L'ambiente era marcio,c'era muffa ovunque. Le pareti erano di un grigio tendente al verde,c'era una sola fioca luce al centro della stanza. Nessun mobile. Era un grosso e muffo stanzone vuoto.
Lydia mise finalmente a fuoco alcune figure,come la grande colonna che aveva davanti agli occhi. La percorse con lo sguardo,partendo dall'alto. Stiles era legato alla base di questa,il suo corpo sembrava essere stato privato delle ossa e accartocciato su se stesso. Lydia lo guardò,tentando di avvicinarsi per svegliarlo. Qualcosa la tirò indietro contro il muro,costringendola a trattenere un gemito. Si accorse di essere stata ammanettata,aveva Stiles a soli pochi centimetri ma non poteva toccarlo. Lui era completamente avvolto in una catena,ancora privo di sensi.
«Stiles!» chiamò lei a bassa voce,per non farsi sentire da quel mostro.
Lui rimase privo di sensi,provò di nuovo ad avvicinarsi ma le manette la ritirarono indietro. Erano allacciate ad un gancio metallico che sporgeva dal muro. Non sarebbe mai riuscita a muoversi da lì. Stiles però,avrebbe potuto strisciare e magari armeggiare con una delle forcine che aveva in testa,liberandola. Sentì dei passi,e desiderò essere di nuovo priva di sensi,o semplicemente che Stiles fosse lì ad abbracciarla e a sussurrarle che tutto sarebbe andato bene in un modo o nell'altro.
La porta si aprì,cigolando fin troppo. Quell'uomo,lo stesso del campo di lacrosse,camminò lentamente. Più si avvicinava,più i sensi di Lydia si amplificavano. Iniziò a sentire i tubi dell'impianto idraulico gocciolare,il rumore che la suola dei mocassini faceva sul pavimento sporco di quello stanzone,il battito del suo stesso cuore. Il suo petto si riempiva e sgonfiava con velocità,come se quelli dovessero essere gli ultimi respiri prima di una lunga appena.
Avrebbe ucciso anche lei? Come aveva fatto con Jackson? Come voleva fare con Scott?
«Non preoccuparti Lydia,non voglio farti del male,voglio il tuo aiuto.»
Peter le accarezzò il viso chinandosi su di lei,e si avvicino fin troppo alle sue labbra. Lydia voltò la testa e tentò di reprimere le lacrime.
«Tu,ormai,fai parte del mio branco Lydia. Dobbiamo aiutarci a vicenda.»
Era così stanca di essere debole,di piangere. Le ultime settimane erano state dure, e le sue paure e le sue fragilità erano state giustificabili,ma in quell'esatto momento,con il fiato di Peter sul collo e i rumori amplificati di una stanza vuota,Lydia capì. Non poteva tornare indietro,non esisteva una cura per quello che le era capitato. Sarebbe stato così,sempre. Essere spaventata tutto il tempo,la stancava. Lydia Martin era una ragazza tagliente,sarcastica,intelligente,non una che si piange addosso. Si era ritagliata fin troppo tempo per lasciarsi al dolore,ma ora era il momento di reagire. Non avrebbe passato altro tempo a piagnucolare sulla felpa di Stiles,o a tremare tra le sue braccia. Ora lui era a terra,lei doveva prendere la situazione in mano,e tornare ad essere Lydia Martin.
Guardò Peter dritto negli occhi chinando leggermente la testa a destra,come faceva con sua madre o con Jackson quando voleva ottenere qualcosa.
«E incateni tutti quelli del tuo branco,o per me hai una passione speciale?»
Lui ridacchiò e si diresse di nuovo verso la porta.Mano a mano che si allontanava,Lydia ricadeva nell'incredibile silenzio di una stanza vuota. I suoi sensi si stavano stabilizzando. Si fermo sulla porta aperta,da cui lei poteva intravedere solo un lungo corridoio grigiastro,e si voltò.
