Daniel
La camicia bianca è un po sgualcita, ma la copro bene con il doppio petto e la giacca che indosso. Non sono riuscito a cambiarmi, l'odore di Amanda è così buono, che non riesco a farne a meno.
È seduta accanto a me in macchina, mentre ci stiamo dirigendo verso il locale di Jensen. È bellissima fasciata nel suo abito color pesca che si intona perfettamente alla sua pelle e ai suoi capelli. Poco fa ho sistemato lo specchietto in modo da poterla osservare senza farmene accorgere, voglio imprimere nella mia memoria la sua immagine, anche se so che non potrei mai dimenticarla .
Aspetto il terzo dossier da Vincent. Non è ancora riuscito a trovare niente di interessante su Sara, e finché non mi fornirà qualche prova concreta per incastrarla, la mia relazione con Amanda sarà sempre in bilico.
Fermo l'auto davanti l'ingresso e uno chauffeur si occupa di sistemarla nel parcheggio. Visto da fuori il locale non è cambiato molto dall'ultima volta, se non per qualche illuminazione in più, piante e fiori.
La mia insegna spicca su tutto il resto, e sono molto orgoglioso del lavoro dei miei grafici. La gente la osserva, ne parla, e ogni commento è pubblicità per la Helton Holdings.
Prendo la mano di Amanda e ci accomodiamo dentro.
Con lo sguardo cerco di intercettare il protagonista della serata, Jensen e quando finalmente riesco ad individuarlo tra la folla, non mi sfuggono le occhiate che sta rivolgendo alla donna al mio fianco.
Istintivamente circondo la vita di Amanda con un braccio e la attiro contro di me.
Chiamatela come volete, anche gelosia perché è proprio di quello che si tratta.
Jensen si fa largo tra gli invitati venendoci incontro.
Noto che guarda la mia mano che stringe il fianco di Amanda con fare possessivo, ma nonostante questo si china a baciarle una guancia, ed in quel momento sento quasi di esplodere dalla rabbia.« Che piacere averti qui stasera» non mi sfugge il tono languido con cui si rivolge alla mia donna e sento di dover dire qualcosa per intromettermi nella conversazione. Amanda mi sembra a disagio.
« È venuto fuori un bel ristorante» commentai allungando una mano per stringere quella di Jensen. Nella stretta misi più forza del necessario e la cosa non sfuggì all'uomo di fronte a me che sembrò recepire il messaggio.
« Tutto merito del mio architetto» disse lui schiarendosi la voce
« E della nostra pubblicità» aggiunsi io
« Si beh.. Bel lavoro, davvero»
« Ragazzi prendete qualcosa da bere e sentitevi liberi di dare un'occhiata in giro. Tra non molto il mio chef Tony servirà degli antipasti caldi, così potrete assaggiare la nostra cucina.»
Lo ringraziai, più per averci lasciati finalmente da soli che per il resto.« Vorrei trovare un angolino per stare un po' da solo con te» mi avvicinai per sussurrargli all'orecchio il mio desiderio.
« Potremmo far finta di esplorare il locale e scappare dal retro» propose Amanda e non riuscii a trattenere un sorriso
« L'idea mi piace, ma credo che qualcuno si accorgerebbe della nostra fuga».
Amanda si guardò intorno
« Ci sono più di trenta persone in questa stanza, non siamo noi quelli al centro dell'attenzione»
« Io no, ma non posso dire altrettanto di te» individuo un incavo nel muro al riparo da occhi indiscreti e la spingo contro.
Mi abbasso su di lei, ad un centimetro dalla sua bocca « Lo vedo come ti guardano gli uomini. Vorrebbero tenere la mani sui tuoi fianchi morbidi e stringerli proprio come sto facendo io adesso» accompagnai ogni singola parola con i gesti
« Vorrebbero sentire il profumo che ha la tua pelle proprio qui, sotto il lobo» dissi inebriandomi di quel dolce gusto di lavanda.
« Vorrebbero pregustare per infiniti attimi, quel desiderio incontenibile che è provocato dallo stare ad un passo dalle tue labbra, prima di poter finalmente assaggiare il tuo sapore. Dolce.» annullai il respiro di distanza che separava le nostre labbra, che subito si fusero insieme.
La baciai piano, con movimenti lenti. Tirai fuori la lingua e gliela passai sulle labbra gonfie e rosse. Infilai una mano dietro la sua nuca e l'attirai ancora più vicino a me. Il bacio diventò sempre più famelico e in pochi attimi stavamo ansimando bocca contro bocca .
« Andiamo via da qui » la implorai. Non avrei resistito un secondo di più. Volevo assolutamente entrare dentro di lei.
La afferrai per una mano e la trascinai con me. Non oppose molta resistenza. Adesso la sua idea di scappare mi sembrava un piano geniale. Senza avere idea di dove mi stessi dirigendo, camminai velocemente per un lungo corridoio dalle pareti nere. Oltrepassammo i bagni e ci trovammo davanti un'enorme porta di legno scuro a due battenti . Non esitai e la aprii con un colpo solo della mano.
Ci ritrovammo nel ritmo frenetico di una cucina. Tutti erano molto presi in quello che stavano facendo, tanto da non accorgersi in un primo momento di noi, dei nostri abiti formali in netto contrasto con i grembiuli bianchi e i cappelli da chef.
Un uomo bassino e panciuto incrociò i nostri sguardi tra una spadellata ed un'altra e sgranò gli occhi per la sorpresa di vederci li, intrusi.« Qué haces en mi cocina?» iniziò a farfugliare frasi in spagnolo. Per fortuna riuscivo a capire perfettamente ciò che diceva. Tradussi tutto alla lettera, anche le frasi poco eleganti con cui minacciava di romperci , beh avete capito no?
Amanda era diventata più rossa dei peperoni in agrodolce nella ciotola davanti a noi. Cercai di accarezzarle il braccio per tranquillizzarla e nel frattempo continuai a guardarmi intorno per cercare una via di fuga.
Una porta d'emergenza si trovava dall'altra parte della cucina, proprio di fronte a noi, così lontana. Cercai allora di spiegare al cameriere che la mia fidanzata soffriva di claustrofobia, e che aveva bisogno di prendere una boccata d'aria lontano dalla gente che si trovava di la nella sala. Gli lasciai intuire che i presenti fossero ben più dei trenta che erano in realtà, e questo lo fece cadere completamente nel panico più assoluto, e iniziò a prendere padelle di qua e di là. La mia scusa sembrò reggere. A nessuno vennero in dubbio le mie parole. Nessuno di loro si chiese come mai dovessimo uscire da una cucina quando potevamo farlo benissimo dalla porta principale del ristorante. Sgattaiolammo fuori e iniziammo a ridere come due bambini
« Spero proprio che nessuno di loro spifferi la nostra fuga a Jensen» disse Amanda
« Tranquilla, ma li hai visti? Con tutto il da fare in cucina si saranno già dimenticati di noi»
o forse no, sorrisi e tenni questo dubbio per me.Mentre guidavo verso l'hotel ripensavo agli avvenimenti della serata con un grosso sorriso stampato in faccia. Stare in compagnia di Amanda mi faceva sentire così, libero e spensierato, lontanissimo dai problemi. Sentii vibrare il cellulare nella tasca destra dei pantaloni e lo tirai fuori. Tutto l'entusiasmo ed il buon umore svanì di colpo non appena lessi l'anteprima del messaggio
Vincent : Importanti novità sul dossier Cross. Richiamami.
I problemi a volte, ti seguono nonostante il tempo e le distanze.
Guardai Amanda e le accarezzai piano il viso. Non si era accorta dell' sms che mi era arrivato ne del cambiamento repentino del mio umore.
Tornati in hotel avrei fatto i conti con la realtà, ma qui e adesso, eravamo ancora per un pò semplicemente noi due.
STAI LEGGENDO
Destinati ad Amarsi
ChickLitSola, infelice e vuota. È così che si sentiva Amanda nell'animo. Tradita dall'uomo che diceva di amarla, ormai non credeva più a nulla che riguardasse uomini e amore. A fatica aveva rimesso insieme ogni pezzo di se stessa che era andato in frantumi...