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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
01/03/2014
La vita è un gioco d'azzardo terribilmente rischioso. Fosse una scommessa, non l'accetteresti.
(Tom Stoppard)

-Alesha vieni qui.- Justin la prese tra le braccia, impedendole di andare qua e là agitata.
-Non potrò mangiare il mio bagel!- Sgranò gli occhi e guardò il padre, attendendo risposta.
-Come fai a pensare al bagel in un momento così? Idiota.- La rimproverò, tirandole una sberla sulla nuca.-Aiho!- Alzò la mano per ritiragliela, ma le bloccò la mano a mezz'aria.
-Smettetela, dobbiamo nasconderci, non possiamo rimanere così in bella vista.- Intervenne Erika spaventata a morte, non le era mai capitato, a differenza di Alesha, nel posto in cui viveva lei prima le rapine in banca erano frequenti, ma nessuno era mai rimasto ferito.
Un grosso frastuono fece agitare ancora di più i passeggeri, i malviventi si erano creati un varco, eliminando uno dei blocchi in cemento che impedivano l'accesso delle auto all'ingresso dell'aerostazione.
-Alesha, dio, corri più in fretta!- Urlò tra la confusione, aumentando la presa della sua mano.
-Sono stanca!-
-Andiamo nei bagni?- Propose Erika guardandosi attorno, andando a sbattere contro un hostess.-Mi scusi, lei sa cosa sta accadendo? Hanno già chiamato i soccorsi!?-
-Sì, la polizia sta arrivando, ma ancora nulla, ci dobbiamo nascondere.-
Il gruppo corse nei bagni femminili, trovandoci altre persone.-Rimaniamo qui per ora....- Justin sistemò la figlia sopra le sue ginocchia, stringendo le braccia attorno alla sua vita.
-Justin?- Alesha gli toccò il naso, per attirare la sua attenzione.
-Cosa? Va tutto bene, devi stare tranquilla, usciremo vivi da qui...- Iniziò a straparlare provando a darsi delle rassicurazioni.
-No...io volevo solo ricordarti che questo è il bagno delle femmine, dovresti uscire.-
Lui rimase a bocca aperta, scioccato.-Okay, oggi mi sono fatto un'idea migliore sulla tua stupidità. Alesha è una rapina, magari hanno delle armi.-
-Oh..ma capita spesso, devi stare tranquillo, hai paura?- Poggiò le mani sulle sue guance, dispiaciuta.
-Non sono mai stato coinvolto in una rapina tesoro, ho tantissima paura, potremmo non uscirne vivi.-
-Arriverà la polizia e nessuno si farà male, è sempre così. Se no ti proteggo io!- Sorrise, stampandogli un tenero bacio sulle labbra.-Non si avvicineranno a te.-
Sorrise contagiato da lei.-Seriamente? Allora sarò più tranquillo.-
A interrompere il brusio fu l'arrivo di una donna con in braccio un piccolo bambino. -Hanno distrutto le porte scorrevoli a colpi d'ascia!- Esclamò, tra le lacrime.
-E la guardia giurata? Insomma, i rinforzi?- Domandò un uomo, arrabbiato per il fatto che non fosse ancora finita.
-L'hanno messa in fuga con quella e li ho visti entrare dall'altra parte con un furgoncino, non so a cosa lo utilizzeranno.-
-Stiamo facendo troppo rumore e se venissero a prenderci?-
Nel sentire quella domanda, Alesha si rannicchiò di più sul petto del padre, mangiucchiando distratta la sua camicia.
-Questo posto è grande, perché dovrebbero venire proprio qui?-
-Beh siamo molto vicino all'ingresso!-
-Questo non significa nulla.-
Iniziarono a litigare tra di loro, creando fin troppo baccano.
-Ma quanta bella gente abbiamo qua?- Un uomo completamente vestito di nero fece irruzione, tra le mani aveva un ascia.

-Justin?-
-Zitta.-
-Justin devo fare la pipì.-
-Trattienila.- Rispose Erika per lui, abbassando la voce.-Non ci faranno nulla se ce ne stiamo buoni, lo hanno detto, a loro interessa solo il bancomat.-
-Ma...- Avevano radunato tutti quelli che avevano trovato nella grande sala d'attesa, ordinando di fare silenzio e consegnare i telefoni, cosa che avevano fatto.
