Capitolo 15

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Daniel

Ero rimasto piacevolmente sorpreso dall'atteggiamento di Amanda.
Mi aspettavo che fosse rimasta lusingata dal complimento di quella testa di cazzo di Jensen e invece aveva infastidito lei, tanto quanto me.
Ovviamente non mi importava nulla che ci provasse con la mia assistente, sono abituato a queste situazioni, il mio mondo ne è pieno , ma avevo fatto migliaia di chilometri e costretto ad ore di straordinario i miei dipendenti per chiudere questo affare e non avrei permesso a nessun genere di complicazione di impedirmi di portare a casa questa vittoria.
Mio padre ci contava, ed era la mia occasione per dimostrargli quanto valgo nella nostra azienda e mettergli la pulce della pensione nell'orecchio.
Mentre Amanda collega il laptop per visionare le diapositive, mi prendo del tempo per studiare il locale.
Non è ancora terminato ma è di grande metratura. I materiali usati per l'esterno si ripetono e conferiscono all'ambiente un certo senso di continuità.
«quando termineranno i lavori?» domando all'uomo che di fianco a me, è concentrato sul lato b della mia assistente.
« mi hanno assicurato che c'è la faranno per fine mese e sinceramente lo spero »
«a giudicare dallo stato attuale dei lavori mi pare quasi impossibile. Alla fine del mese mancano solo tre settimane» dico
«i soldi fanno miracoli. Ma lei dovrebbe saperlo» mi ritrovo la sua mano sulla spalla e quasi mi viene voglia di spaccargli quella faccia di merda che si ritrova.
Cerco di calmarmi pensando all'affare in corso. Alzare le mani su questo tizio non aiuterebbe .
«già» mi limito a rispondere
« vedo che Amanda è pronta con le diapositive, accomodiamoci così possiamo iniziare a discutere le nostre idee» dico indicando il bancone di legno grezzo dove era stato sistemato il tutto .

Sapevo benissimo cosa intendesse insinuare con la storia dei soldi. Non credeva possibile che fossi arrivato dove sono grazie ai miei sforzi e non per i soldi di mio padre.
Non era il solo che la pensasse così, perciò lasciai correre . Che pensasse ciò che vuole .

Le diapositive scorrono una dietro l'altra sul laptop e di tanto in tanto, fermandone qualcuna, mi occupo di sviluppare le nostre idee
« questa immagine  » dico indicando lo schermo « è onestamente quella che preferisco. Le linee sono semplici e i colori si sposano perfettamente con quelli del locale.
È uno stile retrò , scritte stilizzate senza nessuna fotografia. Rimanda tutto all'immaginazione e accende la curiosità di chi legge a venire a scoprire il locale» spiego.
Osservo Jensen studiare l'immagine che ho appena descritto. Onestamente dalla sua espressione non riesco a decifrare nulla. Spero che la mia spiegazione sia servita a conquistarlo.
« c'è parecchio materiale interessante. Devo essere sincero, avete fatto un buon lavoro.
Spero non le dispiaccia se mi prendo un paio di giorni per valutare tutto. La richiamo io » disse in tono asciutto questa volta rivolgendo la sua attenzione su di me.
« le lascio i cartacei così le faciliteranno la decisone. A presto signor Jensen» ci salutammo e non mi sfuggì il momento in cui Jensen indulgió più del dovuto con le labbra sulla mano di Amanda.
Vedendo le sue guance imporporarsi capì qualcosa in più su di lei . Forse non era uguale alle altre donne che avevo incontrato.
Il solo fatto che fosse schiva e riservata, accendeva in me il desiderio di conoscerla meglio.

Amanda

L'incontro era terminato.
Jensen era stato un polipo per la maggior parte del tempo, i suoi sguardi e quei brevi contatti pelle a pelle mi avevano costretto a stare a mollo nella vasca da bagno per eliminare ogni sua traccia.
Daniel mi sembrava un po preoccupato di non aver ricevuto subito una risposta per la pubblicità . Le spiegazioni che gli aveva accuratamente dato dietro ad ogni diapositiva, me le aveva fatte apprezzare ancora di più. Era stato bello entrare per un attimo nei suoi pensieri, scoprire il suo punto di vista.
Il fatto che però Jensen si fosse preso un paio di giorni per pensare, diminuiva le possibilità di concludere questo affare come tutti speravamo.
Dopo il bagno, indosso un abitino leggero a fantasia e un paio di sandali comodi.
Le tende della camera sono mosse dal vento e capisco che Daniel è uscito fuori in terrazza. Quando lo raggiungo si volta subito nella mia direzione « Ha fame Amanda? Pensavo che potremmo mangiare qualcosa fuori, se per lei va bene» mi chiese.
Il mio stomaco brontoló in risposta.
Arrossì per l'imbarazzo e Daniel sembró divertito.
« mi sembra una risposta sufficiente. Prenda la borsa e il soprabito, io chiamo un taxi» .

Il taxi ci lascia davanti al The Oakwood Canadian Bistro .
Daniel richiede un tavolo per due e la sua mano poggiata sulla mia schiena mi guida a prendere posto.
Il locale è intimo e rustico. Le pareti in pietra bianca si estendono lungo tutto il perimetro del locale, e il camino acceso al centro della sala rende ancora più calda l'atmosfera.
Il cameriere ci lascia i menù.
Scorro lo sguardo sulla pagina,  crostini con acciughe portoghesi e burro, tagliata di manzo con patate al rosmarino,bocconcini di tonno al carry con contorno di verdure.
Intenta a leggere il menù non mi accorgo che il cameriere è in attesa del nostro ordine, così scelgo la prima cosa che mi ispira dalla lista.
« ha svolto un buon lavoro oggi Amanda»
« grazie signor Helton » rispondo
«cosa ne pensa di darci del tu?» mi chiede
«ma certo » gli sorrido mentre sorseggio dell'ottimo vino bianco ordinato da Daniel
«sei preoccupato per Jensen?»
Lo vedo accigliarsi. Il suo sguardo diventa assente e mi rendo conto che forse non avrei dovuto tirare in ballo l'argomento.
In silenzio finiamo la cena e usciamo dal locale. Daniel fa per chiamare un taxi ma lo blocco subito « se non ti dispiace tornare solo in hotel io preferirei fare due passi » .
«non ti lascio girare sola per Vancouver di notte. Torniamo a piedi insieme» mi dice riponendo il suo cellulare nel taschino interno della giacca.
« non è necessario Daniel, davvero . Non voglio obbligarti a venire con me. Posso cavarmela da sola » vedo il suo sguardo studiarmi e accendersi
« non ho dubbi Amanda. Accompagnarti non è certo un sacrificio per me . Permetti?» dice porgendomi il braccio per darmi sostegno .
Sorrido al suo gesto e per la prima volta così vicini camminiamo per le strade della città.

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