7. One Love.

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"Mi rifiuto di rinunciare, mi rifiuto di cedere.
Tu sei il mio tutto.
Non voglio rinunciare, non voglio cedere."
Blue - One Love


Lo detestavo, mi aveva zittita come nessuno era stato in grado difare.
Pensavo e ripensavo alle scena. Quella sera non dormii bene, le sue parole infastidivano il mio povero sonno.

'Il discorsetto di ieri sera di Alessandra ti ha sconvolto a tal punto da dover fare la viziatella.'
'Ho scopato con circa una decina di ragazze nello stesso tempo.'
'..verginella.'
'Comunqueuna scopata in programma ce l'avevo.. ed eri tu.'

Il mattino successivo decisi che non era il caso di dare importanza alle parole di Mattia Bellegrandi. Svelta, mi preparai e mi recai fuori dal dormitorio, accompagnata dalle altre due matte che definivo migliori amiche.
- " Ho sonno. " - mi lamentai,stropicciando gli occhi privi di alcun trucco che quella mattina avevo evitato. Amavo sbizzarrirmi con trucchi e robe del genere, ma non ne facevo un abbondante uso poiché un po' tutti mi ribadivano quanto amassero i miei occhi al naturale e perché anche io ero della medesima opinione.
- " Perché? " - chiese Virginia,scrollando i lunghi capelli con le solite onde. Osservandola, mi accorsi di come, anche di buon ora, lei fosse perfetta. I capelli biondo cenere le ricadevano lungo le spalle e le contornavano il viso, migliorato da piccoli accenni di trucco. La invidiavo in un certo senso, ma non le rinfacciavo quel suo essere sempre conforme al posto in cui si trovava.
- " Non ho chiuso occhio. " -risposi, sbadigliando.
- " Briga ti perseguita anche in sonno? "- la riccia mi prese in giro, ma aveva del tutto ragione. Percepii le risate sue e quelle di Virginia a cui seguirono delle mie occhiatacce ad intendere che quella era la verità.
- " Non devi preoccuparti di quello che dice o che fa Mattia. E' solo uno stronzetto con la passione per le donne. " - mi ammonì Francesca.
Stavo per ribattere con una battuta fin troppo pesante, ma mi resi conto che era in perfetto stile Briga, fu per quello che mantenni un silenzio che non faceva parte di me e di cui le mie amiche si preoccuparono.
Ma feci come al solito finta di nulla. Non volevo allarmismi, l'avrei fatta pagare a Mattia, anche a costo d'innamorarmi io stessa.

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Seduta su una panchina degli spalti del campo da calcio, chiacchieravo con Stash prima del suo allenamento.
Passava in quel campo la maggior parte della sua giornata e mai lo avevo sentito lamentarsi, amava davvero tanto il calcio, specie perché lo aveva portato ad essere popolare ed acclamato in città.
La professoressa Lucignano,insegnante di storia, era assente quella mattina di conseguenze avevo a disposizione due ore libere, da poter adoperare come meglio credevo. Non avevo un piano preciso, intendevo solo svagare la mente ed il modo migliore per farlo, ero certa si ricollegasse a Stash.
-" E quindi con Briga, come va? " - azzardò, dopo minuti di risate, stroncate da quella da domanda. L'osservai con un sopracciglio rialzato, aspettando un suo continuo che si prodigava per giungere a destinazione. Stash, anzi, evitava di portare il suo sguardo anche solo nella mia stessa direzione.
- " Va al punto, Fiordispino. " - lo ripresi.
- " Insomma.. c'è una scommessa tra di voi. " - quando Stash si faceva serio, bisognava allertarsi e, in quel caso, Stash era molto più che serio.
- "Già. " - ammisi. - " Sei preoccupato? " - era evidentemente indeciso sul tipo di risposta da darmi, ma alla fine optò per la verità e, scuotendo la testa, annuì. Fu forse la tenerezza del suo gesto che mi spinse a stringermi a lui, come in genere fanno due fratelli.
- " Puoi stare tranquillo. " -mormorai, sorridendogli.
- " Non posso." - ribatté,guardando il campo che cominciava a riempirsi a causa dell'arrivo dei suoi compagni di squadra.
I tratti del suo viso s'indurirono per lasciare spazio ad una mascella contratta, occhi fissanti un punto qualsiasi, purché non si rivolgessero ai miei, labbra contorte tra di loro. In anni di amicizia, avevo visto più volte Stash in versione preoccupata, ma non erano state mai troppe le occasioni e c'è d'aggiungere che quell'ansia assassina durava su per giù qualche ora.
- " Che intendi? " - il silenzio s'impossessò del mio migliore amico. Stash celava un segreto e quel suo silenzione era solo la dimostrazione. Stava rivelando, indirettamente, verità, segreti, misteri da cui ero stata tenuta all'oscuro.
Mi stava dicendo ciò che in realtà non volevo sentirmi dire.
O forse ero io ad essere paranoica e a crearmi strani film.
In qualsiasi caso, una pulce era stata introdotta in un mio orecchio e nel giro di pochissimo avrei ricollegato l'intera situazione, si sperava.

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