Capitolo 47

2.8K 164 26
                                    

Canzoni (capitolo 47):
Shawn Mendes - A little too much
Halsey - Young God

Avete presente quella tanto strana quanto comune sensazione che ti fa sentire imprigionata in una bolla?

Come se fossi separata da una barriera invisibile dal mondo esterno.

I suoni ovattati, la disconessione totale dal mondo.

Ti senti soffocare a volte, altre hai una tremenda paura di vedere quella bolla scoppiare, mostrandoti per quello che il mondo reale è davvero.

È proprio come mi sono sentita io negli ultimi tre giorni.

La febbre mi ha mezza intontita, sì, ma anche la necessità di staccare e la stanchezza mi hanno fatto abbandonare involontariamente il mondo esterno per un po'.

Beh, il mondo esterno tranne Dylan.

In un certo senso, si è infilato indisturbato e senza fare chiasso nella mia piccola, fragile e invisibile bolla di sapone.

Si è preso cura di me, letteralmente, non mi ha permesso neanche di tornare a casa mia.

Tre giorni interi con lui, anche se, mio malgrado, li ho trascorsi per lo più a dormire, per quanto ne fossi in grado.

Mi sentivo davvero provata, non solo emotivamente, ed è stato Dylan stesso ad insistere per farmi riposare il più possibile.

Si è preoccupato di fornire spiegazioni a mio padre, dopodichè ha abbandonato anche lui ogni contatto con il mondo esterno.

Ogni sera, quando mi capitava di svegliarmi improvvisamente senza una vera e propria ragione, lui era lì, senza che io glielo chiedessi.

Però, ci sono stati anche momenti strani tra noi, non saprei come definirli.

Una pausa? Non so nemmeno io.

Sorrido involontariamente peró al solo ricordo.

"Cosa fai?" mi avvicino lentamente a lui di soppiatto, notandolo concentrato di fianco ad una scala.

L'ho cercato in tutta la casa, scoprendolo poi in questa stanza, completamente ricoperta di giornali e nilon, con una scala sulla destra e dei grandi barattoli bianchi.

Le pareti non hanno un colore preciso e ben definito: primeggia un giallo spento, ma qualche macchia grigiastra estesa qua e là sfuma il colore, a mio parere triste, dei muri.

Sussulta nel sentirmi parlare, mentre io mi avvicino sorridendo fiera, anche se ancora mezza assonnata, dato che questa volta sono stata io a spaventarlo.

"Che ci fai qua? Non dormi?" si gratta la nuca.

Scuoto la testa, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio accennando un breve sbadiglio.

"Sto meglio, ho dormito abbastanza. Tu piuttosto cosa stai facendo?"

"Beh, mi dò alla pittura" allarga le braccia teatralmente voltandosi verso il muro.

"Spero che la tua opera d'arte non sia già terminata, perchè l'odore di muffa e il giallo banana marcia non sono il massimo" mi guardo intorno ridendo appena.

"Ma quanto sei spiritosa da appena sveglia" ammicca lui.

"Tu dici?" alzo un soppracciglio divertita.

"No, per niente" ridacchia lui.

"Hey!" lo spingo appena.

Dylan assume uno sguardo finto offeso, in seguito mi spinge lievemente anche lui.

The first story not unwantedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora