« Accidenti, ti sei sistemata bene a New York» disse Brooke non appena ebbe varcato la soglia del mio appartamento.
Posate le borse all'ingresso, aveva iniziato ad ispezionare ogni centimetro della stanza.
«ti piace? Alcuni componenti d'arredo sono stati aggiunti da Fredd il mio coinquilino, altri invece li ha lasciati qui Beatrice, che adesso si è trasferita in Spagna.« sta con uno spagnolo? Wow, allora esistono donne fortunate nella vita»
«da due anni e stanno per sposarsi, ma non credo che Josè sia il tuo tipo, non è biondo e non ha gli occhi azzurri»
La mia amica sbruffò e si gettò di peso sul divano
« potrei adattarmi grazie al mio spirito di avventura»
«te lo farò conoscere, se ci tieni »
«sarebbe fantastico, magari mi presenterà qualche suo amico»
«che si dice a Seattle ?» le domandai
«solita vita. Passo intere giornate allo studio, un paio di sere alla settimana esco e ogni tanto porto a casa qualche uomo» la guardai sbigottita.
«tranquilla Mandy, non sempre va a finire come pensi tu. Alcuni sono fin troppo sbronzi per fare qualcosa » quella battuta mi fece ridere
«cosa mi dici di te?» mi chiese con un sopracciglio alzato.
Passammo l'intera serata appollaiate sul divano, con Brooke che sgranocchiava patatine al formaggio, mentre io le raccontavo ogni particolare di Daniel.« wow, deve essere un tipo tosto. Ha un attico, una domestica, un autista e persino un'addetto alla sorveglianza, ma è un coglione totale con le donne» aggiunse
«ritratto perfetto» ammisi
«sai cosa ti dico? Domani sera usciamo, hai bisogno di un po' di divertimento, sei diventata una vecchia pantofolaia» disse lanciandomi un cuscino sulla faccia.
Ridendo, continuammo a prenderci in giro come ai vecchi tempi .Prima di andare in ufficio, lasciai un biglietto sul frigo per Brooke dicendole che sarei rincasata per le diciassette.
Le avevo lasciato una brioche e una macchinetta di caffè già pronta da mettere sul fuoco. La mattina passò velocemente, incrociai Daniel solo un paio di volte ma non parlammo di nient'altro che non riguardasse il lavoro.
Alla pausa pranzo trovai un messaggio da Brooke sul cellulareTi prego vieni a vivere a Seattle con me.
Non so come sopravviverò senza le tue cure.
Grazie per la colazione. Ho già organizzato la serata, la GreenHouse ci aspetta . ;)La GreenHouse è una delle discoteche più chic di Manhattan.
È disposta su due piani e l'atmosfera in quel posto è davvero suggestiva.
Le luci soffuse e migliaia di piccoli led che cadono dal soffitto, danno l'impressione di trovarti in una dimensione fantasy e surreale.
Prima di uscire di casa, Brooke mi ha praticamente costretta ad indossare un abitino rosso ciliegia stile Marylin Monroe a cui ho abbinato dei sandali dello stesso colore. Non ero in vena di preparazione e abbellimenti per cui ho messo su solo una linea sottile di eye liner e tinto le labbra di rosso. Ho lasciato i capelli ricadermi sulle spalle in morbide onde.«vieni, un cameriere molto carino mi ha mostrato il tavolo che ha riservato per noi»
Brooke mi trascina per il braccio.
È mezzanotte passata, il locale inizia a gremirsi di persone. Il tavolo è in un angolino appartato del primo piano della discoteca, non molto distante dal bar, né dalla pista.
Da dove sono seduta io riesco ad avere un ottima visuale di tutta la sala, e persino delle balconate che si affacciano sul centro della pista.« vado a prendere da bere, cosa ti porto?» le domando
«o mio dio, non dirmi che i drink te li paghi da sola»
«certo, chi altro dovrebbe pagarmeli?»
«guarda e impara tesoro» disse rivolgendomi un sorriso di sfida.Mi sistemai sulla sedia con una mano poggiata sotto il mento pronta a godermi lo spettacolo.
Brooke ci sapeva fare con gli uomini, era audace, attraente e maledettamente sexy.
Le sue gambe erano lunghe quanto un autostrada, e il suo caschetto biondo e ordinato, gli lasciava quell'aria da segretaria sexy anche fuori dal suo studio. Inutile dire che il genere maschile gli cadeva praticamente ai piedi, e non fui sorpresa di vederla arrivare al nostro tavolo con due uomini che accompagnavano i nostri drink.
Le lanciai uno sguardo torvo, a principio non avevo una voglia matta di venire in questo posto, figuriamoci l'energia di respingere le avance di questi tizi.« questa è Amanda, la ragazza di cui vi parlavo poco fa» disse Brooke indicandomi
« loro sono Matt e Roger » presentò i due ragazzi e mi limitai a fargli cenno con la mano per salutarli.
In fin dei conti non ci era andata male. Dimostravano più o meno poco più della nostra età, e di aspetto erano persino carini.
Ma non avevo voglia di conoscerli, né di farmi corteggiare con delle stupide battute di abbordaggio. Pensai che avrei dovuto bere per divertirmi e per ignorare il fastidio che mi pizzicava per averli seduti accanto. Quello che doveva essere Matt mi porse il bicchiere che teneva in mano offrendomi il drink.
« la tua amica ha assicurato che ti sarebbe piaciuto» disse alzando leggermente la voce per sovrastare la musica.
Inarcai un sopracciglio osservando il bicchiere.
Un intruglio di menta e ghiaccio mi fece pensare ad alta voce che si trattasse di un mojito
« te la cavi con i cocktail » mi punzecchiò.
Me la cavavo con i cocktail? No. Odiavo questi intrugli da strega, ma se mi date una bottiglia di vino, potrei bere fino a dimenticare il mio nome.«non molto a dire il vero» presi il bicchiere e ignorando tutti gli avvertimenti di mia madre di non accettare cocktail dagli sconosciuti, mi portai il liquido alle labbra e ne mandai giù un paio di sorsi. Rabbrividii. Sapeva di amaro e disgustoso. La mia faccia doveva essere contratta in una smorfia strana, perché il ragazzo sedutomi accanto mi guardava preoccupato « dalla tua faccia direi che non ti piace. Posso offrirti un'altro drink. Vieni a sceglierlo tu » disse tendendomi la mano.
Titubante l'afferrai e mi condusse al bancone del bar al centro della pista. Prendemmo posto su due sgabelli e dopo aver ordinato una vodka lemon, mi guardai un pò intorno. La pista era affollata, alzai lo sguardo verso le balconate per perlustrarle da destra verso sinistra, proprio nel mezzo in quello che sembrava essere un prive, il mio cuore perse un battito.
Daniel era appoggiato con una mano sulla balaustra di ferro, mentre l'altro braccio cingeva le spalle di una barbie che gli sorrideva mangiandoselo con gli occhi.
Riportai subito lo sguardo sulla pista, fingendo di non essere turbata da quella presenza.
Speravo solo che non si accorgesse di me.
Ad un tratto avevo solo voglia di correre a casa. Per me la festa si era già conclusa.
Buttai giù di colpo il mio drink e ne ordinai un'altro al barman, che Matt si preoccupò di offrirmi« non è necessario che tu mi offra drink per tutta la sera» dissi
« è il minimo che possa fare se sono in compagnia di una donna bella come te» rispose rivolgendomi un sorriso colmo di aspettative.
Per quanto mi riguardava avrebbe potuto aspettare all'infinito. La serata non si sarebbe conclusa come forse sperava lui.« non credo ti convenga, ho appena trovato un cocktail che mi piace, e potrei ordinarne parecchi» ammisi.
Estrasse dal portafoglio la sua carta di credito e la poggiò sul bancone rivolgendosi al barman« tutti i cocktail che la signorina desidera» lo guardai con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Non mi piacevano gli uomini che si riducevano ad ostentare il loro benestare per far colpo su una donna, perché ciò significava che considerassero la donna facile e frivola, ed io non lo ero affatto. Ma per quella sera, avrei potuto fingere di essere un'altra, e lasciarmi impressionare dall'uomo che mi sedeva accanto, anche se non era la compagnia che desideravo avere con me in quel momento.
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Destinati ad Amarsi
ChickLitSola, infelice e vuota. È così che si sentiva Amanda nell'animo. Tradita dall'uomo che diceva di amarla, ormai non credeva più a nulla che riguardasse uomini e amore. A fatica aveva rimesso insieme ogni pezzo di se stessa che era andato in frantumi...