"Non chiederà nè il come nè il perché
Ti ascolterà e si batterà per te
E poi tranquillo ti sorriderà
Un amico è così."
Laura Pausini - Un Amico È Così
Stesa nel mio letto, tentavo di prendere sonno, invano.
Ero ritornata lì dove sapevo dovesse esserci anche lui o almeno speravo. Già, speravo ci fosse qualcuno in particolare che non conoscevo, non sapevo riconoscere e di cui ricordavo vagamente solo quegli occhi verdi.
Volete sapere cosa accadde di preciso prima delle vacanze natalizie? Sono disposta a raccontare una verità banale, schizzata,senza un senso vero e proprio.
La cosiddetta verità è che l'ultimo giorno prima delle vacanze venne organizzata una festa nella palestra da basket. Avevo voglia di divertirmi, colsi quindi al volo l'occasione.
Bevevo e ballavo, con chiunque.
Non avevo il preciso obiettivo di fare sesso con qualcuno o di rimorchiare a palate.
Pretendevo solo del sano divertimento. Con ciò intendevo ballare, bere, ballare, poi ancora bere, bere, bere, bere e ancora ballare e se fosse stato necessario persino rimettere in uno dei WC della palestra, allestita per quella specie di party. Sarebbe stato uno spasso per il semplice fatto che volevo provare l'effetto di una sbronza, perché mai lo avevo fatto e perché credevo che, una volta tanto dimenticare che in questo schifo di mondo l'unico hobby in cui la gente riceve soddisfazioni, è quello d'infamare le persone come può, blaterando, sfottendo, non fosse poi tanto male.
E né Giorgio, né Stash né tanto meno le mie migliori amiche si costrinsero a fermarmi, credendo che non sarei andata tanto oltre. Sbagliavano.
Ricordo che un ragazzo in particolare mi aveva puntata. E non mi soffermai più del dovuto a pensare, per la verità non mi riflettei nemmeno un minuto. Ebbi con lui la mia prima volta.
Ma per essermi fidata in quel modo, qualcosa doveva avermi spinto.
Non so.
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Il sabato successivo venni svegliata dal mio cellulare... tutte e tre venimmo svegliate dal mio cellulare, cosa che Virginia e Francesca mi fecero notare costantemente per l'intera mattinata.
- " Pronto? " - risposi, scorbutica.
- " Questa è la segreteria di Stash Fiordispino anche detto 'sono un figo e ne sono consapevole'. Per qualsiasi cosa lasciare un messaggio. " - guardai più volte il cellulare, cercando di capire se quello fosse uno scherzo idiota e perché me lo stessero tirando. Quando poi il mio cervello cominciò a funzionare e il sonno andò a farsi una passeggiatina, cominciai a sbraitare soprattutto a causa dell'ora:
- " Ti odio, sai?! Sono le 7,30 di sabato mattina e hai il coraggio di svegliarmi a quest'ora? Ma perché non vai a farti fott.." - le mie urla vennero interrotte da un rumore simile a 'tu tu tu'.
Sbuffai. Stash aveva l'abitudine di attaccare la chiamata, mentre parlavo,quando per dispetto la mattina chiamava fin troppo presto. Sapeva che l'odiavo, nonostante tutto continuava a farlo e se lo rimproveravo buttava giù e continuava a torturarmi per messaggi, sapendo che la mia voglia di scrivergli era pari a zero.
- " E mi messaggerà fra tre, due, uno.." - il cellulare squillò, come predetto. Virginia rise.
Aveva ascoltato tutti i miei insulti, inevitabilmente, pur continuando a tenere gli occhi chiusi. Sospirai pesantemente, prima di accingermi ad aprire il messaggio e leggerne il contenuto.
«Volevo solo dirti che sono arrivato..» sbarrai gli occhi. Ok, forse avevo esagerato. Lo dimostrava il fatto che nel suo messaggio non c'era traccia di battutine o di prese per il culo. Non c'erano accenni di provocazioni. Era serio e l'avevo trattato eccessivamente male.
- " Porca miseria! " - esclamai, battendo una mano sulla fronte, mentre mi scaraventavo verso il bagno.
- " Che succede? " - urlò Virginia che oramai non riusciva più a prendere sonno. Francesca, al contrario, ero crollata ancora.. aveva il sonno pesante la ragazza, ma in quel modo di beava delle sue poche ore di relax.
- " È arrivato Stash. " - le risposi dal bagno, nel frattempo che mi scapicollavo per darmi una rapida lavata e per indossare qualcosa di decente.
- " Lo dovevo immaginare. " - mormorò, rimettendosi sotto le coperte.
- " Perché? " - tornai incamera e infilai, quanto più veloce possibile, un paio di jeans stretti e chiari, i primi che trovai, una felpa dell'adidas azzurra con lo stemma bianco, ed un paio di converse basse intonate alla felpa.
Lei mi osservava, mi stavo vestendo con una tale fretta che chiunque sarebbe rimasto impressionato.
- " Hey.. Perché? " -ripetei.
- " Tutte le volte che si parla di Stash scatti. " -le tirai un'occhiataccia attraverso lo specchio dal quale mi osservavo nel disperato tentativo di legare i capelli in una coda alta.
- " È il mio migliore amico. " - mi giustificai.
-" Proprio.." - mugugnò lei, cercando di non farsi sentire. Non avevo voglia di discutere, lasciai quindi correre il discorso.
Alla fine ci rinunciai, legai i capelli un po' come capitava e, dopo aver afferrato il cellulare, mi fiondai da Stash. Chiusi la porta della camera alle mie spalle, guardandomi attorno. Nel dormitorio misto c'era movimento: non essendoci stati reparti maschili o femminili, ognuno poteva passare da una camera all'altra, fregandosene altamente persino del coprifuoco.
Svoltai l'angolo ed ecco, avevo la stanza davanti agli occhi.
Bussai una volta appena, per poi dare una sistemata alla felpa azzurra. Sentii il rumore della porta che si apriva, ma non appena alzai lo sguardo non incontrai l'unico paio di occhi che mi aspettavo si trovasse all'interno di quella stanza.
Ad aprirmi venne una ragazza dai capelli neri lunghi.
Shaila era il nome della ragazza. E anche solo dal nome, la tipa mi dava l'idea di una poco di buono, una facile, ecco tutto.
La squadrai per bene, fin quando, arrivata ai suoi occhi la fulminai con lo sguardo fin quando non mi decisi a sferrarle una battutina molto simpatica:
- " Niente scopa amico questa mattina, Shaila? " - intravidi il suo sorriso, sempre che quello non fosse il naso, non avrei saputo differenziarli.
- "Chiedi al tuo amichetto. " - pura allusione a Stash che si trovava all'interno della stanza e che potevo scorgere perfettamente, mentre c'ignorava, intento a trafficare con una racchetta ed una pallina da ping pong, sul suo letto... che poi non aveva neppure un tavolino per poter giocare.
- " Dovrei chiedergli del perché non abbia voluto farsi una scopata con te? Piccola, ingenua Shaila, non è tanto difficile pensare che probabilmente Stash sia leggermente schifato dalla tua presenza, sai?" - dapprima la lasciai senza parole, non che mi fossi impegnata per ottenere un risultato simile, bastava davvero poco per zittire Shaila Gatta. Ma tutto culo e niente cervello sforzò l'unico neurone che le rimaneva, credendo di riuscire a piegarmi:
-" Ti ricordo che io e Stash siamo stati insieme una volta. Non credo che con te sia successo lo stesso. " - senza nemmeno riflettere su ciò che le avrei dovuto rispondere, mi lasciai condurre dall'istinto e dall'impulso di metterla a tacere.
- "E chi ti da questa certezza? " - lei spalancò la bocca in una'O', amareggiata, mentre io soddisfatta, le sbattei la porta davanti quello che sarebbe dovuto essere il suo naso.
- " Sempre detto che persone così causano problemi mentali. " - schioccai la lingua, prima di gettarmi pesantemente su Stash che se la rideva sotto i baffi. Furbo lui, non aveva preso le mie parti pur di gustarsi lo spettacolino.
- " E chi ti da questa certezza?' "- mi canzonò, sbottando in una risata sentita.
- " Ora mi sfotti, ragazzo ciuffone? " - presi a fargli il solletico, Stash si contorceva sia per quel dolore fisico che inizialmente doveva trovare piuttosto piacevole, sia per il battibecco tra me e Shaila che, va ammesso, era quella facile della scuola ed era preda di tuttala squadra di calcio, essendo una cheerleader.
- " Non sarai mica gelosa? " - domandò ad un tratto il castano, trattenendomi per i polsi. Lo guardai in malo modo, temendo davvero che quella ragazza avesse distrutto i pochi neuroni sani che Stash possedeva.
Tentai di dimenarmi una o due volte, invano, prima di decidermi a rispondergli:
- " Ti piacerebbe, bello mio. " - Stash rise, divertito dal mio modo di fare.. o forse perché mi trovava assurda. Un'opzione vale l'altra.
- " E comunque, cosa voleva l'irriconoscibile?" - ancora, lo sentii ridere. Amavo il suono della sua risata. Era così dolce e allo stesso tempo buffa. Induceva ad altre risate,e ancora ad altre, e ad altre, ad altre, ad altre, altre ancora.. induceva a risate, fine.
- " Ti facevo più furba Marotta. Ti ci vuole un atlante per capire cosa voleva Shaila? " - lo guardai accigliata, prima di sfilare in modo molto brutale il cuscino da sotto la sua nuca, sferrarglielo contro per una buona decina di volte ed infine rispondergli:
- " E io facevo più intelligente te: L'ATLANTE SERVE AD INDIVIDUARE COSE COME FIUMI, LAGHI.. " - avrei potuto rifilargli una lunga lista di elementi geografici se non avesse fatto una delle sue sparate:
- " Fare il ciuffo in tutti i modi, in tutti luoghi, in tutti i laghi, in tutto il mondo, l'universo.."- e cantò il tutto a perfezione, cosa che mi stupì e non poco. Lo guardai, stavolta esterrefatta, prima di alzarmi di scatto dal suo letto e mimare un crocifisso con le dita, impaurita:
- " ESCI DA QUESTO CORPO! " - gridai, in preda al panico. Gli occhi di Stash s'illuminarono, segno che un'idea folle quanto bizzarra era balenata nel suo cervellino, così piccolo e fragile che con poco avremmo potuto veder fumare ed infine sbriciolarsi in un trilione di pezzi.
Dapprima mise le scarpe, le sue adorabili vans, poi si avvicinò furtivamente e mi sollevò in spalla, quasi pesassi tre kili e fossi paragonabile ad un sacco di patate.. ero capace di assomigliare persino a quest'ultimo nei miei giorni no.
Ci condusse entrambi fuori la sua stanza, poi lungo l'intero corridoio già in movimento.
- " Stash, razza di demente, mettimi giù o giuro che do fuoco alla tua chitarra. Intesi? " - le mie parole volarono con il vento che non trapelava in quell'edificio. Quindi ora, mi chiedo con cosa volarono quelle parole. A meno che Stash non avesse emesso "per sbaglio" qualche tipo di odore corporeo e fisiologico, per creare "semplice" aria.
I miei pensieri vennero placati, dalla sua risata a cui seguì come risposta un:
-" Non ne saresti capace. " - mi zittì completamente, solo perché avevo davvero paura di aver inalato rutti e robe varie senza volere.
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Mi sedetti in un tavolino del bar che si trovava all'esterno del college e che era parte di questo, nell'attesa che Stash tornasse con la colazione. Lo spiritato voleva fare colazione così aveva deciso di "trasportarmi con eleganza"al bar.
Avevo sonno ed era evidente, specie per le occhiaie che risaltavano nella parte inferiore dei miei occhi.
Mi poggiai o meglio distesi sul tavolo e formulai due pensieri:
Il primo: Stash doveva spiegarmi ancora perché Shaila si trovava in camera sua.
Il secondo: Il tizio con la passione per le vans sapeva della mia prima volta.
Finalmente avrei potuto parlarne con qualcuno che non fosse stata Francesca.
Lei e Stash erano gli unici due a sapere, gli unici di cui mi potevo fidare in quel momento.
Sentii lo schiocco di un bacio sopra una delle mie guance e ritornai subito sul pianeta terra, alzando la testa e aprendo gli occhi di getto.
- " Stavi per addormentarti, non è così? " - ridacchiò Stash, sedendosi al mio fianco. Era stato proprio lui a darmi un soffice bacio sulla guancia.
- " No, tentavo di capire se ad occhi chiusi si possa vedere oltre le palpebre. " - ribattei, snervata.
Lui rise. Il suo sorriso era qualcosa di.. di sensazionale. Mozzava il fiato a chiunque, chiunque non c'avesse fatto l'abitudine come me. Nonostante tutto provavo ancora un vortice d'emozioni osservandolo.
- " Sembra quasi che tu non sia contenta di vedermi. " - constatò.
- " Certo che sono contenta di vedere te e.. la cervellona. "- ancora udii la sua dolce risata farsi sentire.
- " Ammetti di essere gelosa, Poli. " - dalle mie labbra mai sarebbe stata pronunciata una confessione simile, specie perché non era vera.. Ok, forse sì in parte. Ma dall'altra avevo paura che lui soffrisse ancora. Shaila lo aveva già usato per notti di fuoco, per poi liquidarlo con un 'è stato bello, ma finisce qui.' e non volevo ritrovarmi ancora a dover consolare il mio migliore amico, a doverlo spingere a reagire, a non lasciarsi abbattere da Shaila tutto-culo-niente-cervello.
Lui doveva togliersela dalla testa. Diceva di averlo fatto, ma non riuscivo a credergli.
- " Mi dispiace, ma di una sola cosa io sono gelosa ed è il baratto di nutella che nascondo nella valigia. " - schioccai le labbra, lanciandogli un bacio volante che stava più per una presa per il culo che per un segno di affetto.
- " E comunque ancora non so che cosa volesse. " - ripetei.
- "Scopare, Paola. Cosa pensi volesse? " - risi della sua schiettezza. In effetti, non credevo che quella ragazza potesse addirittura andare nella camera di un ragazzo e pregarlo per provare una qualche emozione, lontanamente paragonabile all'amore. Era caduta in basso.
- " E perché non l'hai accettata? " -dovevo indagare per bene, da migliore amica che si rispetti.
- "Perché non avevo voglia di stare con lei e poi dovevi venire tu. "- alzai gli occhi al cielo, certa che prima o poi avrei dovuto fargli una statuina. Era un mito con le scuse.
- " Potevi mandarmi un messaggio se volevi passare la mattinata con lei.." - lo incastrai.
- " Già, potevo. Ma non era con lei che volevo passare la mattinata. " - mi fece un occhiolino che lasciava intendere tutto e niente.
Ma leggendo tra le righe e notando il sorriso beffardo, con il quale ripuliva per bene tra le sue labbra il cucchiaino del cappuccino, potevo riconoscere che la ragazza con cui voleva trascorrere del tempo ero io.
Sorrisi, abbassando lo sguardo.
Ero convinta che nessuno potesse avere un migliore amico come il mio.
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Scommettiamo. Ti piace giocare?
Romancecopertina: @xEdenB - “ Se lo credi, scommettiamo. Ti piace giocare? “ – sul mio volto si stampò un enorme punto interrogativo che lo indusse a sorridere ancora. M’imbestialiva il fatto che lui fosse così calmo, così pacato e non si scomponesse mai...