Daniel
Non avrei mai immaginato di rivederla, tantomeno seduta al tavolo riunioni della mia azienda. Lei, nel suo tubino rosso, adesso finalmente potevo guardarla bene in viso. Gli occhi grandi di un verde particolare, luminoso. Le sue labbra erano perfette né troppo piene né troppo sottili, i suoi lineamenti delicati.
La vedevo agitarsi sulla sedia, forse anche la mia presenza l'aveva sorpresa. L'incontro in taxi era stato fugace, eppure avevo desiderato rivederla. Per scoparla, ovviamente!
In Inghilterra la mia fama mi precedeva, non ho mai faticato per avere una donna. Non mi è mai servito neppure corteggiarle, il mio aspetto e il mio conto in banca a zeri multipli bastavano come biglietto da visita.
Con quelle donne che si offrivano a me in ogni modo nel mio letto, scopavo e basta.
Di alcune non conoscevo neppure il nome, ma d'altronde non mi serviva saperlo, non le avrei certo richiamate il giorno dopo.
Una bella vita. Tanto lavoro, belle donne e facili scopate. Non potevo lamentarmi. Quando ricevetti la telefonata di mio padre accettai subito la sua proposta di tornare a New York, avevo proprio bisogno di aria nuova e di cambiamenti, e poi a Londra ero già stato nelle mutandine delle donne più interessanti della città .
Adesso iniziavo a divertirmi stuzzicando la signorina Payne, Amanda . Da domani sarebbe stata la mia assistente, e io il suo capo. Avere quel culo davanti agli occhi durante il giorno, avrebbe reso le ore di lavoro molto piacevoli, tanto quando l'idea di poterlo toccare, palpeggiare, mordere.
Cazzo Daniel, frenati. A quei pensieri sentivo già il mio pisello risvegliarsi.Amanda
Sono agitata. Questa mattina pare essere la prima del primo giorno di lavoro alla Helton Holding ed invece è solo la prima mattina da assistente personale di Daniel Helton.
Cavolo! Più lo pronuncio ad alta voce più non sembra vero . Con Fredd lo abbiamo soprannominato "l'uomo del taxi" .
«fai un bel respiro e rilassati cherie» il mio coinquilino cerca di tranquillizzarmi passandomi una tazza di camomilla fumante
«io odio la camomilla» mi lamentai
«non credo che il caffè ti sia d'aiuto oggi. Evitalo» sbruffai
«come sto? » chiesi lanciando una rapida occhiata al grande specchio nel mio appartamento
«sei una bomba cherie » a queste parole andai nel panico «cavolo allora mi tocca cambiarmi, non voglio che il mio capo possa pensare che mi sia agghindata per lui» Fredd mi guardò stupito « cherie, da quando ti preoccupi di quello che pensano gli altri? Soprattutto di quello che pensano gli uomini?» sospirai, aveva ragione non me ne era mai importato niente di cosa pensassero gli altri di me, e non sapevo spiegarmi perché con Daniel invece fosse diverso. Forse perché sento un attrazione verso di lui ?? O mio dio. Ho davvero ammesso di avere un interesse fisico per il mio capo? Sono nei guai se non riuscirò a tenere questo pensiero nella mia testa.
«non cambiarti, stai davvero bene vestita così» cercò di incoraggiarmi Fredd.
Avevo scelto un pantalone classico che lasciava le caviglie scoperte e una camicetta di seta bianco perla, delle semplici décolleté nere di Brian Atwood ai piedi.
I capelli legati in una coda bassa, mi davano un' aria professionale. Eppure mi sentivo tesa. Combattuta tra la paura di poter essere apprezzata e quella di non essere presa affatto in considerazione.
La mia mente malata.
Arrivata in ufficio iniziai a liberare quella che per quattro anni era stata la mia scrivania. Era un momento triste, mettere in uno scatolone tutti i miei effetti personali. Wes non era lì, ma nel suo ufficio tutto era al suo posto di sempre.L'ufficio di Daniel si trovava al ventunesimo piano, la sua porta era in fondo al corridoio opposto a quello che conduceva all'ufficio di John, le linee dell'arredamento erano diverse rispetto ai piani bassi, più ricercate e i materiali più pregiati . La mia scrivania si trovava sul lato sinistro della porta del suo ufficio . Alle mie spalle c'era una vetrata dalla quale potevo vedere all'interno della stanza, mi sarei sentita osservata , rabbrividì al pensiero . Poggiai lo scatolone sulla scrivania e mi accomodai sulla sedia di pelle, su questo piano le assistenti venivano trattate bene .
La sedia era comoda e girevole, volevo provarla così mi diedi lo slancio con i piedi per farci un giro su me stessa e non appena mi girai lo vidi, poggiato sulla sua scrivania con le sue lunghe gambe distese e mentre con una mano aveva una presa salda sul bordo della scrivania, con l'altra reggeva la cornetta del suo telefono. Sembrava impegnato in un'importante conversazione e per fortuna non mi aveva beccata in adorazione. Era solo l'inizio della giornata e mi ritrovavo già a fantasticare su scrivanie e cose poco pudiche da farci sopra. Di questo passo non sarei sopravvissuta alla giornata.
Finito di sistemare le mie cose accendo il portatile per controllare la casella di posta, una mail di Beatrice con allegate fotografie di abiti da sposa di ogni genere e stile, e una mail da parte dell'azienda con le specifiche del mio nuovo contratto di lavoro, compenso e orari.Il telefono sulla mia scrivania prende a squillare, è un numero interno all'azienda e dopo un iniziale momento di smarrimento alzo la cornetta per rispondere
«Amanda Payne, come posso aiutarla?» cerco di mantenere un tono fermo e professionale, anche se in realtà sono ansiosa e agitata
«nel mio ufficio» dopo aver sprecato tredici misere parole, Daniel interrompe la telefonata.
Che modi! Potrebbe sforzarsi di essere più carino visto che oggi è il primo giorno che lavoro per lui, penso!
Mi alzo dalla scrivania e arrivata davanti la porta del suo ufficio con una mano mi liscio il vestito verso il basso. Sono agitata, quest'uomo mi intimorisce un pó! Busso e senza aspettare di ricevere consenso entro nella stanza
«può evitarsi il disturbo di bussare alla porta se poi decide di fare di testa sua ed entrare lo stesso» però, che accoglienza!
«mi ha chiamata lei per essere qui, non credo che la mia presenza sia di fatto una sorpresa» affermo indispettita e poco dopo vorrei mordermi la lingua per averlo fatto. Per quanto affascinate, autoritario e dispotico possa essere quest'uomo è pur sempre il mio capo e devo far in modo che rimanga tale ancora per molto tempo se non voglio rischiare di raccogliere le mie cose e tornare a Brickell dai miei genitori.
Alzo lo sguardo su di lui per cercare di sondare il suo umore dopo la mia risposta e noto che fissando il suo sguardo nel mio ha un ghigno divertito, « si accomodi Amanda così potremo iniziare a discutere di quello che lei dovrà fare per me», notando un luccichio nuovo nei suoi occhi, mi chiedo se con quest'ultima frase non volesse dirmi qualcosa di più.
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Destinati ad Amarsi
ChickLitSola, infelice e vuota. È così che si sentiva Amanda nell'animo. Tradita dall'uomo che diceva di amarla, ormai non credeva più a nulla che riguardasse uomini e amore. A fatica aveva rimesso insieme ogni pezzo di se stessa che era andato in frantumi...