Capitolo 18

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È passata una settimana dal rientro a New York, e alla Helton Holding si lavora a pieno regime. Sia io che Sylvia, l'assistente personale di John, viviamo ogni minuto della nostra giornata incollate al telefono nella speranza che Jensen chiami per confermare l'incarico.
Daniel è intrattabile. L'atteggiamento quasi protettivo assunto nello scorso week-end è lontano anni luce da quello che ha adesso.
Passa intere giornate chiuso nel suo ufficio e nei pochi dialoghi forzati che abbiamo per questioni lavorative, si limita a rispondere a monosillabi.
Nella pausa pranzo decido di telefonare Fredd e di farmi raggiungere nello Starbucks alla fine della strada.
Appena mi vede arrivare mi viene incontro
«cheriè che onore avere a disposizione una piccola fetta del tuo tempo» adoro il mio coinquilino ma non si lascia passare proprio nulla
«Fredd ti devo delle scuse. Dopo il viaggio a Vancouver sto passando pochissimo tempo a casa e...» il mio amico mi interrompe
«tranquilla cara non è per il tuo tempo che sono arrabbiato. Francamente,  non mi dispiace affatto avere l'intero appartamento a disposizione per fare le mie cose» inserisce l'ultima frase tra virgolette immaginarie
«per fare intendi ..»  non ho bisogno di finire la frase, mi è sufficiente il sorriso sghembo sulla sua faccia
« oh bhe.. Accidenti» dico
«anche noi siamo fantasiosi cheriè» ammette
«adesso però se non vuoi che m'inventi qualche "giochino" da fare nella tua vasca idromassaggio, raccontami di questo fine settimana con quello strafico del tuo capo» .

La pausa pranzo vola. Tra una chiacchiera e l'altra, e un buon frappuccino, torna il buon umore.
Quando torno alla mia scrivania noto la porta dell'ufficio di Daniel aperta, lui è di spalle concentrato sullo skyline della città.
Si è tolto la giacca, e la camicia bianca si tende ai movimenti delle sue braccia.
Solo quando lo sento parlare, noto l'auricolare al suo orecchio. Non voglio rimanere ad origliare conversazioni che potrebbero essere private, così torno alla mia scrivania e dopo pochi minuti squilla il telefono
«Ufficio di Daniel Helton, in cosa posso esserle utile ?» rispondo come sempre professionale
«speravo fosse lei, non sa che piacere risentire la sua voce» rimango per un istante senza parole. Non riconosco la voce all'altro capo del telefono.
«mi scusi ma ci deve essere un errore» dico
«nessun errore signorina Payne» rabbrividisco a sentir pronunciare il mio nome. Poi una risata spezza il silenzio « sono Jensen mi ferisce che lei si sia dimenticata di me tanto presto » quello sbruffone
«oh salve Mr Jensen è un vero piacere risentirla» mento assumendo un tono civettuolo. Non sopporto quest'uomo. Ma per gli affari della Helton Holding devo farmelo stare simpatico. Spero che abbia telefonato  per darci buone notizie almeno il mio sacrificio non sarà vano
« passo la telefonata al signor Helton. Le auguro una buona giornata Signor Jensen » cerco di congedarmi velocemente dalla telefonata .

Sono impegnata a compilare l'ultima tabella dei rapporti finanziari della settimana quando Daniel esce dall'ufficio e dopo una settimana, finalmente lo vedo sorridere.

« dal tuo sorriso direi che porti buone notizie» dico « ottime. Jensen ha confermato la nostra azienda per occuparsi della pubblicità e della sponsorizzazione dei suoi locali.» c'è entusiasmo nella sua voce e qualcos'altro . Fierezza, orgoglio, soddisfazione.
«sono davvero felice. Jensen non è un tipo che mi piace, ma cerco di vederlo con gli occhi degli affari» sorrido.
«non piace neanche a me come persona, però i suoi soldi bhe.. quelli mi piacciono eccome! » dice e mi lascio sfuggire una risata
« direi che dobbiamo festeggiare. D'altronde è anche merito tuo se è in affari con noi. Mando Ray a prenderti per le sette. Ceniamo insieme stasera Amanda» il suo sguardo cerca di studiare la mia espressione per avere una risposta
«chi è Ray ?» domando
«il mio autista» risponde.

Faccio una doccia lunga e rilassante per sciogliere i muscoli dalla tensione della giornata.
La mia pelle e i miei capelli, profumano  di vaniglia.
Avevo chiesto a Fredd aiuto per scegliere cosa indossare stasera, ma i vestiti proposti da lui, potevano andar bene solo per qualche giochino perverso che ha  in mente in mia assenza.
Dopo una lunga indecisione scelgo un tailleur nero gessato, e sotto la giacca dal taglio maschile che ha una generosa, ma non volgare scollatura sui miei seni, decido di indossare solo l'intimo.
Visto che porto i pantaloni, voglio osare e scoprire, ma non troppo.
Ai piedi indosso dei sandali di vernice nera che fanno risaltare le mie unghie laccate di rosso.
Raccolgo i capelli in un morbido chignon e mi trucco con un velo di mascara e un rossetto rosso sulle labbra.

Suonano puntuale alle sette. Deve essere Ray, l'autista di Daniel. Prendo la borsetta, saluto il mio coinquilino e scendo di sotto.
Un'audi r7 nera mi aspetta con il motore accesso. Un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati tiene aperta la mia portiera

« buonasera signorina Payne» mi saluta

«buonasera lei deve essere Ray » domando

«si signorina, a sua disposizione»

«la prego Ray mi chiami semplicemente Amanda »  annuisce e tornando al posto di guida partiamo per  raggiungere una meta a me sconosciuta.

In macchina Ray ascolta gli U2. Riconosco tra i titoli qualche canzone, Iris e Every Breaking Wave, e le canticchio tra me e me.
L'audi si ferma vicino al ciglio del marciapiede, davanti un edificio imponente, completamente ricoperto di vetro. Non ho il tempo di aprire la portiera poiché se ne occupa Ray, e premuroso mi accompagna nell'atrio del palazzo dove un uomo è impegnato a visionare i filmati delle telecamere sparse all'interno e fuori di esso.

«Signorina Payne lui è Richard, il responsabile della sicurezza  » sorrido e porgo educatamente la mano alla nuova conoscenza mentre lancio un occhiata di traverso a Ray, che coglie il mio rimprovero.
« Amanda è ospite del signor Helton questa sera, occupati che arrivi all'attico tutta intera» passo lo sguardo da un uomo all'altro. Ormai ho capito che entrambi sono alle dipendenze di Daniel, ma non mi lascio trattare come una ragazzina impedita
«se mi indica l'ascensore credo di poterci arrivare da sola, ma grazie per la premura» dico ironica
«oh Mrs Payne, il signor Helton non perdonerebbe alcun tipo di disattenzione. Mi segua, così potrà raggiungerlo all'attico» annuisco e seguo l'uomo che mi accompagna al lato del palazzo dove un'ascensore completamente di vetro, aspetta solo che io entri .
«non ci impiegherà molto ad arrivare su, perciò si mantenga. Buona serata Mrs Payne, è stato un vero piacere fare la sua conoscenza»
dice
«lo è stato anche per me Richard» le porte di vetro dell'ascensore si chiudono alle mie spalle e posso vedere New York scorrermi davanti agli occhi. Un segnale acustico mi avvisa che sono arrivata a destinazione, sento le porte aprirsi e quando mi volto, rimango senza parole per la bellezza dell'uomo che ho difronte .

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