Capitolo 35

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Canzoni (capitolo 35)
Ed Sheeran - The A Team
Gabrielle Aplin - Start of Time

Niente.

Dopo l'abbraccio tra Rachel e Dylan, nessuno ha più detto niente.

Io sono tornata a casa mia a piedi, mentre loro due sono tornati con l'auto di Dylan.

Non so cosa dire, come commentare quanto è successo.

Non credevo un silenzio del genere avrebbe preso in ostaggio il resto della serata, portandola al suo termine.

Ad ogni modo, ora sono sul mio letto rilassata dopo una doccia a cercare di capire il senso dei nostri comportamenti accompagnata dalle dolci note di 21 Guns dei Green Day.

Sento un'auto passare per la strada e proseguire lentamente.

È l' 1:47: curioso come orario per percorrere una strada nel bosco che non porta in nessun particolare posto, che io sappia.

Decido di non trascurare la mia curiosità, infilando velocemente le mie scarpe e prendendo il mio giubbino.

Mentre percorro il tragitto che credo l'auto possa aver percorso, noto il mio pigiama grigio con gli orsetti: decisamente nello stile per cogliere in flagrante un assassino o un criminale di qualsiasi tipo ed essere presa sul serio penso facendo una smorfia.

Proseguo facendo attenzione a non fare alcun rumore, quando inizio finalmente a scorgere un'ombra.

In realtà, qui non ci sono mai stata, ma è bastato farsi guidare dal sentiero percorribile, appunto, anche in auto.

Mano a mano che mi avvicino, dinstinguo un'auto, anzi, l'auto di Dylan, e un'ombra seduta sul cofano.

Non faccio tempo ad elaborare quanto visto, che mi perdo nella vista che si presenta davanti ai miei occhi: centinaia, forse migliaia, di piccole e scintillanti luci adornano l'intero spazio di città illuminandola. Non so bene che città o paese possa essere, ma mi basta per pensare che sia assolutamente un paesaggio splendido.

Siamo come in cima ad un burrone, che ti permette di contemplare ed osservare con attenzione ogni cosa dall'alto, come un piccolo osservatore, come, dicono, fanno le persone venute a mancare con noi.

Non ho mai creduto a questo genere di cose, o almeno, non ho mai sopportato l'idea di qualcuno in grado di osservarci dall'alto, ma impotente quando si tratta di intervenire.

"Ma tu non dormi mai?"

La sua voce leggermente stanca e leggera, quasi come se potesse perdersi nel leggero vento che soffia quassù, mi distrae dai miei pensieri.

Scuoto la testa restando ferma dove mi trovo mentre mormoro un flebile no.

Non risponde e rimane ad osservare impassibile le mille luci davanti a sè.

È accovacciato con le ginocchia attirate verso il petto e le braccia attorno ad esse. Non si riesce a distinguere molto a causa del buio e dal fatto che è voltato, ma riesco appena a scorgere una leggera e morbida luce che riflettono le auto, i lampioni, le insegne, le case in lontananza sul suo viso.

Mi avvicino lentamente verso di lui, facendo un passo o due ogni minuto in modo tale da non creargli disturbo o farmi notare.

Faccio il giro dell'auto, per finire poi a sedermi a qualche decina di centimetri da lui, sul cofano della sua auto.

Incrocio lentamente le gambe e poggio le mani sulle scarpe, senza mai staccare gli occhi dalle piccole luci.

"È maledettamente terribile il senso di potenza e impotenza che possa darti questo posto, il senso di quiete e confusione che possa provocarti" mormora lentamente lui.

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