Mi sveglio nel mio letto. Dalla luce che penetra dalla finestra, deduco che sia molto presto. Le sei, forse le sei e mezza. Mi giro e rigiro nel letto, ripescando alla giornata di ieri: Billity in braccio a Calum probabilmente mezza morta, Junior che si dimena fra le mie braccia come assatanato, Calum che mi sfida a chi prima si porta a letto Billy e che poi si spaccia per me.
«Chi ti credi di essere?» gli urlo addosso, appena la donna esce dalla stanza dopo averci interrotti.
«In questo momento, sono Luke Hemmings» ribatte il moro, passando ai una mano fra i capelli corvini. Gli occhi luccicano, maligni, esattamente come hanno fatto milioni di altre volte quando eravamo ancora amici.
«Vaffanculo.» Gli mollo un pugno nello stomaco ed esco dalla stanza, lasciandolo agonizzante e piegato in due. Domani non si ricorderà niente, che Calum si spacci pure per sto cazzo.Sbuffo, al ricordo di quella pessima giornata. Possibile che dovesse accadere tutto questo in così poco tempo? Inoltre, come se non bastasse, appena tornato a casa mi sono trovato i miei incazzati neri perché non sono mai a casa. La scusa più banale del mondo: «Lavoro anche io, ragazzi.»
Mi giro di schiena e fisso il soffitto. Socchiudo gli occhi, concentrandomi su una macchia al centro del soffitto. Sembra un alone oleoso e improvvisamente mi ricordo di chi ha causato quello schifo. Michael Clifford, circa tre mesi fa, giocando a lanciare in aria un cazzo di uovo. Perché devi lanciare un uovo in casa mia, amico?
Il cellulare emette un suono, come un fastidiosissimo campanellio ed è chiaro che sono le sette: questa è la sveglia. Mi tiro a sedere e blocco la sveglia, senza provare esattamente la stessa rabbia che proverei in un altro qualsiasi giorno. Apro whatsapp, Michael mi ha lasciato un po' di messaggi e con un po' intendo un bel po'. Non li leggo nemmeno, non rispondo. Come se non me li avesse mai scritti, gli do il buongiorno a modo mio:
«Testa di cazzo, gelato e palestra tra mezz'ora.»Picchietto il piede a terra. Son dieci secondi che aspetto quella testa di capra e lui non c'è ancora. Mi giro una, due, tre volte finché a destra non vedo correre sul marciapiede una testa rosso fuoco. Quando Michael si ferma accanto a me, scuoto la testa ridendo e infilandomi le dita nelle tasche.
«Ti è caduto dell'acido solforico sui capelli?»
Lui finge una risata è un sorrisetto. «Com'è che la mattina sei così simpatico?»
Mi stringo nelle spalle e ci voltiamo, facendo il giro dell'edificio. Ed eccoci di fronte all'enorme vetrata, con cinque cazzutissimo tapis roulant occupati da tre vecchiette, una fregna tutta tette e culo è un omone ciccione.
Michael tira fuori il gelato, lo stappa e getta a terra il coperchio. Mi porge un cucchiaio e lo afferro con un certo sorrisetto malizioso. Lo affondo nel gelato: è denso, brinoso e alquanto interessante come il mio cucchiaio ci rimane infilzato dentro. Tiro a fatica e finalmente esce fuori. L'omone ciccione ride di me, così mi avvicino a lui, con il mio cucchiaio così stra colmo di gelato. Michael ride, mentre dietro al vetro lo sfigato mi guarda innervosito, ansimando sul tapis roulant che gira sotto ai suoi piedi. Si romperà, me lo sento... si spezzerà in due.
Apro la bocca e sento il cucchiaio freddo premere contro la mia lingua e il gelato sciogliersi contro il mio palato. Lo assaporo con occhi, bocca, naso. Tutto il mio corpo esprime quanto questo cazzo di gelato alla panna sia buono e l'omone ciccione, rosso di rabbia, mi alza il dito medio. Grazie a Dio una lastra di vetro mi protegge da questo uomo maledetto.
Scoppio a ridere e Michael con me e mentre torno indietro, da lui, noto con piacere un sorriso divertito sulle labbra della tettona. Mi inchino, da galantuomo, godendomi il suo occhiolino.
Continuando a mangiare il gelato a cucchiaiate ci allontaniamo e imbocchiamo il sentiero per i giardinetti. Ci sediamo sulla nostra panchina e io incrocio le gambe.
«Devo dimenticare Billity» affermo. Michael alza un sopracciglio e scuota la testa. Gli ho già raccontato al telefono ciò che è successo ieri.
«Ricordi le corse clandestine?» domanda inaspettatamente. Ho pochi ricordi e quei pochi che ho sono uno peggio dell'altro.
«Ho chiuso con quella roba.»
«Sai perché eri il re?»
Mi mordo il labbro, gioco con il piercing gelido riponendo il mio cucchiaio nel barattolo. Scuoto la testa, non so niente. Quelle poche volte che mi ricordo delle corse non ero nè fatto nè ubriaco e quasi sempre tizie mezze nude si strusciavano su di me mentre giocavo con il casco della mia moto. Mi ricordo Calum, mentre...
«Perché comandavi tu. Semplice, no? Volevi il premio e lo vincevi. Ogni volta, Luke» mormora quasi le ultime parole e con un braccio mi circonda il collo, avvicinando poi un dito alla mia tempia. «Sta tutto qui dentro. Se vuoi la sua figa, prenditela, non ti ci vorrà molto ad averla.»
Ci penso un attimo. Ha ragione. Tra me e Calum era sempre lotta aperta, quando eravamo amici. Puntavamo sulla stessa ragazza e chi la vinceva, vinceva i soldi.
Forse questo renderebbe le cose più interessante, sia per me che per lui...
Una vincita.WOAH, che tensione. Bene, inizia la vera storia. Come reagirà Calum? Si è innamorato di Billy pure lui o sta solo giocando?
Grazie, htazie, grazie, grazie mille per chi vota, commenta o anche solo visualizza. Vi amo.
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Nashville
FanfictionLuke Hemmings è riuscito miracolosamente a guarire dalla Leucemia all'età di undici anni. Ora ha diciotto anni e lavora come volontario nel reparto pediatrico. Lì incontra Billy, diminutivo di Billity, una ragazza affetta da una malattia al cervello...