11. La prova

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"No Nick non oggi. Non posso ti ho detto. Domani parliamo"
"No per favore smettila! Non dire cazzate"
"Si ok va bene hai ragione. Ciao."

Con gli occhi ancora mezzi chiusi sento la conversazione di mia sorella Azzurra nella camera accanto. Sta parlando a voce molto alta.
Accendo la luce dell'abat-jour sul mio comodino. L'orologio mi suggerisce che sono quasi le 8. Spengo la sveglia che avrebbe suonato a breve per suggerirmi di muovermi e andare a prepararmi per il lavoro.
Mi ritrovo sul letto fatto e con la coperta sopra, e mi accorgo anche di essere vestita. Come ieri sera.
Mi ricordo infatti che qualcuno mi aveva accompagnato e messo a dormire.
Già, qualcuno.

Mi alzo, togliendomi gli abiti del giorno prima e indossando un semplice jeans.

"Ma non sei a scuola?" chiedo a mia sorella, incrociandola sulle scale.
"Entro alla seconda ora oggi. Tu ti sei ripresa da ieri?" sorride.
"Certo Azzurra. Ma stavo benissimo" replico, con un gesto di stizza.
"Certo.. comunque quell'idiota di Nick mi fa incazzare. Vuole parlarmi oggi ma non capisce che devo andare a scuola. Certo lui non ci va e fa prima. Poi parlare per lui significa non risolvere nulla perché le mie parole sono al vento, non mi ascolta. Mi racconta palle ma non sa che io sono più furba di lui e lo capisco subito" alza gli occhi, vantandosi di questa sua capacità.

Scendiamo a fare colazione ed usciamo entrambe.

La giornata al lavoro scorre normale, come al solito.
Non rivolgo parola a Mattia per tutto il turno, limitandomi a salutarlo al mio arrivo e a due o tre discorsi relativi alle ordinazioni.

Alla fine del turno Serena mi chiama.
"Eccomi".
"Ascolta domani dovresti stare per il turno serale..sarebbe un problema per te?" mi domanda.
"Mmm no non dovrebbe. Ma dalla mattina?" domando.
"No no. Per le sette di sera cominceresti. Ho un impegno urgente e non potrò esserci, quindi oltre ai ragazzi vorrei ci fossi tu, sai mi fido di più" sorride.
"Va bene perfetto. Cercherò di non deluderla".
"Non accadrà. E dammi del tu ti ripeto".
"Si scusa. Hai ragione. Allora vado" dico salutandola con un cenno.
Lei fa lo stesso.

Esco dal retro mettendomi la sciarpa azzurra al collo e la mia felpa nera. Scosto i capelli da un lato, e tiro su il cappuccio.

Vedo Mattia sulla moto, fermo ad aspettare, intento a fumarsi una sigaretta. Sicuramente avrebbe voluto delle spiegazioni.
Mi sentivo abbastanza in imbarazzo. Molto.
Ieri sera avevo detto cose strane, chissà cosa avrà pensato, e cosa starà pensando di me in questo momento.
Non che mi andasse molto di parlare eppure dovevo farlo.

Mi fa un cenno con la mano destra sottintendendo di avvicinarmi a lui.
Faccio come mi dice.
Dopo due minuti in silenzio, nei quali lui finì la sigaretta mentre io occupai il tempo a guardare per terra con sguardo perso in cerca delle parole più giuste, il silenzio fu interrotto dal passaggio della proprietaria del bar, Serena.
Era al telefono e pareva anche abbastanza arrabbiata.
La scruto per cercarne di capire l'umore, ma senza troppi risultati. Vedo che Mattia fa lo stesso, mentre lei sorride verso di noi.
"Dai andiamo" esordisce Mattia infine. "Mmm dove scusa?" domando. "Salta su" indica il suo motorino. Annuisco.

Porto le mani intorno alla sua vita per tenermi. Non amavo andare in moto, e anzi spesso mi spaventava. Lo stringo forte, poggiando la testa sulla sua schiena.
Posso sentire il suo respiro, misto al vento sulla faccia.
Chiudo gli occhi, facendomi cullare da quella sinfonia perfetta, e il mio timore sembra diminuire.

La moto si ferma dopo un breve viaggio di circa 5 minuti, al fiume giù alla valle. Scendiamo e mi accomodo sull'enorme masso di fronte al fiume, portando le ginocchia al petto, e circondandole con le braccia.
Lì d'estate prendevo il sole, ci passavo i pomeriggi con mia sorella. Lì ho dato il primo bacio. Lì ero venuta un sacco di volte a riflettere, e a parlare a mia mamma guardando il cielo azzurro sopra di me, per raccontarle quello che mi accadeva. Lì stavo bene e in pace con me stessa.

||Alcune Sere|| ~ BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora