CAPITOLO 15

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E' arrivato settembre, il tempo sembra volato come niente, ho trascorso questi mesi a casa, a volte con la presenza di mio padre e a volte con quella di Miley che spesso mi è venuta a trovare per sapere come stavo, invece con Daniel ho parlato spesso al telefono o tramite video chiamate, sta lavorando tanto da quando è tornato a casa, vuole pagare a tutti i costi il college da solo, senza pesare sulla famiglia, mio padre gli aveva anche offerto di pagarla lui, ma il ragazzo è testardo, non vuole accettare il nostro aiuto, è già tanto che viene a vivere da noi, l'aereo atterrerà venerdì alle 18, cioè tra due giorni, non vedo l'ora di rivederlo, mi è mancato tanto in questi mesi, ma ho sempre avuto la certezza che sarebbe tornato presto da me.

La ferita al braccio è quasi guarita, l'infezione che si era creata ha rallentato il processo di guarigione, devo tenerlo fasciato per qualche altra settimana e poi posso finalmente togliere le fastidiose bende, ho dovuto sopportare altre due punture da quando sono uscita dall'ospedale è stata davvero una tortura, ma ora ho finito, niente più punture o ospedale ora mi aspetta un'altra nuova battaglia: la scuola. Si, è l'ultimo anno, ma è come se fosse il primo, è tutto nuovo qui, non conosco nessuno, a parte Miley che mi è stata sempre vicina, siamo diventate grandi amiche in questi mesi anche se non so granché di lei, non parla mai di se stessa o della famiglia, credo che non abbia nemmeno tanti amici. Devo ancora comprare tutto l'occorrente per l'inizio di questo anno scolastico, in pratica non ho nemmeno un misero foglio in casa, oggi, mio padre si è preso una giornata libera per accompagnarmi nei vari negozi.

"Papà? sei pronto? dobbiamo andare" gridai dal salotto per farmi sentire, era ancora in ufficio a compilare dei documenti che gli sarebbero serviti l'indomani.

"si arrivo subito, solo 5 minuti e scendo" gridò dal suo ufficio, lavora troppo per i miei gusti, so che per lui è molto importante il suo lavoro e si ci immerge completamente, mi misi a sedere sulla nostra costosa poltrona, non sono abituata a vivere in tutto questo lusso, a me bastava anche una piccola casetta con dei semplici mobili, alla fattoria era tutto più semplice, ero circondata da mobili vecchissimi ereditati da non so quante generazioni, li non dovevo preoccuparmi del mio abbigliamento, potevo indossare anche i più strappati e sporchi indumenti, non mi diceva niente nessuno, li era normale lavorare nei campi e sporcarsi, ognuno aveva la propria fattoria e del bestiame da accudire, invece qui è tutto diverso, se metti qualcosa di inopportuno ti guardano tutti male ed essendo la figlia del milionario 'Style' conosciuto da tutti, è difficile restare nell'ombra, si aspettano una certa etichetta da me, ma non m'importa, continuerò ad indossare ciò che mi piace, non ho mai badato al giudizio della gente. Mio padre ha cercato più volte di convincermi ad indossare qualcosa di più femminile, ma ho sempre rifiutato, ormai ci sta facendo l'abitudine con il mio modo di essere e va più che bene.

"ecco, sono qui, scusa, ho dovuto assolutamente terminare" disse mio padre scendendo la grande scalinata, "certo papà, tranquillo, so che è molto importante per te questo lavoro" mi abbracciò per poi andare entrambi alla macchina.


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