'There's nothing I could say to you
Nothing I could ever do
To make you see
What you mean to me
All the pain, the tears I cried
Still you never say goodbye
And now I know how far you'd go'
-I will be, Avril Lavigne-Mentre mi avvio all'ospedale il mio umore non é dei migliori.
Avevo sempre odiato quell'edificio.
Non per un motivo particolare, ma più che altro perché trovavo quel posto triste. Le pareti bianche, anzi che erano bianche una volta, ora avevano assunto un colorito spento e abbastanza sporco.
Le stanze, le barelle nei corridoi e la sofferenza delle persone mi rendeva triste e mi metteva malinconia.
Da piccola lo avevo frequentato parecchie volte dato che mia mamma faceva l'infermiera.
E spesso mi affezionavo anche ai pazienti che lei seguiva, però non ci misi più piede da quando mia lei mi aveva lasciata. Andare lì e non trovarla era una cosa insopportabile per me.
Però ero consapevole del fatto che per risolvere i problemi relativi alla salute e per stare meglio dovevo recarmici.
Mi avevano fissato la visita questo lunedì mattina.Arrivata nel parcheggio sistemo la mia bicicletta nel posto apposito, chiudendo la sicura.
Non si sa mai; pur essendo in un paese era meglio non fidarsi, e poi la mia bicicletta era proprio bella, qualcuno avrebbe potuto prendermela.Al telefono mi avevano detto al secondo piano. Fissata la visita di controllo con il dottor Bruni.
Prendo l'ascensore e dopo aver consegnato la mia carta d'identità e verificato la mia prenotazione mi siedo nella sala d'aspetto.
Vedo passarmi davanti parecchi ragazzi.
Al fondo di quel piano vi era il reparto adibito alle patologie dell'infanzia e dell'adolescenza.
E si, purtroppo erano patologie gravi.
Mentre fisso la signora accanto a me, che attira la mia attenzione per via di un abbigliamento a dir poco vistoso, vedo due ragazzi provenire da quel reparto.
Uno é senza capelli e procede su una sedia a rotelle, mentre l'altro ha una testa di capelli ricci e neri, e sembra un poco più piccolo del suo amico.
Si fermano a chiacchierare con la signora affianco a me, forse la conoscevano.
"Ah ma oggi abbiamo anche una bella ragazza" mi si avvicina il più grande, parandomisi davanti con i suoi occhi scuri.
Lo guardo scrutandolo, e capisco subito che questo mio atteggiamento risulta per lui fastidioso, tanto che accenno subito un sorriso per cercare di riparare.
"Ciao" dico. "Io sono Leo" continua lui, porgendomi la mano. "Anita" rispondo presentandomi. "Lui é Davide" indica poi il suo amico ricciolino.
"Sai noi siamo un po i veterani qui; ogni mattina ci facciamo il giro del reparto per vedere facce nuove, e per reclutare qualche nuovo membro del nostro gruppo. E tu potresti fare al caso nostro, nonché al mio" sorride mentre lo ascolto incuriosita.
"Andiamo Leo smettila di fare lo scemo" gli risponde l'amico.
"Ah voi avete un gruppo qui?" domando incuriosita.
Il ricciolo annuisce spiegandomi.
"Si. Purtroppo sono costretto a rimanere qui dentro, e ho incontrato lui.. la sfiga ha voluto così" lo vedo scoppiare in una risata mentre Leo gli tira una gomitata.
Ho quasi paura a domandare il motivo della loro permanenza all'ospedale, e infatti non lo faccio. Mi limito a chiedere loro l'età.
"Io ho quasi 17 anni, lui 15" mi risponde Leo.
"Poi be..so che vuoi chiedermi il perché mi trovo in questo posto. Ho un tumore, mentre il mio amico qui ha il cuore che fa i capricci" e mentre mi da queste informazioni lo vedo rilassato e sorridente.
Mi aveva detto quelle cose come se stesse parlando della formazione della sua squadra, o di un concerto a cui volesse andare, o di qualsiasi altra cosa piacevole della vita.
Mi si forma un'espressione triste sul volto. Non sapevo che cosa dire.
"Io.. mi dispiace..non.." Leo mi interrompe. "Si si lo dicono sempre tutti. Ormai ci sono abituato. Che fai qui tu invece?" mi chiede. "Una visita di controllo. Per un mal di testa che mi tormenta da un po" lo informo.
Annuisce. "Ah ecco. Magari ci vediamo ancora" dice. "Non per niente...ma spero di no" sorrido.
"Non ti vuole vedere Leooo!" esclama Davide.
"Non per voi che siete simpaticissimi ovviamente" mi affretto a dire.
"Si abbiamo capito. Buona giornata, e se dovessi tornare vincerai il mio numero, quindi pensaci bene" urla Leo mentre li vedo andare verso un altro gruppo di persone che aspettavano dal dottore a fianco al mio. "Ciao" li saluto sorridendo, mentre penso a quanto deve essere difficile per loro questa situazione.
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||Alcune Sere|| ~ Briga
RomanceEra questo l'inconveniente di vivere in un piccolo paese. Anche se non lo vuoi, tutti sanno tutto di te. Io invece cercavo di farmi i fatti miei, immersa nel mio mondo. E le sere passate in quel giardinetto me le ricordo come fosse ieri. Persa nei m...