Ps. Scusate, è la parte che avrei dovuto pubblicare insieme allo scorso capitolo.I'm the daughter of Justin Bieber.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
11/01/2014
Ognuno di noi nasconde un piccolo eroe che ci dà la forza per affrontare la vita.
(Loredana Valentino)
-No!-Alesha voltò il viso, evitando il bacio che Justin voleva darle.
Lui rise, stringendo la presa sui suoi fianchi.-No!- La imitò con voce stridula, mordicchiandole scherzosamente la guancia.
-Smettila, sono arrabbiata con te perché non mi prendi un....- Si interruppe, ritrovandosi stesa sul letto.
-Justin!- Esclamò prima di scoppiare in una risata fragorosa.
Avete presente le pernacchie che si fanno ai bambini piccolini, sul pancino? Ecco.
-Justin! Basta.- La ignorò, continuando, fino a farla piangere dalle risate.
Era stato orribile vederla così sconvolta dieci minuti prima, nella vasca da bagno, non lo sopportava, era troppo per lui.
-La mia bimba preferita- Sussurrò salendo fino ad averela perfetta visuale del suo bel viso.
-Guarda che bel nasino, posso mangiarlo?-
-No, mangiati il tuo.- Rispose coprendoselo con le mani.
-Ma non ci riesco, il tuo invece è qui, proprio davanti a me.-
-Ed è mio.-
-Sei cattiva, un morso piccolo...-
-No.-
-Allora sai che succede?- Scosse la testa, continuando a tenere le mani sullo stesso punto.
-Arriva il mostro del solletico.-
-No!- Salì a cavalcioni su di lei, iniziando a farle il solletico.
Aveva il sorriso contagioso di chi aveva sofferto tanto ed era dannatamente bella, vestita dai suoi sbagli.
12/1/2014
-Alzati idiota, è ora di andare a scuola.- Justin entrò nella stanza della figlia, alzando le persiane.
-No.- Si coprì fino alla testa, con il grosso piumone.-Lasciami dormire.-
Alesha non ho tempo da perdere, alzati e preparati.- Le tolse le coperte, permettendo al freddo di raggiungerla.
-Voglio la colazione a letto-
-Alesha Maya Bieber!- Sentendo il nome completo saltò subito seduta, guardandosi attorno spaesata.
-Che ore sono?- -Le sette e dieci,sbrigati.-
-Ma è presto..- Mugolò scendendo dal letto.-E non chiamarmi col mio nome completo! Non mi piace.-
-Va a farti la doccia.- -Sì signore!-
-Se arrivi tardi anche sta volta, ti prendo e ti butto giù dal balcone.-
-Sì signore!-
-Smettila!- Era nervoso, molto nervoso quella mattina ed Alesha non lo stava facendo stare meglio.
-Mmh, perché sei così cattivo con me?- piagnucolò allargando le braccia verso di lui, bisognosa di un grosso abbraccio.
-Alesha, sul serio, va a farti la doccia, non devi arrivare tardi anche oggi.- Sbuffò, allungandosi verso di lui, gli prese il braccio e lo tirò verso di sé.
Cerchiò il suo collo con le braccia, stringendolo forte. -Ti voglio bene.- borbottò contro il suo collo.
-Anche io ti voglio bene.- Sussurrò baciandole la guancia.
-Ieri mi hai spaventato un casino.-
-Mi dispiace...la prossima volta non urlerò.-
-Non è quello Alesha, il fatto che tu veda delle persone morte nella vasca da bagno..è quello che mi spaventa.-
Non rispose, sciolse l'abbraccio e andò a fare la doccia,come richiesto. .....................................................-No,sono preoccupato per lei Scooter, ha iniziato ad urlare e continuavaa dire che Selena era lì.- Disperato, si passò la mano tra icapelli, aveva appena lasciato la figlia a scuola e si trovava in auto, assieme al manager.
-Dopo?-
-Sono riuscito a calmarla. Le ho fatto il solletico... devo portarlada uno psicologo, subito.-
-Non credo accetterà.-
-Non fa nulla..so come convincerla.- Un piccolo broncio si formò sul suo viso, mentre cercava su internet il miglior psicologo li vicino.
-Mmh, si sentirà fuori posto.-
-Mi basta che stia bene, adoro quella ragazzina.-
-Lo trovo giusto,beh, vai a prendere l'appuntamento personalmente, altrimenti le voci gireranno, anche tra le persone di cui ti fidi.-
-Okay..proverò ad essere qui in orario per prendere Alesha, dove ti lascio?-
-Va benissimo davanti a casa mia ragazzo, salutami la tua bambina.-
-Ovviamente.- Dopo quello scambio di poche parole il manager scese dall'auto recandosi all'interno della sua villa, mentre Justin iniziò a sfrecciare via, non volendo arrivare tardi a scuola.
Durante il tragitto, non faceva che pensare alle parole che avrebbe dovuto dire non appena si fosse trovato di fronte allo psicologo.
Meglio lo psicologo o lo psicoterapeuta? Tra i due c'era una certa differenza, quale sarebbe stato meglio per sua figlia?
Agitato, parcheggiò di fronte allo studio più ambito di tutta la città, aveva telefonato per avvertire che sarebbe passato, ora sarebbe soltanto dovuto entrare, parlare con qualcuno dei problemi della figlia e prendere un appuntamento.
Scese dall'auto, diede una sistemata veloce ai capelli come d'abitudine e fece qualche passo nervoso, si trovava davanti ad un piccolo edificio, quasi non sembrava uno studio.
Era come un appartamento, decorato in stile vittoriano. Titubante, suonò il piccolo campanellino dorato e con uno scatto, la porta automatica si aprì. Immediatamente, un forte profumo invase le sue narici, gli sembrava un profumo di fiori...
-Salve, lei deve essere il signor Bieber, mi segui, Erika la sta aspettando.- Una giovane donna si avvicinò,sorridendo.
I capelli neri, legati in uno chignon perfetto, la bocca rosea e piena e gli occhi a mandorla la rendevano molto graziosa.
-Erika?- Chiese lui, stranito.-Pensavo fosse Erik.-continuò, camminando dietro di lei, l'interno non era come l'esterno, anzi, era tutto molto più semplice.
-Mmh, no,la nostra psicologa è Erika Scott, credo che lei si sia confuso.- Si fermò davanti ad una porta,bussò e annunciò l'arrivo del cliente voltandosi poi verso di lui.
-Mi chiami se ha bisogno di qualcosa.- -Avanti- Una dolce voce lo accolse e svariati ricordi gli tornarono a galla, non appena vide lo studio...
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I'm the daughter of Justin Bieber.
FanfictionAlesha, una ragazza di 17 anni, piomberà nella vita del famoso cantante Justin Bieber, suo padre. Non è la solita storia, provate e passate a leggera... Tratto dal primo capitolo: -Wilson dove mi manderà?- Chiese col tono di voce più preoccupato che...