Ventottesima Lettera.

302 37 7
                                    

"TROYE! CHE CI FANNO LE TUE MUTANDE NEL CASSETTO DELLA CUCINA!?"

Tyler, armato di mestolo e grembiule, entrò a passo di carica nel salotto dove, steso sul divano, un Troye annoiato sonnecchiava.

"Che cosa?"

"Le tue mutande. In cucina. Cosa ci fanno?"

Troye si passò un mano sul viso, prima di scuotere la testa e far sprofondare la faccia nel cuscino del divano.

"Non lo so"

Tyler sbuffò, poi tornò in cucina sotto lo sguardo pensieroso del marito.

Da quando si erano sposati Tyler aveva preso la parte della moglie: teneva sempre tutto pulito, si arrabbiava al minimo sbaglio e non ne lasciava passare una.

Per questo, il moro si trovava spesso a roteare gli occhi.

Lui era più un tipo da "Vivi la vita al momento e fai di testa tua", oltre a essere un grande casinista.

"Sivvy, ma hai scambiato i cassetti della cucina per un armadio? Perché ci sono pure i calzini nel cassetto delle posate?"

Troye si alzò dal divano e, entrando di volata in cucina, spalancò le braccia e urlò "Sorpresa!"

Quella sera sarebbe venuto Pew a cena, forse era questo il motivo del continuo spostare oggetti/lucidare posate/sgridare suo marito di Tyler.

Non che il biondino fosse un campione dell'ordine, ma per Tyler gli ospiti erano tutto.

Avrebbe fatto veramente qualunque cosa per far splendere la casa come uno specchio.

Troye, al contrario, era calmissimo.

Si aggirava per la casa in cerca di qualcosa da sgranocchiare mentre tirava fuori dal frigo della birra per quella sera.

Quando anche l'ultimo cracker fu finito, il più grande salì in bagno per una doccia, poi andò in camera per vestirsi.

Quando, alle otto, anche Tyler fu pronto, finalmente Pew suonò alla porta.



La cena era trascorsa tranquillamente tra gli aneddoti straraccontati di Pew, le battutine di Troye e le parole di conforto di Tyler per il cane passato all'altro mondo del biondo ("Era così carino quel cane, Pew! Ma ne comprerai un altro ora?").

Quando, dopo tante lamentele di Troye, Tyler era andato a prendere il dolce, Pew finalmente svelò a Troye cosa voleva dirgli da un mese a questa parte.

Il discorso era iniziato casualmente, quando ancora era presente il biondo a tavola, ma poi si era sviluppato tra i due.

"Troye, io c'ho pensato molto e... dovreste adottare un bambino.

Penso che un figlio vi serva anche per riunirvi di più.

E' un bell'impegno, lo so, ma vi vedo un po' distaccati...

Poi si vede benissimo quanto Tyler adori i bambini e anche tu insomma, ti si illuminano gli occhi.

Perchè non ne adottate uno?"

"Pew, se dici così sembra un cane"

Il ragazzo sbuffò, anche se i suoi occhi erano illuminati da un principio di risata.

"Dai seriamente. Secondo me dovresti prendere almeno in considerazione l'idea.

Pensa quando andrai in orfanotrofio- perché lo prenderai da là, okay?- e un bambino magari ti si avvicina e con la sua vocina tenera ti chiede come stai..."

Troye si morse il labbro.

Aveva pensato non poche volte a un bambino da adottare, ma non si era mai sentito abbastanza pronto per farlo.

Un bambino era una responsabilità enorme, più di un matrimonio.

"Io non lo so...lo vorrei, ma non riuscirei mai a chiederlo direttamente ad Tyler.

Ho paura che mi dica di no o che mi rida in faccia..."

Pew sorrise, prima di esclamare un "Chiedilo come al solito!"



"Tyler, stavo pensando..."

"Cosa?"

"Vorresti adottare un bambino?" Tyler sgranò gli occhi e fece cadere la maglietta che stava tenendo in mano.

Non rispose, ma uscì dalla stanza e andò in bagno.

Il liscio lo capì perché sentì il rumore dell'acqua picchiare contro le pareti della vasca.

Il ragazzo, con un leggero mugolio, si raggomitolò su se stesso, mentre una strana sensazione si faceva strada nel suo stomaco.

Quando dopo il bagno Tyler entrò in camera, trovò un piccolo bozzolo di coperte e la testa di Troye spuntare fra di esse.

Il suo respiro era calmo, segno che il ragazzo si fosse addormantento da un bel po'.

Il biondo si morse il labbro, prima di entrare nel letto e passare la mano tra i capelli del ragazzo accanto a sé.

Notò che il suo viso era tracciato da scie di lacrime, ora seccate, e questo gli fece stringere il cuore.

Probabilmente aveva pianto perché lui non aveva risposto alla domanda, ma se avesse notato il leggero sorriso e il luccichio nei suoi occhi, probabilmente sarebbe rimasto sveglio per sentire il suo "Sì".

Il fatto era che Tyler si era commosso a tal punto di non saper rispondere alla sua domanda e così si era rifugiato in bagno.

Un figlio.

Ripensandoci, gli venne la pelle d'oca.

Quando, finalmente, il biondo strinse Troye a sé, notò che il ragazzo stringeva un piccolo foglietto tra le mani.

Lo prese, parecchio confuso, e lo aprì.

"Se non vuoi adottare un bambino va bene, basta che tu sia felice e lo sarò anche io.

Ti amerò sempre e comunque :)

Siv xx"

Tyler sorrise, prima di soffiare un "Certo che voglio adottare un bambino" nelle orecchie del ragazzo addormentato.


All'inizio Troye aveva accolto con entusiasmo l'idea di "Chiediglielo con la solita lettera", ma più tardi ripensandoci, si dovette ricredere.

Un bambino era una responsabilità troppo grande per chiederlo con una lettera.

Ma come poteva fare?

A voce no, piuttosto si sarebbe fucilato.

Non poteva neppure andare là con un cartello con scritto"Tyler, adottiamo un bambino?".

Troye si passò una mano tra i capelli, prima di gettarsi sul letto.

Aveva sentito poco prima i passi di Tyler salire le scale e non voleva farsi trovare dal marito agitato o preoccupato.

Ma, quando finalmente il ragazzo entrò in camera, Troye non ce la fece più.


*******************

Non so se questa cosa possa interessare a qualcuno, ma tra poco inizierò una traduzione su una storia a tema Larry.

xx


30 Letters From Nobody × Troyler.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora