Capitolo 9

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La sveglia programmata come di solito alle sette, parve suonare prima questa mattina.
Le mie poche ore di sonno mi costrinsero ad abbondare di correttore e di cipria nel tentativo di coprire i cerchi gonfi e scuri che avevo sotto gli occhi. Raccolsi i capelli in uno chignon spettinato e scelsi dall'armadio un tailleur rosso rubino abbinato all'unico paio di Louboutin che possedevo dello stesso colore.
Mi erano state regalate da nonna Amanda per il diploma, un modello classico e indossarle mi faceva sentire molto femminile.
Arrivai alla Helton Holding in perfetto orario, il tempo di appendere il soprabito e vidi Wes entrare dalla porta, era stranamente sorridente e per un istante desiderai mi contagiasse il suo
buon umore.
«Buongiorno Amanda»
«buongiorno Wes»
Mi occupai del suo caffè e lo appoggiai sulla sua scrivania insieme ad una pila di documenti da firmare, stava giusto apponendo l'ultima firma sul foglio quando il suo telefono inizió a squillare « ufficio di Wes Carter», la sua espressione era seria e lui rimase concentrato sui documenti, lo sentì farfugliare un "si", "è qui con me", "ok", "arriviamo".
Mise giù la cornetta e mi rivolse la sua attenzione «siamo attesi di sopra in sala riunioni», «ok» risposi e iniziai a raccogliere il materiale necessario da portare con noi quando la voce di Wes mi interruppe « puoi lasciarli sulla tua scrivania, non ci serviranno», lo guardai perplessa e dovette accorgersene perché mi sorrise « quando sei pronta Amanda», mi lisciai la gonna del tailleur « sono pronta» e ci avviammo verso l'ascensore.

Arrivati in sala riunioni notai già accomodati tutti i dirigenti e i responsabili del settore marketing, a quanto pare io ero l'unica assistente a presenziare alla riunione e questa cosa mi fece sentire a disagio. Seguii Wes e rimasi in piedi dietro di lui, mi sentivo osservata e mi domandavo il perché della mia presenza qui.
La porta si aprì e John Helton o come lo chiamano alcuni "il grande capo" entró con la la sua assistente personale al seguito.
Meno male, pensai. Una compagnia femminile .
«buongiorno a tutti» la voce di John riscosse alcuni dei presenti dalle loro conversazioni, altri dal fissare me «prendi posto Amanda» e mi indicò la sedia vuota di fianco a Wes, riuscì solo ad annuire e con le gambe tremanti esegui l'ordine. Considero John più di un datore di lavoro vista l'amicizia con mio padre, e visti i sorrisi e le occhiate che mi lancia dal fondo del tavolo sento che nell'aria c'è qualcosa di strano.
«immagino che vi starete tutti domandando il motivo di questa convocazione repentina» mi guardai intorno per vedere annuire tutti alle sue parole « la Helton Holding è nata con me 25 anni fa, mi sono lanciato in un rischio, da alcuni è stato definito un azzardo ma, a giudicare da dove siedo oggi posso dire che ne è valsa la pena. Ho trascorso un tempo inestimabile dietro la mia scrivania, in questa sala riunioni a convincere teste dure come le vostre» si interruppe alle risate di alcuni presenti « non andrò in pensione se è quello che vi state chiedendo ma è arrivato il momento di iniziare a delegare parte dei miei doveri a qualcuno » eravamo tutti così concentrati dal suo discorso che non ci accorgemmo della porta che si era richiusa sul fondo della stanza.
Lunghe gambe muscolose in un completo grigio passeggiavano sicure verso John, e quando alzai lentamente lo sguardo mi mancò il fiato nel vedere che quelle gambe, quei muscoli, quelle spalle e quel viso appartenevano ad un uomo che grazie al caso avevo già incontrato « questo è Daniel, mio figlio» alzó lo sguardo per scrutare i presenti e quando mi vide notai gli angoli della sua bocca piegarsi accennando un sorriso « buongiorno » la sua voce, non la ricordavo così vibrante e profonda , lo guardai prendere posto alla sinistra di John e sbottonarsi il bottone della giacca con una mano, quelle dita pensai,  chissà quali altre cose sapessero fare.
« Daniel è rientrato da Londra sotto mia richiesta , a lui affiderò la gestione del settore pubblicitario, sono sicuro che sorprenderà tutti » lo stavo fissando spudoratamente, dovevo sembrare una vera deficente «Amanda» quasi saltai sulla sedia quando mi sentii chiamare da John « sarai curiosa di conoscere il motivo della tua presenza qui», annuii  « sarai l'assistente di Daniel, conosci bene l'azienda e in questi quattro anni hai dato prova di avere carattere e professionalità».
Ditemi che sto sognando, non mi sembra possibile quello che sta accadendo in questa stanza, mi voltai verso Wes vidi l'espressione sorpresa sul suo viso, poi guardai Daniel e lo trovai a fissarmi con il suo solito ghigno, si schiarì la voce «l'idea non è di suo gradimento Mrs Payne?» mi chiese, «sono solo, sorpresa dalla novità» risposi sperando che il mio tono di voce fosse più calmo del mio stato d'animo «capisco, si prenda del tempo per pensarci» annuì poi guardai Wes che aveva mantenuto la sua espressione seria « potrei parlarti un momento?» sussurrai al suo orecchio «certo! Signor Helton le dispiace se parlo in privato con la mia assistente?» trovai di nuovo Daniel a fissarmi, quegli occhi di ghiaccio mi mandavano in tilt il cervello, come avrei potuto pensare di lavorare ogni giorno sotto quello sguardo, « andate pure» le due semplici parole di John ci congedarono dalla riunione .
«lo sapevi ?» domandai a Wes
«diciamo che ero al corrente di questa possibilità ma la credevo remota» mi disse
«cosa devo fare ? Io non posso lasciare il lavoro che svolgo da quattro anni per te così, su due piedi. Non avrebbe dovuto chiedermelo» mi lamentai
«infatti quella di John non era una richiesta Amanda» lo disse come se fosse scontata l'ovvietà della cosa
«quindi immagino che lavoreremo insieme ancora per poco» mi meravigliai del tono triste che percepì nella mia voce
«lavoreremo nello stesso edificio Amanda, solo su piani diversi» disse ridendo
«non so se dovrei sentirmi offesa per la serenità con cui stai affrontando la cosa Wes» mi imbronciai
«Amanda lavoriamo insieme da quattro anni, non nascondo che mi dispiace che le cose presto cambieranno ma sono contento che tu abbia la possibilità di andare avanti nella tua carriera » mi rivolse un sorriso affettuoso
« quindi lavorerò con il figlio del capo» ammisi ad alta voce
«ti spaventa ?» domandó Wes
Feci segno di no con il capo ma in realtà avrei voluto tanto rispondere che solo l'idea mi terrorizzava.
Era un uomo così affascinante e bello che avrei faticato a mantenere gli ormoni saldi con lui ogni giorno al mio fianco .

•••
{ Note autrice }
Ciao ragazze, mi scuso per la lunga attesa di questo aggiornamento, ma se mi seguite saprete che ho dovuto subire un delicato intervento chirurgico per cui non ero in forma adatta per dedicarmi alla scrittura.
Cosa ne pensate di questa storia? Nell'immagine di copertina c'è una foto di colui che ho immaginato come il nostro Daniel.
Vi piace !!?? A presto , buona lettura
TR

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