17. Gelosia

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'I was her, she was me
We were one, we were free
And if there's somebody calling me on
She's the one'
-She's the one, Robbie Williams-

La donna scende di sotto, mentre raccatto il cellulare e noto Mattia in imbarazzo. Penso sia una cosa nuova per lui. O almeno una cosa nuova per me vederlo in preda a questo stato d'animo.
"Dormito bene?" mi domanda mentre chiude dietro di sé la porta della sua stanza e sfodera uno splendido sorriso.
Come gli fosse venuto in mente di farmi una domanda simile in quel momento sinceramente non lo so.
Ma era proprio questa una sua caratteristica: lasciarmi sempre stupita dai suoi comportamenti.
"Se devo essere sincera.." mi interrompe. "Si, devi esserlo" accarezza la mia guancia.
"Allora, in questo caso...non ho mai dormito così meravigliosamente in vita mia. Ma non montarti la testa" passo una mano sul suo ciuffo biondo, scompigliandolo, mentre mi stampa un bacio sulla guancia.

Arrivati in salotto noto la tavola apparecchiata con tutto il necessario per fare colazione; tre tazze erano disposte sul tavolo tondo, insieme a frutta e biscotti.

Mi accomodo di fronte a Patri, e aspetto che Mattia faccia lo stesso.
Quando siamo tutti e tre seduti l'effetto che ne ricavo é strano; strano ma piacevole.
Mi faceva davvero un effetto strano essere lì insieme a Mattia e sua mamma.
Quella donna così amorevole che mi aveva vista crescere meritava delle spiegazioni.
Rompo il silenzio.
"Patri devo innanzitutto chiederti scusa" comincio, ma lei porta la sua mano sulla mia, con un sorriso dolce.
"Non devi scusarti. Di cosa? Avrei solo preferito che me lo diceste.." si rivolge con lo sguardo al figlio, in segno di disapprovazione.
"Si mà c'hai ragione. Però é successo tutto all'improvviso, e non lo sa ancora nessuno" sorride.
"Eh infatti tua zia si é preoccupata. Farai meglio a dirglielo al più presto"
"Lo so.. ma stavo per andare a casa, e poi... mi sono addormentata. Non era previsto!" abbasso gli occhi.
"Tranquilla..comunque sono contenta per voi. Trattala bene Matti mi raccomando" sorride lei.
A queste parole mi si forma un enorme sorriso.
"Dovresti dirlo a lei dè trattà bene tuo figio" sbotta Mattia, in segno di scherzo.
Lei scuote la testa. "Ma perfavore" ride.
"Ecco hai capito?" gli tiro una gomitata leggera.

"Tua mamma sembra averla presa bene" sorrido mentre ci dirigiamo al bar. "Si anche a me sembra così.. ma si non ti devi preoccupare che ti adora!" sorride. "Modestamente" alzo gli occhi, fiera di questa mia conquista.

Dopo la giornata di lavoro torno a casa decisa a parlare con mia zia. É incredula sulla novità, ma sembra abbastanza favorevole.

"Si va bene, quindi lunedì mattina?" chiedo al telefono.
"Si signorina Valli, la aspettiamo allora" attacco la cornetta.
Lunedì dovevo andare a fare una visita all'ospedale. Da qualche mese avevo dei dolori strani alla testa, ma ultimamente mi erano aumentati.

Stasera però dovevo dedicarmi alla mia uscita con Mattia; al locale in paese sicuramente ci sarebbero state un sacco di persone conosciute.
Compresa mia sorella. Che da quando mi ero confidata non mi aveva più rivolto parola; non so il perché. Non mi aveva detto nulla di che, se non 'Ah hai cambiato idea allora?'.
Del resto comunque non potevo farci nulla. Lei non mi aveva mai detto nulla, se non dopo anni e forse solo perché le era capitata l'occasione, sennò magari non lo avrebbe detto mai.

Mi metto il vestito bianco che mi aveva regalato al compleanno, era azzardato e mi sentivo parecchio a disagio.
Ma era come una specie di sfida per me.
Intanto per vedere se riuscivo a lasciarmi un po andare, e poi per vedere come si sarebbe comportato lui.
La mia ansia, diciamo così, deriva infatti dal vedere come avremmo affrontato la situazione.

||Alcune Sere|| ~ BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora