempre spavaldo.

Non rispondo. Non ho alcuna intenzione di dargli un motivo per continuare questa conversazione.

<< Tra circa un'ora la cena verrà servita a tavola. Renditi presentabile e scendi>> ordina, facendo sparire quel ghigno.

<< Per rendermi presentabile dovrei mettermi quell'affare?>> chiedo, accennando con la testa a un lungo abito di velluto nero, dall'aria scomoda, appeso all'armadio.

<< Certo, dopo che avrai fatto un bagno come si deve. Sei sporca e puzzi di fango e sangue>> risponde il demone, ridendo divertito e dirigendosi verso la porta.

Vorrei vedere lui uscire da una batosta del genere pulito e profumato. Mi fascio il lenzuolo attorno al corpo e mi alzo in piedi. Non barcollo. Una buona cosa.

Felan percorre la mia figura dall'alto in basso, soffermandosi più a lungo sulle mie curve, oltremodo evidenti con solo quel tessuto leggero a ricoprirmi. I suoi occhi sono fin troppo interessati e mi inquietano.

<< Ti mando una domestica per aiutarti>> dice e fa per uscire.

<< Non ne ho bisogno. Sono in grado di lavarmi da sola>> ribatto, scoprendo i denti.

Il demone non replica niente ed esce, lasciandomi sola in quell'enorme camera. Apro la porta di fianco al letto, trovandomi in un'altra stanza gigantesca, ricoperta ovunque di marmo nero con striature bianche e grigie. La vasca di fronte a me, occupa gran parte dello spazio ed è moderna, probabilmente da utilizzare anche come idromassaggio. Lì accanto, c'è una grossa cabina doccia, sempre di quelle appena uscite in commercio.

Zanna BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora