10. Come mai

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Il panorama dalla mia finestra mi rilassa. Un bellissimo paesaggio campagnolo; davanti a me prati incolti e colori autunnali che cominciano a spiccare. Il cielo è ormai scuro, c'è del venticello.
Il rumore del paese mischiato al cinguettio degli uccellini sembra quasi metterli a confronto e scontrarli, due rumori così differenti; era già cominciata la notte bianca. Potevo sentire la musica provenire dal bar del paese, e le persone che chiacchieravano o guardavano i negozi di abbigliamento presenti. Ce ne erano soltanto due, eppure erano sempre affollati. Una piccola fogliolina verde cade dall'albero situato nel retro del nostro giardino e si posa sul davanzale della finestra. La raccolgo, pensando alla velocità di un attimo, a quanto fosse tutto così dannatamente passeggero. Perché la vita é un brivido che vola via. Già, Vasco, c'hai proprio ragione. Il profumo dell'erba appena tagliata inonda il mio naso, misto a quello di menta della gomma da masticare che avevo appena messo in bocca. Ero nervosa, stavo cercando di rilassarmi in ogni modo. Le gomme mi aiutavano, dato che non fumavo. Avevo provato a 15 anni il fumo, spinta dai miei coetanei. Sui gradoni del campetto di calcio, mentre guardavamo i ragazzi del paese sfidarsi nei tornei che erano soliti organizzare; eppure non ci avevo trovato niente. Le ragazzine se ne accendevano una dopo l'altra, forse per attirare l'attenzione, o forse per piacere, o per darsi un'aria più adulta. Non lo so. Però dopo tre o quattro volte avevo deciso che non faceva per me. Quindi per ridurre la tensione e l'agitazione masticavo gomme come se non ci fosse un domani.

Sinceramente non so nemmeno spiegarmi il perché di questa mia agitazione. Dovevo pensare a divertirmi, davvero, sul serio. Una serata solo per me. E non so se il problema fossero le persone che avrei dovuto vedere tra poco e con cui avrei dovuto parlare.

Na na na na na na na, I wanna start a fight
Na na na na na na na, I wanna start a fight
So, so what?
I'm still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm having more fun
And now that we're done
I'm gonna show you tonight
I'm alright, I'm just fine
And you're a tool
So, so what?

Ogni anno mettevano sempre questa. So what, Pink. Non mancava mai ad ogni notte bianca o festa di paese. Metteva energia e carica, e mentre la posso sentire attraverso la finestra aperta canticchio. Mi vesto, jeans e maglia nera con un giubbotto di pelle. Faceva freddo, anzi io avevo freddo. Evito i tacchi non sapendoci camminare. Metto del profumo, un trucco leggero e lego i miei capelli rossi in una treccia di lato.

"Ani eccomi, andiamo?" mia sorella è bella come sempre. Ha la chioma bionda raccolta in piccoli boccoli, una minigonna nera e degli stivaletti di pelle nera. "Stasera ti trovi il ragazzo, cioè un altro, visto che Nick lo lasci a casa" le dico. "Oh dai, Nick è uno stronzo, abbiamo litigato di nuovo. E' il solito, comunque non ci voglio pensare. Stasera ci divertiamo e basta!". Azzurra e Nick litigavano spesso, e quando accadeva era meglio non voler sapere troppe cose su di loro. Litigavano e basta, non mi spiegava il perché o il per come, e anzi, diventava anche insopportabile a volte.

"Ragazze buona serata. Io vado dopo con Patri, ma tranquille non vi disturbiamo" mia zia Marina ci saluta. Non ci avrebbe affatto disturbato. Ameno parlo per me. La adoravo e quando uscivamo assieme erano sempre risate.

Io e Azzurra ci incamminiamo in centro. Chiamarlo centro era esagerato, dai. Diciamo che era il luogo in cui vi era più movimento, più gente, più vita.

Arrivate cerchiamo i nostri amici. Vedo Silvia, Sandra, Marco, e Mattia. Tutti e quattro seduti sul muretto di fronte alla fontana. Marco, Sandra e Mattia intenti a fumare, come loro solito. "Ragazze ciao! Certo che stasera me sa che tutti vorrebbero essere nei panni miei e di Matti. Siete tutte e quattro bellissime" sorride il biondo. Era sempre gentile nei suoi complimenti, mai volgare o scontato. Ci uniamo al gruppo, e dopo aver fatto un giro per le strade bloccate al traffico ci infiliamo al bar. C'è la musica e Sandra e Azzurra ne approfittano per scatenarsi. Mattia le segue. Io resto a parlare con Silvia e Marco. Il biondo è preoccupato per la scuola. "No cioè Marco che tira fuori l'argomento scuola ad un serata non si era mai visto, dai tempi dei tempi!" ride Silvia.
"Dai ragazze é una cosa seria" dice mentre lo guardiamo.
Butto giù il mio cocktail. "Dicci dai, ti ascoltiamo".
Comincia a raccontarci del fatto che non volesse finire l'anno, che volesse abbandonare perché suo zio a Roma aveva un'impresa e lui voleva andare a lavorare lì. "Marco però é l'ultimo anno, cioè dai sei arrivato fino qui, fai un ultimo sforzo" gli suggerisco, mentre bevo un mojito.
Anche Silvia sembra d'accordo con me, eppure lui non sembra volerci ascoltare. "Vedo sto mese..ma é più no che si" dice. Annuisco. "Alla fine devi fare quello che ritieni più giusto per te" sorrido.
Dopo più di un'ora i tre ritornano; si avvicinano e decidiamo di uscire. Vi sono molte bancarelle, ci fermiamo a guardare dei vestiti; una vende panini. Ecco meglio mangiare qualcosa. Avevo bevuto troppi cocktail a stomaco vuoto.
"Un doppio hamburger" ordina Mattia. "Te tieni leggero eh" lo prendo in giro. "Per lei un'insalatina scondita" continua il ragazzo, indicandomi al venditore. "Scemo. Quella focaccia con il prosciutto" indico la vetrina. I ragazzi prendono le birre, e ne bevo dei sorsi da quella di Mattia. "Ne prendo n'altra va, questa te la sei scolata tutta tu" mi guarda alzando un sopracciglio. "Si Anita, ora basta" dice Marco togliendomi il bicchiere.
Continuiamo la passeggiata. C'é il karaoke. "Ve prego il karaoke!!!" dico ai cinque accanto a me. "Oh si ci sta!" mia sorella e Sandra sono d'accordo. Trasciniamo anche Silvia. Sta finendo Certe notti di Ligabue e ci sono sette persone che la cantano. Riconosco Andrea e Chiara, due fratelli che abitavano proprio lì nel centro del paese.
Saliamo noi quattro ragazze, mentre Marco e Mattia si fermano a parlare con altri ragazzi che conoscevano.
Parte la base di Sere Nere. Tiziano Ferro era il preferito di mia sorella.
Attacchiamo a cantare.
'Di sere nere, che non c'è tempo, non c'é spazio e mai nessuno capirà Vuoi rimanere perché fa male, male, male da morire senza te' . Ci applaudono. Presa dall'entusiasmo del momento, e dalle bevande alcoliche presenti nel mio corpo, rimango sul palco. Volevo cantare ancora una canzone. Le mie amiche scendono, non accorgendosi del fatto che io fossi ancora li sopra sul palco.

Intorno a me tre ragazzi e una ragazza. Mai visti. Non li conosco. Davanti a noi una grande folla di gente tanto che non vedo più il mio gruppo.
Come mai, 883. "Questa la cantate tutti dai" dice il signore sul palco, colui che faceva partire le basi delle canzoni.
'Le notti non finiscono all'alba nella via, le porto a casa insieme a me, ne faccio melodia. E poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere' i due ragazzi cantano al microfono. Intanto ho rivisto i ragazzi, Mattia, Marco e le altre. Li cerco con lo sguardo, e vedo sui loro volti un'espressione preoccupata.
Mi appropio del microfono.

'Ma poi all'improvviso sei arrivato tu, non so chi l'ha deciso m'hai preso sempre più'

Canto e cerco lui. Già proprio lui. Perché lui? Incrocio i miei occhi con i suoi verdi. Lo vedo sorridere e fare cenni. Dei cenni che non capisco. Accanto a lui mia sorella gli sta dicendo qualcosa.

'Una quotidiana guerra con la razionalità ma va bene purché serva per farmi uscire. Come mai ma chi sarai per farmi stare qui'

Canto ad alta voce, e mi tengo in piedi a stento. Starò facendo sicuramente una figura poco decorosa. Passo il microfono alla ragazza mora accanto a me, e vedo Mattia avvicinarsi al palco mentre mi ero seduta per poter scendere. Mi prende in braccio stile sacco di patate. "Oh ma che fai" protesto dandogli dei colpi sulla schiena.
"Anita ma che fai?" la voce di mia sorella. Non capisco, e comincio a ridere. Si forse non sto molto bene. "Sei ubriaca" ride. Cosa aveva da ridere poi. "Apparte che non sono ubriaca" dico, poggiando i piedi per terra. "Si lo sei" continua Azzurra. "La porto a casa va" Mattia mi prende per un braccio e si fa passare le chiavi di casa mia da Azzurra. "No. Non voglio. Non ci vengo" farfuglio. "Invece si" Mattia mi riprende in braccio. "Ti odio" dico, tenendomi ai suoi fianchi per non cadere. Saluta il gruppo e prende la stradina diretta alle nostre case.

"Non voglio Mattia! Mettimi giù subito" protesto ad alta voce. "Dai non urlare che sembra che ti sto ammazzando" mi rimprovera.
Finalmente mi lascia per terra, mentre apre il cancello del numero 4.
Mi tira per un braccio e mi porta in cucina.
"Ninni hai bevuto troppo eh! Tieni prendi questo adesso" mi porge un bicchiere con dell'acqua. "Uffa" mi lamento, buttando giù finalmente una cosa non alcolica.

Lo fisso mentre ripone la bottiglia dell'acqua.
"Ce la fai ad arrivare in camera almeno?" ride. "No. Mi ci devi portare tu" sorrido maliziosamente. "Allora andiamo" e mi prende in braccio, questa volta in modo più normale. Allaccio le braccia intorno al suo collo.
Mentre sale le scale mi stringo forte a lui. "Di qua?" mi chiede, arrivati su, trovandosi due porte. Annuisco. "Si dovrebbe essere questa la mia" sono un poco confusa.
Mi adagia sul letto. Mi tolgo il giubbotto e le scarpe a fatica.
Va verso il mio armadio e ne torna con una coperta.
Intanto sto cercando di togliermi la maglietta.
"Che fai" ride bloccandomi.
Farfuglio qualcosa di incomprensibile, prima di essere coperta. Mi accarezza i capelli.

"Allora io vado. Mi raccomando riprenditi che domani si lavora eh"
"No. Resta"
"Ma non posso dai"
"Resta dai. Dormi con me"
"Ninni che dici. Si vede proprio che sei ubriaca" ride.
"No sono seria"
"Mah.. hai bevuto troppo per dire queste cose"
"Non lo sai che in vino veritas?"
"Si si, lo so. Ma in questo caso non vale"
Lo prendo per un braccio, tirando il ragazzo verso di me.
"Dai, non é una buona idea" sussurra.
"Perché uffa" farfuglio.
"Perché no Anita. Ci vediamo domani"
"Ma io..."
"Dormi, riposati"
"Ma io..io ti voglio" afferro l'orlo della sua maglietta, la sua pelle a contatto con la mia mano; cerco di alzarmi.
Si scosta da me, alzandosi.
Non posso credere di aver detto quelle cose.
"No. Non così, te ne pentiresti"
"Non mi vuoi Mattia.. tu.. tu non mi vuoi bene" mi giro su un fianco guardandolo.
"Proprio perché ti voglio bene ora me ne vado" sorride. Che sorriso. Posso vederlo anche se i miei occhi si stanno per chiudere.
"Dormi. A domani" mi lascia un dolce bacio sulla fronte, chiude la luce ed esce.

Mi rigiro, tirandomi la coperta per coprirmi di più.
Porto le due dita della mia mano destra sulla fronte, proprio dove lui prima mi aveva lasciato il bacio, e le appoggio sulle mie labbra.

Devo essere completamente ubriaca.
E non solo.
Anche impazzita.
Chiudo gli occhi, cercando di addormentarmi.

||Alcune Sere|| ~ BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora