They'll never understand

213 15 4
                                    

Leggete l'angolo autore in fondo, ci sono alcune cose che potrebbero interessarvi.

Calum's POV

Di questa settimana è già la seconda volta che entro in ospedale, salgo sull'ascensore e raggiungo la pediatria. È una fortuna che di nuovo non ci sia la grassona dell'infermiera: non dopo quel che ho fatto a Billity. Due giorni sono passati da quando l'ho vista, l'ho baciata, ho sentito il suo profumo fino a consumarlo. Eppure non mi sento bene, come se lei non fosse ciò che sembra.

Raggiungo la sua stanza e abbasso la maniglia. Dannazione; è chiusa a chiave. Busso una, due, tre volte finché non sento la serratura scattare. Quello che mi trovo davanti non è lo spettacolo migliore. Luke è davanti a me, ci ritroviamo faccia a faccia mentre tiene sottobraccio Billity. Ma che succede? Mi chiedo se si siano alleati contro di me, perché le loro espressioni sembrano tutto tranne che felici di vedermi.
Sollevò un sopracciglio e faccio per entrare, ma Luke mi posa una mano sul petto con trattenuta delicatezza. «Billy non vuole vederti.»
«Che sia lei a dirmelo», ribatto e mi maledico per il tono di voce arrogante che ho usato, mi ero comportato così solo una volta di fronte a lei, al lunapark. La guardo e lei si acciglia, ma non apre bocca.
«Te lo dico io, invece.»
La voce di Luke suona distante; vorrebbe picchiarmi e io vorrei picchiarlo, dov'è il problema? E sto quasi per suonargliele, quando mi accorgo che il problema è alla mia destra. Non posso picchiarlo davanti a lei. Mi fermo a riflettere. Due giorni fa era stato perfetto. Lei mi aveva baciato e in quel bacio era scoppiata una sensazione nuova, mai provata prima, e adesso sembrava tutto solo un lontano ricordo.
Grugnisco, al diavolo Billy. Se la sua decisione è quella di dimenticare ciò che c'è stato tra noi quel tardo pomeriggio - e tra noi c'è stato qualcosa - allora di lei non può importarmene di meno.
Tirò indietro il gomito e colpisco Luke Hemmings all'addome così forte da sentire le ossa del mio pugno contro le sue costole, ma il dolore alla mano non è niente rispetto a ciò che provo dentro. Non voglio approfondire questo sentimento nuovo, come se qualcosa si incrinasse dentro di me; non è dolore fisico. Mentre lui si piega in due e Billity lo sorregge chiamando un'infermiera, io mi giro e cammino verso l'ascensore; le braccia lungo i fianchi e i pugni serrati, entro e torno al piano terra. Che cosa mi resta, adesso, quando l'emozione più bella che abbia mai provato è stata sotterrata nella mente di una psicopatica?

Parcheggio la moto di fronte al garage. È chiuso e questo vuol dire che c'è la macchina di mia madre dentro, è già di ritorno dal lavoro. Sbuffo, seduto goffamente sulla mia moto nera. Mi passo le mani sul viso, e mi viene da urlare, da sprigionare il mostro che sento crescermi dentro. Scendo dalla moto e cammino fino all'ingresso. Che brutta, pessima giornata. Mi dirigo in salotto e mi siedo sul divano, ripensando all'ultima volta che mi sono trovato qui. Una rossa mi aveva appena fatto un pompino con i fiocchi, ma stranamente non ne sento la mancanza. Quello che sento adesso è totalmente, radicalmente diverso.

I miei pensieri vengono offuscati dalle urla agghiaccianti provenienti al piano di sopra, questo vuol dire solo una cosa: mio padre è tornato e stanno litigando.
Una volta sulle scale, salgo silenziosamente, cercando di capire perché stanno urlando tanto e sperando che non sappiano che sono tornato a casa.
Prendo un gran respiro, per trattenere un fiato mentre appoggio la schiena alla porta chiusa della loro camera da letto. Finalmente le voci si fanno più distinte, la parole più scandite.

«Non verrà in Giappone con te, Kian. Il suo posto è qui, ha una...»
«Una vita? La chiami vita questa? Sta tutto il giorno fuori, non lavora, trova il pranzo in tavola tutti i giorni come se fosse sbucato dal nulla. Deve crescere, cazzo!»
«In casa mia non dici parolacce!»
«Questa casa l'ho pagata io e se voglio dire una parolaccia lo faccio.»

Scuoto la testa e affondo le mani nei capelli. Mio padre sta cercando di abbassare il tono di voce, ma mia madre strilla ancora. Portarmi in Giappone? Io non me ne andrò da qui. Ho i miei amici, ho la mia pista, le mie vittorie, la mia storia. Che ne sa lui di che cos'è una vita, quando l'unica cosa buona che ha fatto è stata andarsene di qui?

«Non vorrà venire con te» dice mia madre, adesso quasi afflitta, come se non ci credesse nemmeno lei.

E io? Io ci credo?

❦ ❧ ❦ ❧ ❦

Bentornati! Allora, che colpi di scena!
Spero che sia stato un capitolo soddisfacente; ne approfitto quindi per dirvi alcune cose:

❦  A breve comincerò una nuova FF, il cui nome è The Boss. La trama ve la anticiperò con qualche parola chiave solo nel prossimo capitolo di Nashville, intanto vi dico che il protagonista sarà Jack Gilinsky e se non lo conoscete siete delle brutte persone. Domanda: chi vorreste che prenda i panni della protagonista femminile?

❦  Sto scrivendo come una matta, così da aggiornare il più presto possibile e finire questa fanfic che ormai sta facendo la muffa; cosa vi aspettate dal prossimo capitolo?

❦  Passate da Jas2899 che ha appena incominciato una nuova fanfiction, vi anticipo subito la descrizione della storia:

«Come stai?»
«Sto bene.»
Due parole, sette lettere, una bugia.

Spero vi piaccia, ve la consiglio vivamente!
A prestissimo con Nashville!

Se volete pubblicità, scrivete nei commenti il nome della storia e la trama, tra due capitoli pubblicizzerò tutti, spargete la voce ;)

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

NashvilleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora