Pov. Jhonatan
"Spero non ti faccia troppo senso." L'avvertii.
"Cosa?"
"Questo."
Stavamo percorrendo i corridoi dell'albergo da almeno 10 minuti a causa del fatto che avevo scelto per le celle un luogo di massima sicurezza, per entrare e per uscire era necessario passare per decine di corridoi incastrati fra di loro, in pratica avevo creato una specie di labirinto; per rendere il tutto ancora più difficile aggiunsi un piccolo punto a mio favore, un passaggio segreto che amavo definire: "Particolare", così indicai l'oggetto davanti a me.
"Ma è solo uno specchio."
Continuava a non capire, sapevo benissimo che si sentiva disorientata, a volte capitava anche a me, il che era molto strano essendo la mente di questo luogo.
"In realtà questo specchio è una porta, dobbiamo solo attraversarla."
"Ah, quindi si apre o.."
"No, no, no, no. Pensavo avessi capito che non sono così banale. Devi passare dentro le specchio, attraversarlo, letteralmente."
"Per quanto io sia di mente aperta, date le palesi circostanze, non riesco proprio a crederti, né a fidarmi.."
Aveva ragione, come poteva fidarsi? In realtà avrebbe potuto ma con me forse è sempre meglio stare sull'attenti. Il problema ero io. Come eravamo arrivati a questo punto? Io non sapevo cosa volevo. Volevo lei? Non lo capivo. Volevo sangue? Non lo capivo. Volevo che andasse via? Non lo volevo.
Forse avevo bisogno di compagnia? Quella di Matt, Edward e gli altri non bastava più? Cercavo l'amore? Assolutamente no, l'amore è una debolezza, sempre. Volevo sesso? No, di certo non vado dietro le ragazzine per questo, anche perché quasi tutte le donne che io ho incontrato sono finite nel mio letto poche ore dopo.
Il punto era proprio questo: io non capivo di cosa avevo bisogno, l'unica cosa che sentivo è che quello che cercavo era lei, non sapevo darle un nome, forse non esisteva ancora, non si trattava di amore, di sesso, di passione così come non si trattava di amicizia o ancor meno di odio, lei era Emily.
Ma cosa fare con lei? Per quanto avessi bisogno della sua presenza mi sentivo insicuro, era una distrazione. Fu così che arrivai ad una conclusione: la sera stessa l'avrei riportata in accademia e le avrei tolto completamente la mia immagine dalla sua memoria, il mio ricordo sarebbe sparito, le avrei lasciato una cosa sola: la rosa, di me le sarebbe rimasta semplicemente la rosa, oscura e rara..
"A cosa stai pensando?"
Mi ritrovai con gli occhi di Emily addosso, mi ero totalmente perso nei miei pensieri mentre lei aveva continuato a guardarmi, con i suoi enormi occhi marroni, un colore comune, lo pensava lei e lo pensavo anche io...all'inizio, perché i suoi non erano come gli altri, erano grandi e le ciglia lunghe, somigliavano terribilmente a quelli di mia madre, quelli dai quali scappavo ogni giorno, quelli dai quali mi nascondevo, mia madre li aveva come Emily solo che io li odiavo, odiavo le ciglia lunghe e quelle iridi così grandi che sembrava potessero seguirti ovunque, quelli di Emily mi trasmettevano la stessa cosa, ossia, mi sentivo seguito , solo che era un miliardo di volte più bello, volevo sentirmi seguito in realtà, seguito da lei.
"Come scusa?"
"Ti ho chiesto: "A cosa stai pensando?". Sai, di solito parli, io rispondo, poi torni a parlarmi e per concludere mi minacci. Quindi deduco che lo sguardo assente e la bocca aperta siano dei chiari segnali. Sei pensieroso!" Concluse.
"Continui a credere, ancora, che io sia così banale? -Sbuffai-"Non ero affatto pensieroso, stavo dando ordini riguardo una questione ad Edward tramite la telepatia."-Mentii- "In ogni caso, ho creato una, anzi, due razze inesistenti sulla terra e credi davvero sia impossibile che io abbia creato uno specchio.."
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Pivar995 -Predatori
VampireCosa faresti se ti trovassi a sbattere contro l'oscurità durante una corsa? Torneresti indietro oppure avanzeresti entrando nel buio? Emily non ebbe la possibilità di prendere una scelta dal momento in cui l'oscurità stessa decise di andare verso di...