8. Colleghi?

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"Vado Anita. Prega per me" Azzurra comincia oggi l'ultimo anno di liceo linguistico. Ultimo anno vuol dire esami di maturità. Ed esami di maturità vuol dire scleri, inevitabilmente. E scleri suoi vuol dire che io li devo sopportare, e devo aiutarla.
"Non esagerare Azzurra! Buon primo giorno! Vedrai che ti parleranno solo dell'esame...cinque ore passate a parlare dell'esame" le sorrido.
"Fanculo" mi dice molto amichevolmente con un sorriso aspro.
"Ciao" la saluto abbracciandola. "Ciao Anita, non mi fare arrabbiare già adesso eh" ricambia l'abbraccio.

Mia zia é andata alle elementari, fa la maestra.
É mattina presto e sono già sveglia, un po per poter salutare loro due e un po perché stamattina ho un colloquio di lavoro.
Ne ho fatti già due nei giorni precedenti ma non sono andati molto bene.
'Le faremo sapere' questa era la risposta che davano sempre.
Ma già da come lo dicevano potevo capire se sarebbe stata positiva o negativa.
E in questi due casi purtroppo avevo avvertito che fosse negativa. Avevano tantissime richieste, e io forse ero stata un po scortese. Non mi ero presentata al mio meglio. E non avevo fatto vedere tutte le mie capacità.

Il colloquio di oggi era al bar-gelateria giù alla valle.
Distava circa 20 minuti in bicicletta. Quindi era anche comodo. Sarebbe stato perfetto. Avrei potuto finalmente guadagnarmi qualcosa da sola, con le mie forze.
Il locale era carino. Era un bar molto grande, che serviva la colazione e anche panini e piatti pronti per il pranzo. E inoltre d'estate vendevano anche i gelati. Avevano bisogno di personale dopo che il locale aveva cambiato gestione. Il signore che lo possedeva prima era andato in pensione. Marcello. Un signore simpatico. Non molto alto e un pò cicciottello; erano anni che possedeva il bar e praticamente tutto il paese lo conosceva.
Aveva venduto ad una signora. Non so altro. Tramite mia zia ho saputo che cercano ragazzi per servire ai tavoli, pulire, insomma cercano il personale. Ho portato il curriculum e mi hanno contattato. Oltre alla proprietaria anche suo fratello lavora con lei.

Avrei dovuto presentarmi alle 10 di questa mattina.
Dopo essermi vestita prendo le cuffie e cammino scalza nel mio giardino.
Amavo la freschezza dell'erba, il suo profumo e la sensazione di libertà che mi procurava.

Mi sdraio sull'erba, nel retro, e Whisky é vicino a me nella sua cuccia. Mi guarda con il suo musetto dolce. Sembra volermi rassicurare, e dirmi che andrà tutto bene. Lo penso anche io. Per una volta sento di essere positiva.

Ascolto una delle mie canzoni preferite. Mi ricordava mio padre. Era di Vasco. Lui era il suo cantante preferito, e spesso nel nostro appartamento a Roma risuonavano le sue canzoni dallo stereo. Mio padre lo metteva a tutto volume, beccandosi spesso le lamentele di mia madre, che si arrabbiava simpaticamente con lui.
E Ogni volta era quella che preferiva. La cantavo con lui, sbagliando alcune parole. E lui cercava di insegnarmele. Questi ricordi sono ancora nitidi in me.
Premo play.

Ogni volta che viene giorno
Ogni volta che ritorno
Ogni volta che cammino e
Mi sembra di averti vicino

Già.. mi sembra di averti vicino, a poco a poco però sembri allo stesso tempo allontanarti da me, papà.
Una lacrima mi esce spontanea, mentre comincio a cantare ad alta voce, per sfogare quel mio momento di debolezza.

Ogni volta che mi guardo intorno
Ogni volta che non me ne accorgo
Ogni volta che viene giorno
E ogni volta che mi sveglio
Ogni volta che mi sbaglio
Ogni volta che sono sicuro e
Ogni volta che mi sento solo
Ogni volta che mi viene in mente
Qualche cosa che non c'entra niente
Ogni volta

Mentre canto sento improvvisamente dell'acqua gelata addosso.
Ma che cavolo era??
Mi alzo di soprassalto, allontanandomi verso la casa, e subito capisco.
Mattia.
Mi stava schizzando l'acqua dal tubo che sua mamma usava per innaffiare il giardino.
"Stronzo" urlo mentre lo vedo ridere proprio di gusto. Rideva e rideva ancora.
"Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare!" sorride.
Avevo pure la prova per il lavoro al bar tra meno di un'ora, e adesso dovevo andare ad asciugarmi e cambiarmi. I miei capelli erano stati appena lisciati. Lavoro inutile. Benissimo.
"Ma ti rendi conto?" gli dico guardandolo malissimo.
"Ninni é colpa tua. Te lo avevo detto quando stavamo al mare che te avrei ricompensato. Vendetta fu" ride.
"Oh si certo. Be grazie davvero. Guarda come sono conciata adesso. Mi sembra esagerato per aver letto un tuo testo" incrocio le braccia al petto, in segno di arrabbiatura.
"Mmm forse, dici? Ma é perché non mi hai ascoltato. Dai siamo pari adesso" sorride.
"Sisi come no. Fanculo Mattia" sbotto, e mi dirigo subito in casa.

Salgo in camera, mi asciugo velocemente i capelli, mi cambio i vestiti ormai bagnati ed esco di fretta.
Salgo sulla mia mountain bike e pedalo velocemente fino al bar.
Ok, non sarei arrivata in ritardo.

"Buongiorno" entrando cerco con lo sguardo la signora che potesse essere la proprietaria. Il locale era chiuso al pubblico, avrebbe aperto tra tre giorni.
"Eccomi arrivo" sento da dietro il bancone.

Avevano risistemato il posto. C'erano tre tavolini appena entrati, ed altri sette nella seconda sala. Il bancone era abbastanza grande e in vetrina c'erano i piatti su cui sarebbero comparsi panini, pizzette e da mangiare. Dietro il bancone ecco le varie macchinette per il caffè e le bottiglie.

"Ciao, tu devi essere qui per il lavoro" la signora spunta e si avvicina a me.
Una donna giovane. Avrà avuto sui 35 anni forse. Alta, bionda tinta, e molto truccata. Una bella donna nel complesso.
"Si esatto. Piacere Anita. Ho già portato il mio curriculum e mi avete telefonato dicendo di venire oggi" cerco di sorridere ed essere molto cortese.
Annuisce. "Certo, piacere mio, Serena. Allora guarda ti faccio fare due o tre cosette. Come penso saprai c'é anche mio fratello. Lui sta in cucina e prepara i gelati e i panini, le brioche e tutto quello che concerne il cibo" la ascolto con attenzione.
"Ci servono due baristi diciamo. Servire ai tavoli, preparare bevande.. e be essere cortese con i clienti" mi informa.
"Certo.. mi dica cosa devo fare e.." mi interrompe. "Dammi pure del tu. Sono ancora giovane. Allora il turno serale é già stato assegnato a due ragazzi, ne cerchiamo altri due per il turno diurno, dalle 9 del mattino alle 17, domenica libera" continua. "Si certo. Va benissimo". "Perfetto, allora cominciamo" mi porge il grembiule nero tipico da barista e me lo allaccio intorno alla vita.
"Facciamo un po di pratica con le ordinazioni. Immagina di dover andare ai vari tavoli e segnare quello che desiderano. Poi passiamo a fare i semplici caffè, cioccolate e frullati. Dimmi in cucina come te la cavi? Cioè se ci fosse da fare tipo una crepes oppure qualcosa con la frutta tu sei capace?" mi domanda. "Si me la cavo, a casa spesso cucino.." dico timidamente.
Annuisce. "Bene, dai comincia pure".

Dopo una mezz'oretta passata a simulare ordinazioni e fare caffè e altri piatti dolci, devo dire che me la sono cavata abbastanza bene. "Questa presentazione mi piace molto" dice guardando il mio piatto con la crepes al cioccolato e frutti di bosco. Sorrido. "Brava, direi che mi basta".
Mi dirigo al tavolino e mi slaccio il grembiule nero.
Nel frattempo vedo Mattia entrare.

"Salve signora" sorride.
"Oh ciao. Tu devi essere Mattia giusto?" lui annusice squadrandomi dalla testa ai piedi.
Forse non si aspettava di trovarmi lì. Ma nemmeno io a dire il vero. Cosa ci faceva anche lui qui?
"Be se vuoi cominciare" le dice la donna.
Cominciare???
No dai.... il mio presentimento piano piano ha conferma.
"Metti questo" gli porge un grembiule anche a lui.
Mentre il ragazzo va dietro il bancone sorridendomi la donna lo osserva.
Intanto si avvicina a me. "Be tu sei assunta. Cominci giovedì va bene?" mi dice porgendomi la mano.
Oddio che bello. Ce l'avevo fatta.
Annuisco sorridendo. "Va benissimo. Grazie" dico porgendo anche io la mia mano destra.
"Ecco tieni, due firme qui, leggi pure tutto su orari, comportamenti e paga" mi porge una fotocopia ed una penna.
Mi siedo a leggere.

"Si si. Oggi é il mio giorno fortunato. Due assunzioni. Ecco anche a te" porge lo stesso foglio a Mattia e sorride.

Il ragazzo si siede mentre io saluto la donna. "Allora grazie ancora. Alle 9 giovedì sarò qui" sorrido porgendole il foglio firmato. Esco dal locale e recupero la mia bicicletta, cominciando a pedalare.
Dai non era possibile. Era uno stupido scherzo del destino. A lavoro insieme? Io e lui? Ma perché mai?

"Oh Ninni" Mattia mi affianca con il motorino. "Dimmi che é uno scherzo dai" gli dico, girandomi a destra verso di lui. Scuote la testa. "Vicini di casa e adesso pure colleghi" sorride. "Colleghi? Ci mancava anche questa" faccio un finto sorriso.
"Comunque se avessi saputo che avresti avuto il colloquio non ti avrei mai bagnato, o forse lo avrei fatto ancora di più per metterti ko" ride. "Come vedi invece non é servito. Non so come abbia fatto ad assumerti. Evidentemente si era presentato qualcuno peggio di te" rido. "Non sei simpatica" sorride "comunque guarda il lato positivo di questa cosa".
"Mmm c'é un lato positivo nel doverti sopportare tutto il giorno? No perché io non lo vedo".
"C'è c'é. Ci divertiremo. Vedrai" sorride. "É un lavoro, non una cosa divertente Mattia. Cerchiamo di non intralciarci" sorrido pedalando più forte.
"Certo collega" dice e mi supera a gran velocità.

Era meglio se restava in Spagna. Era tornato da poco più di due settimane e avevamo passato già troppo tempo insieme. E come se non bastasse ora dovevamo lavorare assieme. E combinazione pure nello stesso turno. Ironia della sorte.
Da vicini di casa, ad amici d'infanzia, a semplici conoscenti, a non vedersi per 4 anni, a lavorare insieme. La vita a volte é strana.

||Alcune Sere|| ~ BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora