Capitolo 19

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Canzone (capitolo 19):
Whitaker - My own

"Perchè non ci fermiamo qui? Andremo per negozi più tardi" dice Dylan.

Abbiamo camminato per circa mezz'ora, e parlato del possibile regalo da fare a Rachel.

Gli anni scorsi Dylan le ha regalato un kit di trucchi di marca, l'anno dopo una maglietta con la loro foto stampata, il terzo anno una settimana per lui e lei da trascorrere in giro per l'Europa.

Come? Dylan ha un padre con molti soldi, detto in parole povere.

Però sono stati tutti regali carini e, secondo me, anno dopo anno, sempre più carichi di importanza e affetto nei confronti di Rachel, nonostante non siano riusciti a distrarla del tutto.

Non riesco a smettere di pensare cosa possa essere accaduto da non farle bastare un amico (senza contare il ragazzo) che tiene tanto a lei.

Nel sentire Dylan raccontarmi della vacanza che le ha regalato l'anno scorso, sono rimasta sorpresa per quanto possa essere forte il sentimento di amicizia che lo lega a lei.

Ora ci stiamo avviando verso un lago, che è bellissimo alla luce del sole già alto in cielo.

Ci appoggiamo alla staccionata che lo circonda e entrambi guardiamo dritto davanti a noi.

"Non credo che avremo bisogno di negozi francamente" mormoro senza essere troppo sicura che Dylan mi abbia effettivamente sentita.

Ad ogni modo, se vuole davvero renderla felice, credo che un regalo talmente bello non si possa trovare in un negozio in centro. Se non è bastato un viaggio, deve essere qualcosa che non sia importante solo a livello materiale, ma anche significativo, credo.

"Lo so" sussurra lui.

È curioso il fatto che ci parliamo mormorando, ma (parlo per me) ho come paura di rovinare tutta la calma che avvolge questo posto.

"Lo sai?" chiedo stupita mantenendo il mio tono basso. Che vuol dire? A volte quello che Dylan dice è davvero un mistero.

Mi volto verso di lui e chiedo "Che intendi dire?"

Lui si limita a sorridere continuando a guardare dritto davanti a sè.

Dopo una pausa, finalmente risponde "Non credo nemmeno io che quello di cui abbiamo bisogno è uno stupido negozio in centro città"

Il suo sguardo rimane fisso sull'acqua del lago che riflette i raggi del sole.

È proprio una bella giornata. Non c'è una nuvola in cielo.

"E allora perchè sono qui?" chiedo incredula.

"Volevo capire se eri in grado di aiutarmi" si volta verso di me e mi ritrovo quegli occhi a guardarmi, velati di tristezza e di stanchezza.

Dopo avere scrutato il mio sguardo interrogativo e confuso (di nuovo), riprende "C'è chi si aggrega alla mandria di idioti che giudicano Rachel senza sapere cosa è successo, ma solo perchè crede che se lo fanno in tanti, allora giudicare è la cosa giusta. C'è chi vuole a tutti i costi sapere cosa è successo a Rachel, cos'ha fatto per farsi odiare e disprezzare tanto. C'è chi avrebbe ritenuto l'idea del regalo per rendere felice la mia amica una cosa infantile, stupida e insignificante e dunque non avrebbe cercato una soluzione insieme a me. C'è chi non avrebbe capito il mio affetto e ciò che sento verso la situazione di Rachel e mi avrebbe considerato semplicemente un esagerato o sentimentale. C'è chi non si sarebbe preparato e uscito alle otto e mezza del sabato mattina per aiutare un ragazzo che conosce solo da tre giorni che gli chiede aiuto per un semplice regalo di compleanno.
E quella persona non sei di certo tu." mi guarda dritto negli occhi, con un tono di ammirazione e incredulità che si accentua parola dopo parola.

Infine conclude "Ecco perchè sei la persona perfetta per aiutarmi"

Rimango stupita.

Non so cosa dire.

Non pensavo pensasse queste cose di me, ma non posso che esserne felice.

"Ti ringrazio" sussurro e sorrido.

Però sono realmente così, non mi permetterei mai di giudicare una persona senza conoscere realmente ciò che ha fatto, e non indagherei specialmente se quella persona è Rachel.

Mi ha accolta da subito, e mi sta aiutando ad integrarmi (cosa del tutto nuova e lontana a me), per cui chiederle del suo passato quando lei non vuole condividerlo mi sembra quasi una pugnalata alle spalle:
io spero sempre che domande sulla mia storia passata vengano evitate, e questo è ciò che oltre a Dylan, Noemi e gli altri, ha fatto prima di tutti Rachel.

Dunque chiederle degli eventi passati mi sembrerebbe, si, una vera e propria pugnalata alle spalle.

"Troveremo qualcosa vedrai" dico alla fine.

"Grazie" sorride.

Spero di rendere davvero felice Rachel, così finalmente anche Dylan potrà esserlo davvero.

Scavalco improvvisamente la staccionata, e mi avvio verso la riva del lago.

"Dai vieni" dico voltandomi verso Dylan.

Si limita a sorridermi e dice "Non si potrebbe scavalcare. E lo sai che una studentessa modello tanto brava e tanto carina non dovrebbe infrangere le regole?" dice con tono solenne.

Mi limito a ridere e lui si unisce a me.

Scavalca e raggiungiamo la riva.

Restiamo qualche secondo a contemplare lo spettacolo davanti a noi.

Il lago che si estende lungo una vallata, gli alberi attorno che iniziano a tingersi di più colori per l'arrivo dell'autunno, il sole che splende senza condividere il cielo con nessuno.

Semplicemente stupendo.

"Dylan perdonami" mormoro dopo mantenendo lo sguardo fisso sugli alberi in lontananza e acquistando un tono triste e sconfortato.

Noto il suo sguardo preoccupato e confuso che mi scruta.

"Per cosa?" chiede subito con voce, sembra, leggermente tremante.

In una frazione di secondo, mi abbasso e con la mano inizio a schizzarlo con l'acqua (gelida) del lago esclamando "Per questo!"

Scoppiamo entrambi in una fragorosa risata e inizia una battaglia d'acqua con gli schizzi.

Non smettiamo di ridere e alla fine arriva l'ora di pranzo mentre noi ci avviamo verso casa fradici e infreddoliti, ma ciò non ci impedisce di continuare a ridere come dei pazzi.

Mi sento un po' pazza e sconsiderata, in effetti, per quello che abbiamo fatto, specialmente considerando il fatto che ho dato io l'inizio alla guerra con l'acqua.

Ma se Dylan sente la responsabilità di rendere felice per davvero Rachel in quanto suo migliore amico, io intendo prendermi carico della felicità di Dylan, per fargli sentire il meno possibile il peso che può essere la responsabilità nei confronti della sua amica.

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