Ali bianche- Parte 13

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<< Allora va bene. >> dico sorridendo, passeggiando per i corridoi del castello di Marcus << A presto. >>

Chiudo la chiamata e torno nella camera di Luce. Dorme ancora e non credo che si sveglierà molto presto. Fra una settimana inizierò a seguire un corso estivo di scrittura creativa in accademia, il pomeriggio lavorerò in biblioteca e dormirò in una camera nel dormitorio, una camera singola, così Luce non darà fastidio a nessuno. Questa settimana Marcus sarà così impegnato a stare con Cat che non penserà all'accademia e, appena arriverò lì, farò un incantesimo alla dirigente in modo che non dica niente della mia presenza lì. È un piano geniale. Sono sotto ai loro occhi, dove meno se lo aspettano.

Guardo Luce nella sua culla, dorme profondamente. Con la manina stringe la zampa del suo peluche preferito, un cagnolino con la lingua di fuori.

Sento qualcuno salire le scale. Non riesco a distinguere i passi, mi sento un po' stanca. Dopo qualche secondo Ruben entra nella stanza.

<< Dorme? >> mi chiede guardando prima me e poi Luce.

<< Si. >> rispondo.

Mi siedo sulla sedia davanti alla finestra e guardo il panorama.

<< Sono così arrabbiata che non riesco a tollerare nemmeno il tuo respiro. >> dico a voce bassa e irritata.

<< Non voglio che tu te ne vada. >> dice rimanendo appoggiato allo stipite della porta << Non voglio che voi due ve ne andiate. >>

Mi alzo dalla sedia, lo guardo negli occhi e dico: << Voi mi avete condizionato la mia intera esistenza. Tutte quelle parole sdolcinate, tutti quei baci, adesso non so se sono sinceri o no. >>

<< Tu come vuoi che siano? >>

<< Sinceri, è ovvio. >>

<< Erano, sono e saranno sinceri. >>

<< Come faccio a sapere che non stai mentendo adesso? >> dico iniziando a piangere << Hai mentito per cinque anni, da quanto ne so potresti mentire anche adesso. >>

<< Non sto mentendo. >>

Lo guardo negli occhi. Sta piangendo anche lui. Ma io non riesco a credergli, non questa volta. Mi sono sempre fidata cecamente di lui, ma adesso non riesco più a farlo. La fiducia sta alla base di ogni rapporto e ogni tanto è più importante dell'amore. Io, in questo momento, non mi fido più di lui. Non mi fido più di nessuno.

<< Ti prego, non farlo. >> dice con voce strozzata dal pianto << Possiamo risolvere questa situazione, abbiamo affrontato situazioni peggiori. >>

<< Non credo. >> rispondo con voce fredda e concisa.

Respira profondamente e dice: << Quindi? Dillo. Forza. >>

<< Non posso continuare così. >> dico con il cuore pieno di dolore << Non in questo modo. Non se è stata fondata su un segreto così... orribile. Mi serve un periodo di pausa. >>

Pieno di rabbia dice: << Bene. Va bene. Vado a casa a prendere la mia roba, Ariel sicuramente mi offrirà il suo divano. >>

Esce dalla stanza senza guardarmi. Aspetto immobile fino a quando lo sento scendere le scale. Trattengo il fiato, mi rifiuto di pensare. Mi blocco nel tempo, in attesa. Appena sento il portone di entrata chiudersi scoppio a piangere.

Non credo di aver mai pianto così violentemente. Ogni respiro che faccio mi provoca un dolore insopportabile e ogni lacrima brucia la mia pelle, come se fossero corrosive.

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