-Zitta Alesha.-
-Antipatico.- Mise il broncio e gattonò via, facendolo irritare ancora di più.
-Alesha torna qui e se ti muovi un'altra sola volta ti uccido io, capito?- Ringhiò con tono aggressivo, riportandola seduta tra le sue braccia.
-Sei cattivo...- Sbatté più volte le palpebre, in procinto di piangere.
-Ma cos'hai oggi tesoro?- Le fece poggiare la testa sul suo petto, accarezzandola.-Non piangere ti prego.-
Appena finì di parlare fu il pianto di un bambino a rompere il silenzio creatosi in precedenza.
-Fallo smettere.- Ordinò un malvivente, lì per controllarli.
-Ci sto provando, dai Max, fa il bravo.- La donna lo cullò tra le braccia, ma non era intenzionato a smetterla.
-Ho detto di farlo smettere, se no lo farò io.-
-Non deve provare a toccarlo, ha solo due anni!-
-Posso fare quello che voglio.- Le strappò dalle braccia il bambino, facendolo piangere ancora di più.
-Lo lasci!- Tentò di riprenderselo, allungando le braccia, ma lui gli tirò un calcio, facendola cadere a terra.-Il mio bambino...-
-Il suo bambino...- Alesha, colpita, si liberò dalla stretta di Justin, distratto dai baci rassicuranti di Erika.
-Deve lasciare il suo bambino.- Ripeté una volta di fronte all'uomo.-Lasci stare il bambino.- Pian piano, il suo tono di voce divenne più sicuro, non aveva paura.
-Se no? Cosa mi fai? Chiami la mamma e il papà?-
-Lascia il bambino.-
-Merda, Alesha, ma cosa stai facendo?- Justin se ne accorse troppo tardi e non arrivò in tempo per fermarla quando si alzò da terra e riprese il bambino, stringendolo contro di sé.
-Come cazzo ti permetti uhm? Chi ti credi di essere!?- Sbraitò prima di colpirla sulla guancia, lasciando di stucco tutti.
Justin corse verso di loro, bloccato subito da un altro dei criminali.-Non ti muovere da qui.- Ordinò puntandogli un coltello contro.-Justin!- Anche Erika provò a fare qualcosa, guadagnando soltanto un secondo coltello puntato addosso.
-Tu, vieni qua.-
Alesha lasciò il piccolo alla madre, respirando a intervalli, non riusciva a controllarsi, ma se si fosse lasciata andare, sarebbe finita male per tutti.
-Non sei poi così male, potremmo giocare se vuoi.- Propose cominciando a toccarla, di fronte a tutti, i quali non avevano coraggio di intervenire.
-Non provare a toccarla.- Justin sgranò gli occhi, guardando disgustato la scena.
-Zitto, se non vuoi che tagli la gola alla tua ragazza!- Sbottò portando il coltello sulla gola di Erika.
-Toglimi le mani di dosso.- Alesha lo spinse via, arrabbiata.-Altrimenti ti uccido.-
-Mi uccidi? Ragazzi l'avete sentita?- Rise divertito dal quel tono aggressivo, bensì ricevette un pugno dritto sul naso ed un calcio sulle parti intime.
-Mi trovi divertente uhm?- Si scagliò contro di lui, iniziando una vera e propria rissa.
-Che cazzo fai Ben!? Non era questo il piano, lascia perdere. Andiamo a prendere il bancomat, il furgoncino è già lì.- Spiegò dividendoli.
Justin approfittò di quel momento per liberarsi e aiutare Alesha a rialzarsi.-Hai il labbro spaccato, vieni qua che lo curiamo.- Disse toccandoglielo in modo delicato.
-Ora vedi cosa faccio a tuo padre lurida troietta!- In uno scatto d'ira estrasse la pistola, sparando verso di lui.
Fu una questione di pochi secondi, le riuscì naturale spingere via Justin per prendere la pallottola al suo posto, poi cadde a terra andando a sbattere in modo violento la testa contro il muro.
-No, no, no, non era così che doveva andare, muoviamoci ragazzi, andiamo! Tu rimani qui e non farli scappare.- Il loro piano non era uno dei migliori, avrebbero dovuto legare il bancomat al mezzo, mettere in moto e sradicarlo da terra, trascinandolo fuori dalla struttura per diverse centinaia di metri. Solo una volta affiancato l'altro furgone i rapinatori avrebbero caricato il bancomat sul mezzo di trasporto e scappare.
-Alesha...- Era rimasto paralizzato, non era nemmeno riuscito a prenderla prima che sbattesse la testa.
La pallottola le aveva sfiorato la spalla, non si era conficcata, benché perdesse del sangue.-Principessa....- Le lacrime gli salirono agli occhi, mentre la tirava su seduta. -Ti prego rispondimi, per favore.- Le scrollò le spalle, fermandosi quando aprì gli occhi.
-Alesha? Ho bisogno di un medico! C'è un medico qui?- Urlò senza distogliere lo sguardo da lei.-Tranquilla bambina, ora starai bene, continua a tenere gli occhi aperti, guardami.- Disse parlandole con dolcezza.
-Justin devi lasciarla andare, quest'uomo è un medico.- Lui annuì, facendo ciò che gli era stato richiesto dalla fidanzata, tenendole comunque la mano.
Alesha aveva preso la pallottola al suo posto.
Lo aveva salvato per davvero.
-La vittima non risponde, è grave, dobbiamo subito portarla in ospedale, non avrebbe dovuto spostarla.- Disse dopo aver eseguito tutti i controlli principali.
-Come non risponde? Alesha?- Insomma, lo stava guardando, come poteva essere allo stesso tempo incosciente?
-Non potete andare da nessuna parte, almeno finchè non prendiamo il bancomat.- Ormai tutto gli era sfuggito di mano, la loro sarebbe solamente dovuta essere una rapina, non una sparatoria, la gente aveva iniziato ad agitarsi a causa dello sparo contro la ragazzina, la situazione era degenerata.
-Morirà se non la portiamo subito in ospedale.- Sostenne il medico preoccupato per il sangue perso dalla spalla oltre al colpo in testa.
-No, non morirà, non può morire, non è vero Alesha?- Si chinò verso di lei, poggiando la fronte contro la sua.-Me lo hai promesso, nessuno ti porterà via da me.-
Tirò su col naso, baciandole la fronte, il naso, le guance, le labbra, come faceva quando voleva farla ridere ogni volta che metteva il broncio.
-Alesha ti prego...- Iniziò a singhiozzare in modo disperato, abbracciandola.
-Sta sbagliando tutto, non deve spostarla così tanto, i movimenti potrebbe aggravare un danno al midollo spinale.-
-Alesha...- Ignorò il medico, non aveva intenzione di lasciarla andare per nessun motivo.
-Justin lascia che il medico faccia il suo lavoro.-
-Stai fuori dalle palle Erika!- Urlò avendo perso la pazienza.
-Potrebbe morire Justin! O rimanere paralizzata, lasciala andare!-
-No!-
-Agitarsi non servirà a nulla, okay, se non vuole lasciarla lo faccia lei, deve premere sulla ferita per fermare l'emorragia, usi questa.- Gli porse una garza trovata nella valigia, dove aveva un kit medico e ringraziò sua moglie che aveva insistito nel farglielo portare.
-Dobbiamo anche coprirla, per evitare che si raffreddi.- La psicologa diede il suo cappotto permettendo di coprirla.
-Andrà tutto bene, te lo prometto.- Continuò a sussurrarle all'orecchio.-Arriverà l'ambulanza e tu starai bene, tra una settimana dobbiamo partire ricordi? Faremo il bungee jump nel Grand Canyon, come mi hai chiesto tu.-
-E' arrivata la polizia! Finalmente, dobbiamo far salire urgentemente la ragazza in ambulanza.-
La parte più difficile per i soccorritori fu separare il padre dalla figlia, la quale stringeva forte la sua maglietta, anche da incosciente provava a mantenere la promessa fatta giorni prima.
'' -Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.
-Te lo prometto, ti voglio bene.- ''

Autrice:
Mi dispiace per il ritardo! Ma non avevo il telefono per pubblicare e se lo faccio dal pc mi esce male, appunto sto anche rileggendo un po' dei vecchi capitoli, modificandoli, ve l'aspettavate la ferita di Alesha?
Erika la odiate ancora? Ahahah, alla prossima <3
PS. La storia della rapina in aereoporto l'avevo sentita al telegiornale un po' di tempo fa e l'ho riutilizzata. Ho adorato chi ha creduto fosse l'ISIS <3

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