Capitolo 5

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Ricordo ancora come se fosse ieri, il sapore di quel bacio sulle mie labbra.
Mi aveva spiazzata tanta audacia da parte di Jack, ma non mi ero tirata indietro.
Non era stata affatto sgradevole la sua iniziativa, e il fervore del nostro intreccio di lingue, lo aveva confermato.
Quella stessa sera aveva organizzato per me, una cena in un gazebo nel cuore di Central Park. Curato in ogni piccolo particolare, ogni piatto sembrava essere stato studiato in base ai gusti del mio palato. Dai bigoli al ragù d'anatra come primo piatto, al babà al rhum con gelato malaga e crema chantilly alla vaniglia bourbon, per dessert.
Avevamo trascorso la serata così, tra una chiacchierata e una risata, qualche carezza e la promessa di un secondo incontro.

All'epoca non sarei potuta essere più sognatrice e inguaribile romantica di com'ero. Per me, che non avevo alcuna esperienza con gli uomini, era stato sin troppo facile lasciarmi stupire e abbindolare dalla sua gentilezza.
Avevo creduto di essere speciale si suoi occhi, e di ricevere per questo le sue premure, ignorando che ad ogni fine avrebbe seguito uno scopo, e che lo scopo di Jack era quello di infilarsi nel mio letto per piacere, e nella società di mio padre per affari.

Nei mesi successivi uscimmo altre volte, e ad ogni appuntamento che si trattasse di una cena, del cinema o di una semplice passeggiata al parco, riusciva a conquistare una porzione sempre più grande del mio cuore.
Una sera, mentre stavamo cenando al 48' piano del ristorante dell'hotel Marriot Marquis, e stavamo godendo di una spettacolare vista sullo skyline di New York sorseggiando due flûte di un costosissimo champagne, mi aveva preso una mano tra le sue e, infilandomi un bellissimo solitario all'anulare sinistro, mi aveva proposto di far diventare la nostra frequentazione un fidanzamento ufficiale, con tanto di festa e di presentazioni alle famiglie.
Non avevo avuto esitazioni,  alzandomi e gettandogli le braccia al collo gli avevo dato il mio assenso. Avevo avuto in quei mesi, il tempo per innamorarmi di lui e adesso che il mio cuore gli apparteneva completamente, stavo vivendo la mia favola del principe azzurro e del vissero felici e contenti.

Mi capita ancora adesso, nelle giornate pensierose come lo è quella di oggi, di girare e rigirare quello stupido anello tra le dita. Non ho ancora trovato il coraggio di farlo a pezzi o meglio ancora di lanciarlo dritto dalla finestra, cosa che invece, avrei dovuto fare già da molto tempo.
Per fortuna il suono stridulo del campanello mi riporta al presente, e a giudicare dall'insistenza con cui stanno bussando alla porta, deve trattarsi di qualcosa di urgente

«un attimo, arrivo!»
Il tempo di abbassare la maniglia della porta, per trovarmi davanti un Fredd tremante e fradicio come un pulcino
«quanto tempo ti ci vuole ad aprire la porta chérie? C'è l'apocalisse lì fuori»
Fredd è il mio coinquilino, ed il mio migliore amico gay fino al midollo. Se non sapessi bene quanto affetto nutre nei miei confronti, avrei quasi giurato che, lo stronzetto, fosse stato contento della fine della mia relazione con Jack.
Non aveva mai usato il mio nome di battesimo, per rivolgersi a me sin dal primo giorno di convivenza, mi aveva chiama chérie, perché diceva che ero cara e dolce come il miele.

«Prendo delle tovaglie asciutte e ti preparo un bagno caldo, altrimenti rischi di ammalarti sul serio»
«L'ho detto che sei uno zuccherino chérie. Perché non esistono uomini premurosi come te?»
«Già. Perché ?»

"Perché sono tutti dei menefreghisti del cavolo, ecco perché" avrei tanto voluto aggiungere, ma il mio amico sperava ancora in un incontro con l'anima gemella, non avevo il diritto di demoralizzarlo più del necessario
« a proposito di uomini, non mi hai ancora raccontato di Kevin» , appena sente pronunciare il nome del ragazzo con cui aveva appuntamento la sera prima, sembra risvegliarsi e prende un colore acceso
«Possiamo aggiungerlo alla categoria degli stronzi, chérie. Non solo è arrivato con venti minuti di ritardo alla nostra cena, ma al momento di pagare il conto, ha finto di ricevere una telefonata importante ed è scappato via, capisci ? Ha corso alla velocità di un leone che insegue una gazzella. Nemmeno la decenza di dirmi che non gli interessavo. Non l'avrei di certi costretto ad un secondo appuntamento e gli avrei comunque offerto la cena, considerandolo come un atto benevolo verso il prossimo» lo lasciai sfogare
«Mi dispiace Fredd, ma non mi sorprendo. Sai che considerazione ho del genere maschile dopo, beh dopo..»
«Jack, chérie »
Grazie a lui infatti, avevo perso parte del mio sciocco ottimismo sull'amore. Un paio di appuntamenti finiti male avevano fatto piazza pulita del resto.
«Cavolo, se non riesci ancora a pronunciare il suo nome ad alta voce allora la guarigione non è poi così vicina come pensavo».
«Chérie, stasera abbiamo entrambi qualche dispiacere da annegare nel vino rosso»
«mi andrebbe di mangiare cinese, ti va ?» propongo
« E cinese sia»

•••

Il mattino seguente il tic della sveglia sembra martellarmi le tempie, provo ad allungare una mano verso il comodino per spegnerla ma ogni tentativo finisce per allontanarla sempre di più.
Devo per forza alzarmi, se voglio mantenere la mia sanità mentale ed evitare di mietere vittime durante il tragitto al lavoro.
Mi basta questo pensiero per balzare giù dal letto, spegnere con un colpo secco la sveglia che segna le otto e trenta, e rendermi conto di avere solo mezz'ora per raggiungere in metro l'ufficio.
Dopo quattro anni lavoro sempre alla Helton Holdings, che nel frattempo ha continuato ad espandersi e ad ottenere prestigio.
Jack fortunatamente, non ci omaggia più della sua "splendida" presenza, dopo il tentativo di mettere le sue luride mani sulla RedWines, John in quanto amico di mio padre e suo capo, gli aveva concesso un trasferimento ad altra sede per cercare di limitare i danni all'immagine dell'azienda e creare meno chiacchiericci possibili tra le signore altolocate a cui piaceva ingolfarsi delle disavventure altrui.
Sarò eternamente debitrice a John per aver fatto sparire quella faccia di bronzo dalla mia vista. Ma quando sarei riuscita a farlo scomparire completamente dai miei pensieri?

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