22. Next To You

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"Un giorno, quando il cielo cadrà,

sarò in piedi accanto a te, proprio accanto a te.

Niente potrà mettersi tra di noi,

sarò in piedi accanto a te.

Proprio accanto a te."

Chris Brown ft. Justin Bieber – Next to you




Non volevo, ma dovevo.

Non ero pronta, ma ero munita di tanta forza.

Non ero in vena, ma camminavo nei corridoi del dormitorio, diretta verso il bar per la colazione.

Stash mi aveva chiesto di parlare con Silvia, tasto dolente.

Avevo perdonato lui, ma non ero certa di essere riuscita a fare ugualmente con lei. Dopotutto, sebbene lei non avesse voluto distaccarlo da me, poteva incoraggiarlo a riavvicinarsi. Invece, se n'era ben vista dal farlo.

Che senso ha fingere di perdonarla? Continuavo a ripetermi, mentre passeggiavo con estrema lentezza pur di giungere quanto più in ritardo possibile.

Ma starla ad ascoltare non è sbagliato, giusto?

La scorsi seduta in un tavolo isolato, con lo sguardo rivolto verso la vetrata che fungeva da parete per circondare il bar. Osservava pensierosa un gruppetto di ragazze che, all'esterno, sembravano divertirsi parecchio. Soprattutto, apparivano vere amiche. Che a lei ne mancassero?

Perché dovrei esserlo io? mi domandai con cinismo. E non seppi fornirmi una qualche risposta. Sapevo solo che darle una seconda possibilità, com'era accaduto con gli altri, non era errato. Dopotutto, anche lei aveva un cuore, come me.

Forse, dovevo permetterle di spiegarsi.

Mi avvicinai lentamente, fingendo indifferenza. Le sedetti di fronte e accennai un sorriso, accompagnato da un 'buongiorno' tirato.

- " Anche a te. " – sussurrò, ridestandosi. – " Ho ordinato la colazione per entrambe. " – disse, quasi temesse una mia risposta spropositata.

Wow, devo sembrarle proprio un mostro.

- " Grazie. " – le sorrisi. Lei non si poneva più nel modo espansivo e coatto che di solito adottava. Più che cambiata, potevo definirla intimorita da me, dalla situazione, dalle conseguenze. Per Silvia non doveva essere semplice, ma non lo era neppure per me, specialmente per me.

Restammo in silenzio per il resto del tempo, sospirando di tanto in tanto. All'arrivo della colazione, la consumammo, senza mai rivolgerci parola. Se l'obbiettivo di quest'incontro era riposare le corde vocali, beh.. era servito a molto.

- " Grazie per essere venuta. " – cominciò finalmente, pulendo le labbra con il tovagliolo sistemato sul suo lato di tavolo.

- " Figurati. " – risposi, prestandole poi quanta più attenzione possibile, pur di metterla a suo agio, per quanto me ne fosse possibile.

- " So che se Stash non avesse insistito tu non saresti venuta. " – non feci un fiato. Come darle torto? Non aveva fatto altro che esporre a parole una verità ad entrambe nota.

– " Però per me è importante che tu sia qui, comunque. Voglio solo la possibilità di spiegarti come sono andate le cose, se poi non vorrai perdonarmi me ne farò una ragione, ma lasciami provare. " – con un cenno del capo, le segnalai d'iniziare. Lei sospirò, poi prese a raccontare, mentre i suoi occhi divenivano improvvisamente brillanti, accennando a Stash e alla loro storia. – " Sono sempre stata presa da lui, folgorata. Ma ho capito di amare Stash la sera della prima e vera propria uscita collettiva. Hai presente, no? La stessa sera in cui Giorgio ha fatto il primo passo verso Francesca. " – sorrisi spontaneamente. Ricordavo bene quell'evento, non perché fosse stato speciale per Francesca e Giorgio, ma perché quella stessa sera avevo vissuto momenti da far accapponare la pelle. – " Vedevo tutte coppiette e sentivo il desiderio di poter amare Stash liberamente crescere in me. Non so poi com'è avvenuto. Ci siamo ritrovati a passare sempre più tempo insieme, ad instaurare un certo feeling e alla fine ha ammesso di provare un sentimento per me che era del tutto ricambiato. Ma avevo paura, non di te, ma che lui potesse amarti. Non volevo affatto distaccarvi perché, diamine, vi conosco da anni. So che siete inseparabili. Volevo solo essere rassicurata, che lui mi dicesse chiaramente di volerti un bene fraterno che non avrebbe compromesso il nostro rapporto. " – annuii. Ammisi a me stessa di comprenderla – " All'improvviso ha cominciato ad evitarti e quando chiedevo spiegazioni, mi rispondeva che quella era un sua scelta, io dovevo starne fuori. In parte ero sollevata, vedendo che voleva rimanere al mio fianco, dall'altro mi domandavo il perché delle sue azioni. Non pensare che io non abbia tentato di riavvicinarvi, ma sai com'è Stash. E' capace di scampare sempre e comunque a qualsiasi tipo di discorso. Ti prego Poli, credimi. Lo amo più di quanto tu possa immaginare. So che puoi capirmi. " – fu forse quell'ultima frase a colpirmi. Io potevo capirla. Sapevo cosa significava pretendere delle certezze, sapevo cosa comportava prendere delle decisioni, sapevo cosa significava soffrire per amore e non le auguravo certamente di commettere i miei stessi errori.

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