Passato- Parte 5

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La nube che ho in testa inizia a dissolversi solo dopo qualche ora, quando la mia gola inizia a bruciare per il bisogno del sangue. Stamattina dalla fretta non ho bevuto la sacca di sangue e adesso sento le conseguenze. Sono seduta sul letto della casetta sulla montagna, Ruben al mio fianco. Non voglio muovermi da qui, devo ancora metabolizzare tutto. Non avevo una giornata così carica da molto tempo. Ad un tratto Ruben si alza ed apre un po' la porta. Vedo che è il tramonto.

<< Che ne dici di tornare a casa? >> mi chiede sorridendomi << Ho perso l'abitudine di volare al buio e non tutti hanno una super vista come te. >>

<< Voglio rimanere qui. >> dico continuando a fissare il fuoco acceso nel camino << Non ho le forze per muovermi. >>

Chiude la porta, si mette in ginocchio di fronte a me, mi afferra le mani e mi dice: << Sai qual è il tuo problema? Pensi troppo alle cose che ti succedono. Okay, tua madre era la strega creatrice. E allora? Aveva un segreto, chi non ne ha uno? Hai scoperto di essere una strega, dovresti sentirti felicissima! Avere dei poteri è una figata pazzesca. >>

Lo guardo negli occhi e scoppio a ridere. Non ha tutti i torti, forse dovrei accettare tutto e vedere il lato positivo delle cose.

<< Vedi? >> dice ridendo anche lui << Non è così difficile. Perchè non provi a fare un incantesimo super figo? >>

<< Non so le formule! Come posso fare un incantesimo? >>

<< Fai apparire qualcosa. >> dice sedendosi vicino a me << Lilia si concentra, pensa a quello che vuole fare apparire e appare. >>

Lo guardo e sorrido. Riesce a mettermi di buon umore solamente guardandomi. Come farei senza di lui?

Guardo la sedia vicino al letto e, ancora un po' dubbiosa, penso a cosa potrei far apparire. Mi viene in mente un'idea. Mi concentro, respiro profondamente e dopo un attimo sulla sedia spuntano due tazze bianche piene di cioccolata calda.

<< Oh mio dio. >> dico sorpresa << Ci sono riuscita. >>

Ruben si alza e mi porge una tazza. Diamine, è reale! Ancora non ci credo.

<< Hai ragione. >> dico bevendo un sorso di cioccolata << Questo è davvero fantastico. >>

Qualcuno bussa alla porta. Mi alzo dal letto, poso la tazza sul tavolo e vado ad aprire. È Marcus.

<< Non ho ancora voglia di parlarti. >> dico.

<< Lo so. >> dice fermando la porta con una mano << Ma voglio solo sapere come stai. >>

<< Sto bene. >> rispondo guardandolo negli occhi << Certo, ho dei poteri da strega e ho scoperto che mia madre aveva più di duemila anni ma sto bene. >>

Mi porge una busta e dice: << Lilia mi ha dato queste cose, servono per fare un incantesimo che ti metta in contatto con tua madre. È lei che può rispondere a tutte le domande. >>

Mi da la busta e vola via. Richiudo la porta dietro di me e metto la busta sul tavolo. Posso contattare mia madre, è una cosa bellissima. Ma allora perchè questo mi spaventa? Ho paura di scoprire altre cose, ho paura di dover affrontare altri segreti. Mi sento distrutta.

Apro la busta e poso sul tavolo tutto quello che c'è dentro. Una ciotola di legno, tre candele, un cucchiaio di legno, una bottiglietta piena d'acqua e due sacchetti di stoffa. Uno, quello verde, contiene dei rametti marroni con delle foglioline piccolissime, mentre quello rosso contiene una polverina di non so che cosa. In fondo alla busta c'è un foglio strappato da un quaderno. Lo apro e leggo che ci sono delle istruzioni su cosa fare. Riconosco la scrittura di Lilia.

<< Vuoi davvero farlo? >> dice Ruben.

Mi volto verso di lui. Ha le labbra sporche di cioccolata.

È da quando ho scoperto di essere una strega che penso ad Alec. Lui è uno stregone, è vero, ma anche io lo sono e lo è anche Jago e Lilia. Siamo tre stregoni contro uno. Forse potremmo batterlo. Lui aveva scoperto che mia madre fosse la strega creatrice, ma lui non sa qual è la vera storia. I libri narrano che una strega assetata di potere creò i vampiri, ma non sa che anche tutta la sua famiglia erano degli stregoni e che il gene dello stregone si tramanda da padre a figlio. Se lo avesse saputo non mi avrebbe mai fatto scoprire la vera identità di mia madre, mi avrebbe fatto anche scoprire che anche io sono una strega e che quindi ho abbastanza potere per batterlo. Sarebbe stata una mossa troppo stupida.

<< Si. >> rispondo a Ruben << Voglio farlo. >>

Apro il foglietto e leggo lentamente cosa c'è scritto. Seguo le indicazioni che Lilia mi ha scritto e faccio tutto alla lettera. Prendo la ciotola, la metto di fronte a me e attorno posiziono le tre candele. Mentre verso l'acqua nella ciotola sussurro "Purificat hanc acquam, habeo ad animarum". Poi prendo il sacchetto verde e immergo ad uno ad uno i rametti. Prendo il cucchiaio di legno e, mentre faccio girare il cucchiaio in tondo nell'acqua, dico a voce alta: "Naturae, frangatur hos ramos et siccat folia. Habeo de vobis loqui et uiuis". Appena finisco di pronunciare queste parole le candele si accendono. Tolgo il cucchiaio e vedo i rametti diventare polvere e le foglie essiccarsi. Dopo qualche secondo le candele si spengono e nella ciotola rimane un liquido verdastro che emana un odore orribile.

Mi volto verso Ruben. Ho il cuore che batte a mille. Lui mi guarda meravigliato.

<< Ha funzionato? >> mi dice guardandomi negli occhi.

<< Credo di si. >> rispondo sorridendo.

Riprendo il foglio tra le mani e leggo l'ultima cosa che Lilia mi ha scritto. La polverina nel sacchetto rosso è della valeriana, un'erba che serve per dormire profondamente, in modo da riuscire a mettersi in contatto con i morti. Prima però, devo bere due sacche di sangue umano, devo avere le forze necessarie.

Respiro profondamente, mi concentro e sul tavolo appaiono due sacche di sangue. Questa cosa di avere dei poteri magici mi sta entusiasmando.

<< Ma tu ti rendi conto? >> dice Ruben alzandosi dal letto e venendo verso di me << Ogni sabato non mi costringerai più ad andare a fare la spesa! >>

Scoppio a ridere e lui mi stringe fra le sue braccia. Non si è ancora accorto di avere le labbra sporche. Delicatamente passo il pollice della mia mano sulle sue labbra. Nonostante il tempo, sento ancora quel brivido percorrermi la schiena quando siamo così vicini.

<< Non so se può aiutarti. >> sussurra << Ma io ti amo comunque. Non mi importa del tuo dna, non mi importa del fatto che hai bisogno di sangue per sopravvivere, non mi importa del fatto che adesso ogni volta che litigheremo mi riempirai la faccia piena di brufoli per vendicarti. Io ti amo così come sei. >>

Sorrido e lo bacio. Lo stringo tra le mie braccia con forza e per un attimo la mia mente pensa solo a lui. Per me Ruben è come un anti depressivo. Quando mi sento triste, quando mi accadono delle cose che mi fanno sentire davvero male, lui mi stringe tra le sue braccia, mi guarda dritta negli occhi e io mi sento già meglio. Lui è l'unica cosa sicura che mi è rimasta e questo mi basta.

Mi stacco dalle sue labbra un attimo prima di perdere completamente il controllo e dico: << Devo concentrarmi, tu non puoi farmi perdere la testa in questo modo. >>

<< Hai ragione, ma non è colpa mia se sono così irresistibile. >>

Gli do una pacca sulla spalla e lui mi lascia andare. Già sento la mancanza delle sue braccia sulla mia schiena.

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