"They don't know about the things we do,
they don't know about the I love you's,
baby they don't know about us."
One Direction - They Don't Know About Us.Aprii gli occhi.
La mia vista era sfocata, sentivo il corpo poggiare pesantemente su qualcosa di comodo. Tentai d'inumidire le labbra impastate e che, dopo qualche sforzo, constatai sapere di medicinale.
Quando finalmente riuscii a distinguere qualcosa, mi guardai attorno. Osservai le pareti bianche, abbellite da un semplice televisore al plasma disposto proprio sulla parete frontale al letto sul quale mi ritrovavo e che, guardandolo, non era il mio.
C'era una porta all'interno della stanza che lasciava intravedere un piccolo bagno, dentro il quale scorgevo semplicemente la metà di un lavandino.
Nella stanza era presente un piccolo tavolino sul quale erano disposti dei vestiti, dei pupazzi, dei cioccolatini.. dei fiori.
Spostando lo sguardo alla mia sinistra, osservai la porta.Anch'essa era bianca e in plastica. Nelle vicinanze c'era una valigia blu.. la mia. E ancora, al fianco del letto c'era un comodino anch'esso stracolmo di lettere, regali, fiori.
Quando voltai appena la testa con estrema lentezza, poiché sentivo ogni parte del mio collo ancora indolenzita, notai una poltrona di un marrone orribile, sulla quale mia madre sedeva e dormiva.
Mia madre. Cosa diavolo ci faceva lì mia madre? Cosa ci facevo io in quel posto? Cos'era accaduto e soprattutto cosa stava succedendo?
Facendo pressione sui gomiti, mi misi a sedere, a schiena diritta. Dovevo riacquistare ancora la sensibilità di tutti i muscoli e anche quel dettaglio mi spingeva a riflettere su quanto fosse accaduto.
Mi sforzai di ricordare, ma le scene che rivedevo nella mia mente erano sfocate e poco comprensibili, non collegate l'una all'altra.
C'erano tante persone, alcune delle quali erano famigliari, ma di cui non riconoscevo l'identità, visti i ricordi poco chiari. Avrei svegliato volentieri mia madre per chiederle spiegazioni, ma non mi sembrava il caso. Dormiva così beatamente, era ingiusto disturbarla. Decisi di spulciare tra i regali posti sul comodino: c'erano lettere su lettere che provenivano tutti da ragazzi che frequentavano i miei stessi corsi al college.
Il college..Mi diressi, strusciando i piedi in terra, fin davanti il mio armadietto, tentando di passare inosservata. Per l'appunto, non avevo una bella cera e le occhiaie che circondavano i miei occhi erano ben visibili.
Scossi appena la testa, frastornata dall'improvviso flashback subito. Tornai a spostare roba su roba dal comodino, trovando poi unbracciale, oggetto inconsueto se si pensa al tipo di regali che avevo ricevuto, per un motivo a me sconosciuto, in quella stanza che potevo affermare con certezza trovarsi all'interno di un ospedale.
Lo presi in mano e cominciai ad osservarlo. Si trattava di un bracciale in oro bianco, privo di alcuna apertura, circolare e da uomo. In un certo senso mi piaceva.
Lo osservai internamente, quando scorsi una scritta in portoghese. Al suo fianco era stato scritto un nome, quasi facesse da traduzione al nome portoghese che lo precedeva.
Briga..Afferrò l'interno del mio polso, lì dove si scorgono vene verdi, di tanto in tanto blu. Dapprima stampò proprio su queste un dolce bacio, per il quale rabbrividii, sorridendo. Poi lo vidi trafficare un po' con uno dei suoi polsi, dal quale sfilò un bracciale che mi parse d'oro bianco e che legò al mio.
Mi permise di ammirarlo e notai una piccola incisione al suo interno. Era riportata 'Briga' e al suo fianco 'lotta'.
- "Briga significa lotta in portoghese? " - e per tutta risposta, Mattia confermò la mia tesi.
- " E' un regalo di mio padre. " - spiegò, sorridendo. - " E ora voglio che lo tenga tu. " - terminò.
- " Oh, no. Non posso accettare. " - dissi, subito. Cercai di sfilarlo, ma lui mi fermò. Capii che dovevo tenerlo. Che quello non era un gesto del momento. Che quello era il suo modo per dimostrarsi gentile, propenso forse ad un'amicizia "normale".
- " Ritienilo un prestito. Quando sentirai la mia mancanza, mi troverai al tuo fianco. " -
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Scommettiamo. Ti piace giocare?
Romancecopertina: @xEdenB - “ Se lo credi, scommettiamo. Ti piace giocare? “ – sul mio volto si stampò un enorme punto interrogativo che lo indusse a sorridere ancora. M’imbestialiva il fatto che lui fosse così calmo, così pacato e non si scomponesse mai...