«Non immagini nemmeno,quanto sia rara una banshee al giorno d'oggi. Tu sei potente Lydia,e tutto grazie a me. Un giorno me ne sarai grata.»
Quando sentì la porta sbattere,iniziò di nuovo a respirare. Non avrebbe mai ringraziato quel mostro per aver ucciso Jackson,per avere rapito lei e Stiles,per averla costretta a vedere la morte per il resto della sua vita. Come poteva anche solo pensarlo,quello psicopatico? Lydia chiamò di nuovo Stiles,tentò di arrivare a lui più volte ma le manette glielo impedivano. Alla fine si arrese,sussurrò il suo nome un ultima volta poggiando la testa contro il muro e rilassando il corpo. Si guardò i polsi,il metallo le aveva provocato una serie di tagli da cui colava il sangue. Chiuse gli occhi,respirando a fondo. Doveva pur servire a qualcosa,essere una banshee."Tu sei potente" le aveva detto Peter. Doveva pur sapere fare qualcosa,no? La voce di Stiles le risuonò nella mente in maniera così reale,che le venne da pensare si fosse svegliato e le stesse parlando. "Concentrati su qualcosa" . Richiuse di nuovo gli occhi,e lasciò andare i suoi sensi. Li lasciò liberi di sentire,odorare,e vedere. Liberò la mente da tutto,la lasciò vagare. Si concentrò sul ronzio degli insetti che circondavano la sola lampadina presente. Ascoltò quel rumore continuo,ininterrotto. Iniziò di nuovo a sentire le gocce scivolare giù dai tubi dell'impianto idraulico,l'odore di sangue proveniente dai suoi polsi,la luce fioca saltare ogni quattro secondi.
«Lydia!»
Lydia riaprì gli occhi di scatto,Stiles stava strisciando verso di lei.
«Addio concentrazione.» mormorò.
«Stai bene?»
Lydia si guardò di nuovo i polsi,non era certo uno dei suoi momenti migliori ma era viva e forse stava iniziando a gestire le sue capacità.
«Sì,credo di sì. Tu?» Stiles aveva strisciato fino a sedersi accanto a lei. La guardava preoccupato.
«Sembri conciato male.» disse lei,indicando un brutto taglio sulla fronte.
Lui non poteva vederlo. Era avvolto in quella catena incapace di muovere mani o gambe. Fece un timido sorriso per dire che se la sarebbe cavata. Si guardò in torno,vedendo la porta.
«E' chiusa a chiave,anche se riuscissi a strisciare fino a lì non potresti comunque aprirla. Le chiavi,ovviamente,il sociopatico se le tiene ben in tasca. E considerando che nessuno di noi ha una forza sovrannaturale,mentre lui sì,sarebbe un suicidio provare a rubarle.» disse subito Lydia.
La guardò sorridente.
«Non c'è molto da sorridere.» disse lei,sospirando.
«Sei tornata.»
Lydia capì perfettamente quella frase,e ancora una volta si trovò colpita dalla capacità di Stiles nel capirla. Piegò appena gli angoli della bocca,in un sorriso quasi malizioso.
«Sono sempre stata qui,Stiles.»
Lui diede un'altra squadrata alla stanza,non sembravano esserci altre vie d'uscita. Avrebbero probabilmente dovuto aspettare l'arrivo di Scott. Scrutò le pareti di un indecifrabile colore,le ragnatele che pendevano dalla grande colonna in cemento davanti i loro occhi,e poi gli occhi di Lydia. Pensò che non erano mai stati così verdi,lei le sorrise appena,poggiandogli la testa sulla spalla. Lui le baciò la fronte.
«In qualche modo usciremo di qui.» disse lei,continuando a scrutare la stanza.
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Deeper||Stydia
Fanfiction"Perché lui l'aveva ascoltata,anche quando non era obbligato a farlo. L'aveva ascoltata perché voleva capirla,anche se lei non glielo aveva chiesto. L'aveva capita e poi aveva memorizzato ogni suo dettaglio,ogni suono che usciva da quelle labbra pie...