Canzoni (capitolo 50):
All Time Low - The Edge Of Tonight
Halsey - Trouble"Hey, allora? Come sta?"
Niente.
"Mal?"
Nulla.
"Mal che cosa è successo?"
Non una parola.
"Hey guardami" Dylan mi prende il viso tra le mani, puntando i suoi occhi sui miei.
È indescrivibile il sollievo che riescono a trasmettermi, per un momento quasi mi pare di dimenticare quanto successo in quella stanza.
Quella stanza soffocante.
Non riesco a trattenere le lacrime.
È sempre così: mi impongo di essere forte, di non crollare almeno per una volta, di dimostrare che tutta la sofferenza sia valsa a qualcosa, mi abbia in qualche modo insegnato a compartire le emozioni e a dimostrarmi superiore a ciò che mi circonda.
Ma alla fine, inevitabilmente crollo, come se non fossi sazia di sofferenza, non ancora.Come se non fosse mai abbastanza.
"Hey, guardami, va tutto bene. Sono qui" Dylan mi tiene stretta tra le sue braccia, quasi abbia paura possa sparire da davanti alla sua figura da un momento all'altro.
Mi accarezza dolcemente i capelli mentre mi ripete che è qui, con me, che va tutto bene.
Per un momento riesco anche a crederci.
Per un momento riesco a fingere di essere in un sogno da cui tento disperatamente di svegliarmi.
Ma non funziona.
Forse è meglio così però: se mi svegliassi avrei ancora con me Dylan? Avrei ancora con me Mike? Avrei ancora Rachel?
Rachel.
"Ho parlato con lei" mormoro con la voce spezzata.
"So che sta bene ed è cosciente, così ha detto il medico" annuisce lui.
"È cosciente, sta meglio" affermo titubante.
"Mi ha raccontato tutto" aggiungo poi esitante.
Dylan spalanca gli occhi in un primo momento, poi non sembra più tanto sorpreso.
Si limita ad assumere uno sguardo triste e mortificato, per poi aggiungere "Tutto...?"
"Il suo passato" concludo.
"Vai a parlare con lei, io vado a casa" mormoro tenendo lo sguardo sulle mie scarpe.
"Mal, sei sicura?" sembra preoccupato.
"Si, stai tranquillo, sono solo stanca" termino voltandomi per uscire.
Esco rapidamente dall'ospedale mentre mi avvio verso la scuola.
Fine Flashback
Un altro colpo.
Un altro colpo ancora.
E un altro, di nuovo.
Comincio a non sentire più nulla.
La testa mi gira, riesco a malapena a scorgere la sua sagoma mentre mi sferra un altro calcio sullo stomaco.
Sento l'odore del sangue farsi spazio nella stanza, il profumo del bagnoschiuma è completamente sparito, così come l'odore del sudore e della vernice fresca data questo pomeriggio alle pareti.
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The first story not unwanted
General FictionQuarto anno alle superiori. Quarta casa e quarto liceo da quando le ho iniziate. Papà dice che ci abitueremo, o meglio, che io mi abituerò in fretta. Più che altro mi sono abituata a trasferirmi e ad essere identificata da tutti come "la ragazza nuo...