Paola Marotta è buffa, la classica imbranata.
Talmente imbranata da prendere una sbronza ad una delle innumerevoli feste collegiali e perdere la memoria di quella così bizzarra serata.
Paola Marotta vive d'ansia.Questa la coinvolge al punto tale da trascorrere mesi alla ricerca della verità.
Ma Paola Marotta è anche una combattente.
Tanto combattente da tener testa persino al cuore.
Ed è innamorata.
Ma sappiamo quanto l'amore giochi scherzi di pessimo gusto.Specie se al principio dovesse esserci una scommessa."L'amore è composto da un'unica anima che abita in due corpi." - Aristotele
"Le sue mani sul mio sedere.Svelta sfilo il vestito con velocità innaturale.
Mi bacia con passione, faccio altrettanto. L'alcool nelle vene.Confusione.
Ed ancora il suo tocco lungo il mio corpo ormai quasi totalmente privo di vestiti.
Il pudore va al diavolo mentre lo libero dei suoi indumenti, al buio indistinguibili.
L'oscurità viene infranta da un fascio di luce lunare, penetra dai vetri della finestra e c'illumina. Non so definire i tratti del ragazzo in questione.
Ne scorgo i soli capelli mori.
La paura è svanita. L'alcool nelle vene.
- " Pronta? " - un suo sussurro, seguito da un ennesimo bacio.Biascico. La mia deve essere una risposta affermativa perché l'istante successivo le sue mani sfilano l'unico intimo a coprirmi.La luna infrange il buio.
E noto un tatuaggio risaltare sul suo gomito, lo osservo nel dettaglio. Sorrido.
- " Bel tatuaggio. " - sospiro, prima di lasciarmi andare ad un immenso piacere."Primo giorno di vacanze natalizie, appena le 7,00 del mattino ed avvertivo già la testa pulsare, mentre mi dimenavo con fare frenetico nei corridoi del college.
Confusione.
Ricordi sfocati, quasi inesistenti della notte a precedere. Unica certezza: ero stata con qualcuno ed era stata per me questa la prima volta. Bussai sfinita alla porta della mia stanza, un attimo prima di scivolare lungo lo stipite, per evitare un'irrefrenabile caduta. Colpa della testa che pulsava, quasi stesse per scoppiare, mentre la paura s'impossessava di me.Quando poi, d'improvviso, la porta si spalancò e da questa si affacciò Francesca.
Mi fu sufficiente scoccarle un'occhiata davvero rapida per maledirmi ancora, nell'arco di qualche secondo: volto in fiamme, espressione disorientata, preoccupazione ovunque.
- " Poli! Dove diavolo eri finita? " - stavolta mi costrinsi ad osservarla. Profonde occhiaie violacee solcavano il suo viso, avrei potuto scommettere un milione di euro che non fossero dovute solo alle ore piccole. Rifiutavo l'idea di raccontarle cos'era avvenuto quella notte, ma dovevo.
Avvertii allora un peso all'altezza del petto: temevo. Temevo che lei non mi avrebbe più accettata, che considerasse il mio un gesto da incosciente. La pregai con lo sguardo affinché mi lasciasse entrare, ottenendo in cambio un cenno del capo, ad indicare l'interno della camera, per poi fiondar visi, evitando con attenzione di domandare ulteriormente.
Mi concessi una doccia veloce, prima che l'interrogatorio avesse inizio. Dopo aver legato i capelli in una crocchia scombinata, indossato un paio di pantaloncini ed una maglia a mezza manica extralarge che utilizzavo come pigiama, mi sedetti sul letto e mi guardai un po' attorno. Mancava qualcosa o meglio qualcuno.
- " Dov'è Virginia? " - domandai in un sussurro.
- " Ha passato la notte da Cristian. " - solo al quel punto espirai. Sapere che Virginia non fosse a conoscenza di quanto accaduto, mi tranquillizzava.
- " Devo raccontarti qualcosa.."- iniziai. - "..ma giura che non farai un fiato, specie con Virginia." - tono che non ammette scuse. Lei mimò un giuramento, ponendo una mano sul cuore.
Virginia doveva rimanere all'oscuro di tutto, persino del minimo dettaglio o sapevo sarebbe andata in escandescenza. E non conveniva a nessuno che mia cugina alias una delle mie migliori amiche avesse una crisi di nervi.
Presi un respiro profondo. Sapevamo entrambe che si sarebbe svolto un processo in cui io era l'imputata e lei il giudice, ma il racconto doveva avere inizio.
- " Stai scherzando, spero?! " - proruppe la riccia, sollevandosi dal letto candido.
Mi fu impossibile frenare un sorrisino compiaciuto, notando come ero stata in grado di prevedere la sua reazione. Forse per questo ero pronta a subire un sornione senza capo né coda, di cui conoscevo ogni aspetto, ogni punto, probabilmente anche ogni parola.
Francesca non me l'avrebbe fatta passare liscia, specie perché avevo la tendenza a cacciarmi nei guai, pur avendo una buona media, non fossi di certo una ladra, né una spacciatrice.
A ciò si poteva aggiungere quanto odiassi la violenza fisica. Ero propensa a pensare che con le mani non ci si trasformasse in super eroi, né tanto meno in celebrità. Magari in carcerati, niente di più niente di me.
- "La tua prima volta con un completo sconosciuto?" - continuò esterrefatta.
- " Be', non proprio con uno sconosciuto. Era un invitato alla festa. " - tentai, forzando un sorrisino imbarazzato.
La festa, esatto. Quella che Giorgio ed il resto della squadra di calcio avevano realizzato per festeggiare le svariate vittorie che essi stavano ottenendo nei vari tornei ed il sopraggiungere delle vacanze natalizie.
- " Oh, certo! " - borbottò con fare ironico. Rabbia indomabile nella sua voce.
- " Forse un amico di Giorgio. " - supposi che Francesca fosse basita in particolar modo da quel mio fare pacato e non conscio della gravita delle mie azioni. In verità non volevo dare l'idea di essere turbata, ma lo ero. Panico totale.
- "Erano tutti amici di Giorgio! " - sbottò, passandosi una mano tra i capelli con fare frustrato.Pareva l'avessi combinata grossa ed in effetti era così, ma ricordavo come quel ragazzo mi avesse incantata durante un lento. Va pur detto che ero strafatta di alcool e bevande corrette, che la sottoscritta, non essendo abituata all'alcool, non reggeva minimamente. Ma qualcosa nel suo tocco, durante quel lento, mi aveva del tutto rapita. Parole, forse dolcezza.
- " Lui non deve sapere nulla, intese?! " - mi riferii a Giorgio, anticipando qualsiasi sua mossa, prima che lei, la quale poco convinta annuì, mi costringesse a parlarne con mio cugino acquisito -la mia famiglia, quella di Giorgio e quella di Virginia si frequentavano cosí spesso che noi tre siamo cresciuti come cugini-.
- " Sicura di non ricordare assolutamente nulla di quel tizio? " - tornò in tema.
Riflettei sulla domanda.Tutto vago. Nemmeno il suo nome, che mi sarebbe stato d'aiuto, tornava alla mente.
Solo un particolare era rimasto impresso in me:- " Ricordo un suo tatuaggio." -
- " Del tipo? " - chiese ancora.
- " Una frase: Alle 8 a casa. " -
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Scommettiamo. Ti piace giocare?
Romancecopertina: @xEdenB - “ Se lo credi, scommettiamo. Ti piace giocare? “ – sul mio volto si stampò un enorme punto interrogativo che lo indusse a sorridere ancora. M’imbestialiva il fatto che lui fosse così calmo, così pacato e non si scomponesse mai...