'Mi accontenterò del tempo andato
Soffierà nel vento una lacrima
Che tornerà da te
Per dirti ciao, ciao
Mio piccolo ricordo in cui
Nascosi anni di felicità
...
Magari un giorno l'universo accoglierà la mia richiesta
E ci riporterà vicini'
-Per dirti ciao, Tiziano Ferro-
Sono in macchina con mia zia e mia sorella. Dovevo arrivare all'ospedale alle 9 della mattina. Siamo largamente in anticipo, ma almeno avrebbero avuto il tempo di sistemarmi, e poi il dottor Bruni si era raccomandato di andare prima. Mi avrebbe spiegato l'operazione, e avrebbe parlato con mia zia.
La strada che porta all'ospedale é triste. L'asfalto é circondato da campi incolti, e le distese di erba sono ormai ricoperte della brina mattiniera tipica dei mesi invernali.
Controllo l'ora sul display del cruscotto. A breve Mattia si sarebbe svegliato e mi avrebbe mandato il messaggio del buongiorno. Leggere sul display del cellulare il suo nome con accanto un cuore, poiché così lo avevo salvato, mi avrebbe fatto troppo male. Non avrei potuto rispondergli, e non volevo mentirgli. Così per evitare tutto questo avevo lasciato il telefono spento sulla scrivania della mia stanza accanto al diario.
Dopo aver lasciato l'auto nel parcheggio dell'ospedale ci avviamo all'entrata.
Appena varcata la soglia riconosco Leo e Davide. Mi si avvicinano appena mi riconoscono; Davide ha un enorme sorriso stampato sul volto. "Ei Anita" mi saluta Leo. Faccio un cenno a mia zia e mia sorella, come per indicargli che li conoscevo. "Ciao ragazzi. Come state?" domando sforzandomi di sorridere. "Bene" sorride Davide indicandosi. "Il ragazzino qui ha superato alla grande l'operazione! L'ha sfangata il mio ragazzino" dice Leo gesticolando. Ero felice. "Grande Davide!" gli sorrido dandogli una pacca sulla spalla.
Mi domandano poi se fosse oggi il grande giorno. Annuisco abbassando gli occhi "Si oggi..anzi é meglio che vado..".
"Ci troverai qui quando finisci. Così ti terremo compagnia, e ti porto a fare un giro per i reparti..vedrai che ci sono posti interessanti in un luogo come questo, anche se non ti sembra" mi sorride Leo. Annuisco, vorrei dire qualcosa ma mi trattengo. Lo abbraccio, lui e Davide. "Vai Anita, andrà bene. Se lo ho superato io ce la farai anche tu" mi sussurra Davide. "Grazie ragazzi, grazie".Raggiungiamo lo studio del dottor Bruni che mi sta aspettando sull'uscio della porta.
Dopo aver parlato con mia zia mi indica una piccola stanzetta dove avrei dovuto cambiarmi, togliermi gli abiti e indossare il camice.
Faccio come mi dice, sciogliendo i miei capelli.
"Allora adesso andiamo Anita" mi indica una sedia a rotelle. "Ma le mie gambe funzionano ancora, posso farcela a camminare eh" sbotto, abbastanza arrabbiata.
"Anita dai" mi sorride mia zia.
Doveva essere la prassi forse. Mi siedo su quell'aggeggio.
Azzurra cammina affianco a me tenendomi la mano. Sorrido mentre la vedo. Era un gesto semplice e dolce, inaspettato. Eppure quando era mia sorella a compiere questi gesti generava in me sempre dei sorrisi spontanei.
Arriviamo davanti la sala operatoria. "Adesso entriamo. Assisterò anche io" mi sorride Bruni andando verso la stanza per mettersi la mascherina e tutto l'occorrente.
"Andrà tutto bene. Tutto bene" mi abbraccia mia zia. La stringo forte, dandole un bacio sulla guancia, e vedo una piccola lacrima uscire dai suoi occhi.
Era sempre stata forte, eppure dei momenti di debolezza le erano concessi.
Azzurra mi stampa un bacio, mentre le stringo la mano. "Scema ti aspetto dopo, e non pensare che sarò più dolce solo perché sarai convalescente" le scappa una risatina amara. "Vi voglio bene" dico ad entrambe, e nel frattempo noto Bruni arrivare. Entriamo nella sala, mentre mia zia e mia sorella si sistemano nel corridoio. "A dopo. Voi potete aspettare qui" dice il dottore a loro indicando delle sedie a cui esse si erano già avvicinate."Allora come ti senti?" mi domanda il dottore. "Eh bè.. diciamo che sono stata meglio" faccio una smorfia. "Lo so Anita; ma presto starai di nuovo bene" continua lui. "Non so perché ma fatico a crederti" abbasso gli occhi, mentre mi fa sedere sul lettino operatorio. I suoi occhi nascosti dalla mascherina mi fanno intravedere un velo di malinconia. Evidentemente cercava di tranquillizzarmi, ma lui stesso non credeva a quello che diceva. "Invece lo devi fare. Devi credermi e devi essere forte". Era facile per lui dire queste cose. Intanto solo io sapevo quello che mi passava per la testa in quel momento. Ed erano immagini confuse. Voci, momenti, fotogrammi. Istanti. Era come un film confusionario. Non riuscivo a distinguere quello che stavo pensando, e le voci dei chirurghi che si stavano avvicinando a me e Bruni rendevano il tutto ancora più confusionario.
"Adesso mettiti qui; anzi prima ti dobbiamo purtroppo tagliare i capelli. Lo sai che mi dispiace molto perché sono bellissimi davvero. Però è necessario" il dottore era affranto per questa cosa. Aveva una fissazione con i capelli forse, ecco perché i suoi erano sempre così curati. "Ma tutti me li devi tagliare?" gli domando. Annuisce. "Bè per togliere quel rigonfiamento maledetto che hai qui dentro, si ti raso tutti i capelli" mi tocca i capelli prendendo in mano una macchinetta per tagliare i capelli, quella che di solito usavano i barbieri per fare le pettinature ai ragazzi. "Scherza??" spalanco gli occhi. "Si" dice. Si avvicina e comincia a rasare dal lato destro della mia testa, spostando tutti gli altri capelli a sinistra. "Quando sarò in pensione andrò a fare il parrucchiere, guarda qua" sorride passandomi uno specchio. Avevo la rasatura da un lato. E avrei potuto farmi il ciuffo dall'altra parte. Era una pettinatura da punk forse? Oppure delle cantanti rock? Non era male però. Era moderna devo ammetterlo. "Bè complimenti, pensavo peggio" sorrido al dottor Bruni.
Gli sono grata poiché in un momento simile era riuscito a farmi sorridere.
"Ok adesso ti chiedo di sdraiarti qui" mi indica il lettino operatorio. Faccio come mi dice. La luce sparata al massimo sopra la mia testa quasi mi abbaglia. Vedo gli altri dottori avvicinarsi. Non voglio guardare gli strumenti che stanno per utilizzare, infatti concentro il mio sguardo sul soffitto. Trovo un punto da fissare, nel vuoto. "Ora ti addormenterai. Una cosa che consiglio di fare è pensare ad un ricordo. Un ricordo bello e felice, piacevole. E dividerlo a metà, come se mettessi in pausa un video. Devi pensare a questa cosa e focalizzarne la prima parte. Poi ti addormenterai, e quando ti sveglierai la prima cosa che la tua mente elaborerà sarà il continuo di questo tuo ricordo. In questo modo il tuo risveglio sarà più naturale, nonché piacevole" mi sorride toccandomi la mano. "Cos'è un metodo nuovo?" mi scappa una risatina. "Il metodo Bruni" annuisce compiaciuto. "Questo però lo devi togliere" mi indica il polso. Avevo ancora il braccialetto di Mattia, quello di stoffa nero. Me lo avevano detto: presentarsi senza gioielli, orecchini, trucco, smalto. Lo guardo, sfilandomelo con la mano sinistra. Lo porgo al dottore. "Mi promette che lo da a mia zia? E che gli dice di restituirlo a Mattia?" lo guardo negli occhi, quasi implorandolo. Infila il braccialetto in tasca. "Certo Anita. Va bene, glielo dirò".
"Adesso pensa al tuo ricordo felice, quando lo stai vedendo e lo hai stoppato fammi un cenno con la testa. E sii forte" mi stringe la mano. Ricambio la stretta con più forza possibile.
Un altro dottore era pronto dietro di me. Per farmi l'anestesia sicuramente.
Chiudo gli occhi e mi concentro. Un unico ricordo felice. Da dividere in due.
Istintivamente ed inevitabilmente penso a Mattia. Al primo bacio. Eravamo al fiume, e stavamo parlando di quello che non avrei dovuto dire e fare la sera prima quando ero ubriaca. 'Facciamo una prova' mi aveva detto. E la prova era scambiarci un bacio. Io gliene avevo dato uno a stampo, ma lui non era soddisfatto. Aveva preso il mio viso tra le sue mani e si era avvicinato a me.
In quell'istante interrompo il mio pensiero, faccio un cenno con la testa, come mi aveva detto Bruni, tenendo sempre gli occhi chiusi. Spero di poter vedere il continuo di questo ricordo stupendo, al mio ipotetico risveglio.
In quel momento l'immagine sfuma, sento il mio corpo diventare sempre più leggero, e la mia mente offuscarsi. Mi sento debole, le voci intorno a me sfumano. L'effetto dell'anestesia stava prendendo il sopravvento. Il viso di Mattia non è più riconoscibile, rimangono soltanto i suoi occhi verdi. Il mio appiglio alla vita. Il mio appiglio.
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||Alcune Sere|| ~ Briga
RomansaEra questo l'inconveniente di vivere in un piccolo paese. Anche se non lo vuoi, tutti sanno tutto di te. Io invece cercavo di farmi i fatti miei, immersa nel mio mondo. E le sere passate in quel giardinetto me le ricordo come fosse ieri. Persa nei m...