18. Turn Your Face

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"Così volta solo il tuo viso, finché non posso più vederti.
Allontanati, finché non ti troverai più davanti la mia
porta.
Volta il tuo viso, allontanati e resta."
Little Mix - Turn your face.

Al mio risveglio il mattino seguente, Mattia era già in piedi.
Stava sistemando alcuni sacchetti presi in un bar nelle vicinanze con gran cura. Il fatto stesso che lui si fosse adoperato per procurarmi una colazione con i fiocchi, mi dava modo di osservare la sua benevolenza nei miei confronti.
- " Buongiorno. " - esordì il moro,avvicinandosi con gran classe e baciandomi.
- " Che bel buongiorno. " - ammisi, passandomi la lingua tra le labbra. - "Davvero un bel buongiorno. " -
Quando poi mi porse un cappuccino ed un cornetto farcito, mi sentii in paradiso.Teoricamente, essendo ancora non del tutto in forze, non avrei potuto strafare con il cibo. Ma per una mattina non sarei di sicuro morta.
Cullata tra le sue braccia, cominciai a pensare che quella sarebbe stata una bella giornata.

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-" Forse è arrivata l'ora di parlare. " - incominciai, al termine della colazione.
Non potevo considerarmi realmente pronta a conoscere i particolari di quella storia così intricata, ma prima o poi sarei dovuta venire a conoscenza, specie dopo tutto quello che tra me e Mattia era avvenuto. Proprio lui annuì, mettendosi a sedere come meglio poteva.
Osservandolo, l'avrei detto teso,probabilmente perché desiderava spiegare con precisione ogni decisione ed ogni atto che l'avevano condotto in una direzione, piuttosto che in un'altra.
- " Credo tu mi sia sempre piaciuta. " - cominciò, facendosi sfuggire una risata. - "Ma proprio da sempre, eh. Fin da quando ti stuzzicavo per puro divertimento. " - ricordando eventi precedenti al natale, risi anch'io stemperando un po' della tensione creatasi.
- "Diciamo che la sera della festa a scuola, prima delle vacanze natalizie, non è stata movimentata solo per te. Anche io ho fatto una strana esperienza. E diciamo pure che, al ritorno dalla vacanze, la scommessa che ti ho proposto non è stata proprio casuale: io e Gabriele l'avevamo premeditata. Abbiamo scommesso venti euro perché tu t'innamorassi di me." - sentii il fiato divenirmi corto. Non fui sorpresa della sua confessione, temevo tramassero qualcosa quei due. Eppure sentir pronunciare quelle parole dalle sue labbra, fu come ricevere un breve, ma intenso colpo.
Che la tortura abbia inizio, pensai.
Cominciaiad irritarmi, a muovermi angosciosamente, avvertendo sempre più il respiro venirmi meno. Cercai di dire qualcosa, ma Mattia m'interruppe all'istante. - " Fammi continuare. Io ho scommesso, è vero. Ma non l'ho fatto con il fine di vincere davvero quei soldi. Io volevo solo riprovare i brividi di quella notte.. " -
- " Brividi?" - tentai.
- " ..e tra l'altro ho deciso di mettere fine alla scommessa con Gabriele nel momento in cui ho pensato d'impormi un sentimento inesistente per Shaila, allontanandomi da te, pur di non illuderti, farti soffrire e pagare per degli sbagli che io ho commesso.."- giunta al limite, presi a porgli domande con tono fin troppo aggressivo.
- " Sbagli di cosa, Mattia?! Che cazzo stai dicendo?! " - Mattia rimase immobile, irremovibile. Sembrava fosse vittima di una lotta interna, che stesse soffrendo, non avendola più pallida idea di come agire in quegli istanti.
Mattia era nervoso. Ma non nervoso come di solito accade, non sapendo cosa aspettarsi. Mattia era nervoso poiché conosceva a perfezione le conseguenze a cui sarebbe andato incontro, rivelandomi ogni singolo dettaglio.
Mandò giù un enorme magone, prima di riuscire a svelarsi:
- " Quel ragazzo con cui tu hai avuto la tua prima volta.. " - s'interruppe.
- " Parla, Mattia, cazzo. " - lo incitai.
- " ..sono io. Quel ragazzo con cui tu hai avuto la tua prima volta sono io. " - la mandibola mi cadde, inavvertitamente. E i miei occhi si riempirono di lacrime, in contemporanea. Non volevo e non potevo crederci. Lui sapeva quant'io avessi sofferto per quel ragazzo, i miei rimorsi e i tormenti. Lui era al corrente di ogni singolo particolare e non aveva esitato a fregarsene, a permettere che io continuassi a farmi del male.
- "Non è vero. " - negai l'evidenza.
- " E' vero. " - ribatté, abbassando lo sguardo, colpevole.
L'unico indizio a mia disposizione che provasse la sua confessione era il tatuaggio sul gomito del ragazzo con cui avevo trascorso la notte della festa.Tatuaggio che, oltre ad essere l'unica prova, era anche l'unico reale ricordo che avevo del tipo.
Afferrai veloce il gomito del moro e lo vidi: Alle 8 a casa.
Ma anch'io mi sentii tradita, anch'io ero stata smascherata. Lui mi aveva tradita e al contempo smascherata, denudata agli occhi del mondo.
- " Come hai potuto. " - riuscii soltanto a sussurrare, tentando il tutto per tutto pur di non piangere e rendermi nuovamente ridicola in sua presenza.
Era stato capace di rendermi dapprima vulnerabile, poi debole ed infine procedere nel mio intimo.
- " Poli io.." -
- " Va' via. " - lo fermai. - " VA' VIA. " - urlai, picchiando forte i pugni contro il letto.
Provò ancora, invano, di placare la mia rabbia che andava aumentando, in preda alle lacrime e alle urla che attirarono persino degli infermieri che si accinsero ad entrare indisturbati nella stanza.
- "Cosa succede? " - domandarono. E nel caos che regnava, constatai solo che si tratta di un uomo e una donna. Per il resto me ne fregai altamente della loro presenza e continuai ad inveire contro il ragazzo che non accennava a volersene andare.
- " Poli, ti prego.." -
- " SPARISCI, MATTIA.ESCI DALLA MIA VITA, MA DEFINITIVAMENTE. " - fu tutto quello che riuscii a gridargli, prima che gli infermieri lo trascinassero via dame, da quella stanza, facendolo sparire dalla mia vista, sperai il più a lungo possibile.
Venni lasciata sola. Avevo bisogno di riflettere e di riprendere il controllo di me stessa. Perdevo lucidità con il trascorrere dei minuti e il numero di lacrime sul mio viso aumentava a dismisura.
Fu a quel punto che pensai a lei, a mia madre. Fu quel punto che volli affidarmi a lei e a nessun altro. Fu quel punto che la chiamai, dandomi un tono e imponendo ai singhiozzi di farsi da parte per pochi istanti.
- " Mamma, ti prego vieni in ospedale. " - le dissi, non appena la sua simpatica voce fece capolinea nell'apparecchio.
- " Poli..? Che succede? Mattia dov'è? " - fui presa da un'improvvisa ondata d'odio.
Mattia. Quel nome risuonava in modo estraneo nella mia mente. Io non conoscevo Mattia. Non l'avevo mai davvero conosciuto. Per me era un conoscente, non un amico. Non poteva essere una cotta o forse un amore.
- " Non voglio vederlo mai più. " - sentenziai, gemendo.
Stavo valutando tante idee, tra le quali acquistava favori quella di trasferirmi in un'altra scuola o di finire l'anno e poi andarmene. In poche parole, volevo solo mettere fine ad ogni rapporto in quella scuola, in quella che fino ad allora era stata la mia vita.
- " Ti sei lasciata prendere dal panico?" - nei miei diciotto anni di vita avevo imparato a conoscere, interpretare e valutare mia madre. Ma mai come allora compresi perché lei lo trattasse come un figlio, perché tanto si era raccomandata pur di permettere che divenissi preda del panico e perché riusciva a mantenere stabile una certa sicurezza in tutta quella faccenda: lei credeva in lui, ma sfortunatamente io non lo facevo.
-" Ti prego, raggiungimi. " - e dal momento in cui l'avevo supplicata, in lacrime, mia madre non poté far altro che rincuorarmi, assicurarmi che non mi avrebbe giocato brutti scherzi, che sarebbe giunta a breve, seppur a malincuore.

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