12. La scritta

605 38 4
                                    

Era passata una settimana.
Una dannata settimana da quel momento.
Da quel bacio.
E detto sinceramente tra me e me era stata una settimana difficile. Passata tra mille domande, e mille problemi, e soprattutto passata a cercare di evitare in ogni modo di parlare con Mattia. Le nostre conversazioni si erano ridotte al minimo indispensabile. Ovvero al 'ciao' la mattina quando attaccavamo il turno e il 'ciao' alla fine della giornata.
Nel mezzo avevamo si e no scambi di cenni per capirci l'un l'altra riguardo le ordinazioni.
Fine.

A me questa situazione faceva male. Ci stavo male. Io, proprio io che ero sempre stata una persona forte. Avevo sempre cercato di passare sopra a tutto, di non dare troppo peso alle cose, e di cercare di essere felice per quanto potessi farlo. Eppure tutto questo aveva fatto crollare la mia corazza. Quella sorta di scudo che usavo nei rapporti con gli altri. Quello scudo che mi rendeva talvolta antipatica; ma era il mio carattere. Ero testarda e sfuggente, non mi riusciva facile essere amichevole con gli altri; poche volte dimostravo i miei sentimenti.
Forse anche perché avevo pochi sentimenti verso gli altri.
Erano proprio poche le persone a cui volevo davvero bene e a cui tenevo seriamente.

E poi c'era lui. Non so come e non so perché era successo. Era successo qualcosa ed io non mi sentivo tranquilla. Era successo qualcosa in me. Qualcosa di nuovo e strano. Che non sapevo spiegarmi.

Non avevo avuto il coraggio di parlarne con nessuno. Avevo tenuto tutto dentro. Come mio solito. Anche perché non avevo assolutamente idea riguardo a chi parlarne.

Il ragazzo dagli occhi verdi era diventato strano. Anzi, era tornato il ragazzo di prima; quello che io credevo essere. Cercava anche lui di evitarmi, per fortuna direi. Inoltre era tornato ad essere più antipatico e scostante. Con quell'aria di superiorità tipica sua. Non aveva più quelle attenzioni verso di me, quei piccoli gesti anche stupidi e piccoli che però mi facevano stare bene.

Era tornato il ragazzino di prima, il diciassettenne che si apprestava a partire per la Spagna.

Eppure questo a me causava problemi, disagio, perché mi mancava il nuovo ragazzo maturo e premuroso, quello che avevo scoperto con mia sorpresa.

Dopo cena mia sorella si rinchiude in camera. "Anita devo finire inglese, sto già indietro con i compiti dopo un mese, penso sia il mio record" sorride amaramente. Sono distratta perché i miei pensieri sono altrove. Sono concentrati su altro. Mi limito ad annuire "Finiscilo allora dai" le dico, tornando di sotto da mia zia. E' molto stanca anche lei, e deve finire di correggere i compiti di geografia ai bambini.

Si prospetta una bella sera...

Dopo un po' di tempo capisco che dentro la mia camera non riesco a stare. Metto le scarpe e il giubbotto. Devo fare qualcosa e distrarmi. Sono quasi le 23. Whisky dorme in salotto. Non posso nemmeno portarlo a fare un giro, perché quando dormiva nessuno lo poteva disturbare.

Prendo le chiavi e mi dirigo nella nostra tavernetta. Cerco qualcosa che possa aiutare a distrarmi.

E' pieno di vecchi peluche miei e di mia sorella, di abiti vecchi e dei nostri libri di scuola. Cerco tra tutte quelle cose. Mi capita in mano una bomboletta spray nera; una di quelle per scrivere sui muri. Mia sorella Azzurra in terza superiore aveva avuto una fase da writers. Se ne andava in giro con i suoi compagni di scuola a fare disegni, ed era anche brava. Ci avevo provato anche io qualche volta, ma lei era decisamente più in gamba. La prendo, magari trovo un muro libero e ci faccio qualche schizzo. Qualche sgorbio magari, date le mie povere capacità. Infilo la bomboletta nella borsa, insieme alle cuffie. Esco.

Mentre chiudo il cancello vengo abbagliata dai fari di una macchina. La titolare, Serena. Alla guida, e lui accanto. Si scambiano un bacio.

Non credo a quello che ho visto. Non posso crederci, non voglio crederci.

Una fitta al cuore, un buco allo stomaco, un dolore alla testa assurdo. Mi sento quasi svenire, per quello inspiro profondamente facendo entrare l'aria nei polmoni. Mattia si avvicina al suo cancello mentre l'auto si allontana. "Ciao" mi dice. Gli rispondo con un cenno. I miei occhi sono spalancati, mentre la sensazione di stretta allo stomaco si fa più insistente. "Bè che c'è?" chiede. "Nulla" rispondo timidamente con un filo di voce. Voglio solo allontanarmi da lì.

"Dai Anita, dillo" mi esorta. Non voglio proprio dire nulla, non ho niente da dire.
"Allora? Cosa pensi adesso di me?" ride.
"Te la fai con....con Serena..." a bassa voce riesco a dire queste parole. Dirlo mi faceva ancora più male.
Annuisce. "Si Anita. Dai dì quello che pensi tanto lo fai sempre no? Dimmelo!" urla.
Ma cosa vuole da me?
"Sei impazzito?" lo guardo sgranando gli occhi.
"Oh dai.. lasciamo perdere. Ti faccio schifo, e allora dillo. E' più facile per me così, torna ad odiarmi come prima Anita!" sbatte il cancello entrando nel suo cortile.

Comincio a correre velocemente per allontanarmi da lì. Mi dirigo verso il paese, il martedì sera non avrebbe dovuto esserci molta gente in giro. Avevo una rabbia in corpo. Raggiungo il centro e mi siedo sul muretto di fronte al campetto di calcio. Le lacrime cominciano ad uscire velocemente dai miei occhi.
Comincio a singhiozzare.
Sto piangendo e non succedeva da tanto. I miei occhi sono gonfi e pieni di lacrime.
Non avevo mai pianto per un ragazzo. Mai.
Mi passo le mani sul volto, cercando di asciugarmi dalle lacrime che non accennavano a smettere. Una coppia di signori anziani passeggia e si dirige in chiesa.

Tiro fuori dalla borsa le cuffie, e metto una canzone. Dovevo calmarmi.
Play.
Solo Ieri, Eros Ramazzotti.

Cerco di regolarizzare il mio respiro, mentre le lacrime si stanno fermando piano piano.
Fanculo. Fanculo.
Ma cosa mi stava succedendo?
Le parole risuonano nelle mie orecchie, miste al vento che si stava alzando.

Forse é stata tutta qui
La mia ingenuità
Solo ieri
Quando era più leggera la mia età
Ora so, si paga in pianto però
Per crescere di più
Ora lo so

Ingenua si. Ero stata ingenua.
Stupida. E adesso mi ritrovavo a piangere. A piangere per lui.
Piangevo perché stavo male, perché non capivo, perché da quel bacio era successo qualcosa.
Perché... perché provavo qualcosa.
Mi spaventava ammetterlo.

Già da domani in poi
Pensando ad oggi dirò
E solo ieri ormai

Stoppo la musica.

Vorrei davvero che fosse così.
Dire che era solo ieri. Solo ieri che stavo male.
Ma dubito che sarà così.
Sto male, davvero. Tanto.

Mi alzo, voltandomi verso il muretto. Il muro davanti a me, pieno di scritte e disegni.
Prendo la bomboletta dalla borsa. Se fossi stata brava a disegnare adesso avrei sfogato i miei sentimenti così, disegnando qualcosa sopra tutti quei graffiti.
Eppure, mentre tengo la bomboletta nella mano destra l'unica cosa a cui riesco a pensare é il suo viso.
E la sensazione che ho provato quando lo ho baciato. E quella di prima, quando lo ho visto con Serena. Fosse successo tempo prima avrei pensato: eccolo, il solito. Pure con la titolare. Invece quando ho visto quella scena ho provato delle cose strane. Gelosia. Era solo quello. Ero gelosa. Gelosa di lui. Perché lo volevo. Lo volevo per me. Mai avrei pensato di dirlo.

Ero innamorata. Mi ero innamorata di lui. Come avevo potuto? Non c'era una spiegazione. L'amore arriva, all'improvviso, quando meno te lo aspetti, e spesso ha il viso di chi non immagineresti mai.
Ero innamorata di quel ragazzo.
Un'altra lacrima esce dai miei occhi, mentre impugno convinta la bomboletta.
E scrivo in basso sul muretto.
Scrivo una frase, non troppo grande.
Una frase per ammetterlo a me stessa. Scrivo, semplicemente quella cosa assurda che stavo provando.
Ti amo Mattia

||Alcune Sere|| ~ BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora