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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

17/01/2014

Quando mi troverò davanti a Dio alla fine della mia vita, spero che non avrò sprecato neanche una briciola di talento e potrò dire che ho usato tutto quello che mi ha dato.
(Erma Bombeck)

Justin arrossì, stupito da quell'affermazione.-Sul serio?- Lanciò un occhiata alla figlia, ringraziando che fosse girata verso il finestrino.
-Sì, ti voglio bene.- Tolse i tacchi, portò i piedi sul sedile e strinse le ginocchia al petto, stanca.
-Anch'io.- Una volta arrivati a casa parcheggiò, ripensando a quanto fosse spaventata Harriet quando lo aveva chiamato per dirgli di sbrigarsi. Pensava fosse successo qualcosa di molto peggio.
-Mi fa male il naso.- Disse lei scendendo dalla macchina a piedi nudi.
Lui la seguì, prendendola in braccio a mo' di sposa, sorprendendola.
-Ci mettiamo un po' di ghiaccio, tranquilla.- Digitò il codice del cancello ed entrò in casa, sempre tenendola in braccio.-Domani andiamo dal mio medico dopo scuola, così capiremo cosa ti succede.- Abbassò lo sguardo su di lei, baciandola sulla nuca.
-Voglio andare a dormire..- Disse con voce assonnata, poggiando la testa sul suo petto.
-Hai già cenato?- Domandò preoccupato dal fatto che non avesse chiesto di mangiare, cosa alquanto strana.
-Sì.- Mentì, troppo stanca per sopportare altro.
-Va bene, allora andiamo a metterci il pigiama, laviamo i denti e a letto, va bene?-
-Sì.- La portò di sopra, lasciandola direttamente in bagno, seduta sul bordo della vasca.-Ti porto il pigiama.- Disse uscendo e tornando indietro con dei pantaloni larghi ed una maglia blu.-Hai bisogno di una mano?- Chiese notando quanto fosse assonnata.
-No..puoi pure andare a dormire.- Si sporse in avanti, appoggiando le labbra sulla sua fronte. Dopodiché se ne andò, intenzionato però a tornare per controllare che stesse bene.
Nella sua stanza indossò i pantaloni della tuta, una maglietta a caso, si lavò i denti e tornò dalla figlia, trovandola ancora in bagno, seduta a terra a testa china.-Alesha?-
Si era addormentata, con la bocca ancora sporca di dentifricio.
Prese un pezzo di carta igienica, la bagnò un pochino e gli pulì i contorni della bocca, poi la portò sul suo letto, infilandosi sotto le coperte assieme a lei.
-Buonanotte principessa.-
.********.
Alesha aprì gli occhi, guardandosi attorno, sentiva un peso sul suo stomaco e quando abbassò lo sguardo notò le braccia del padre stringerla forte.
Sorrise, si nascose tra le coperte e gli alzò la maglietta, scoprendo il suo petto.
Justin aggrottò la fronte e assonnato si coprì gli occhi con un braccio, facendo una smorfia nel sentire il morso sul petto.
-Se non la smetti ti butto giù dal letto.- La minacciò, causando la sua risata.
Si sentì sollevato quando capì che era tornata normale.
Lo morse di nuovo, ma quella volta venne quasi buttata giù dal letto.
Tirò un urlo, divertita.-Lasciami!- Provò a liberarsi dalle sue mani, inutilmente, permettendogli di salire sopra di lei, poi le bloccò le gambe con le sue.-Non vale!- Esclamò dibattendosi, aumentando soltanto la risata del biondino seduto sopra di lei, che le portò la piccola mano sopra la testa.-Così impari a fare la cattiva bambina.- Abbassò il viso, mordendole forte il naso.
Tirò un urlo ancora più forte, non riuscendo a smettere di ridere.-Smettila! Io non ti ho morso il naso.-
-No, però mi hai fatto male.- Abbassò la testa sulla sua pancia scoperta, giocando a fare le pernacchie.
-Basta! Ti prego!-
-La smetterò quando chiederai scusa.-
-Va bene, va bene, scusa!-
-Brava piccolina.- La lasciò andare, facendola però, sedere sulle sue ginocchia.
-Sei cattivo.- Mise il broncio, triste per non aver vinto la battaglia.
-Ho vinto io.- Portò la lingua tra i denti, dondolandola a destra e sinistra.
-Ti ho lasciato vincere, colpa del mio polso rotto.-
-Non si dicono le bugie.- Scese dal letto, sempre tenendola in braccio.-Oggi un mio amico organizza una festa, però se vuoi rimanere a casa....-
-Vengo anche io!-
-No, non posso tenerti d'occhio tutto il tempo.-
-Non c'è bisogno di tenermi d'occhio!- Saltò giù dalle sue gambe, correndo per la stanza in cerca del cambio di vestiti.
-Perché urli?-
-Io non urlo.- Si alzò sulle punte, formando un bacio con le labbra.
Alzò gli occhi al cielo, dandogli quel piccolo bacio a stampo.-Ti voglio bene.- Disse prima di entrare in bagno.
****.
-Papà! Oggi è sabato, non trovo i miei calzini!- Corse nel suo studio, spalancando la porta.
-Devi uscire?- Alzò lo sguardo dal computer, chiudendolo.
-Sì, Blaze mi ha scritto questo.- Gli porse il telefono, per fargli leggere il messaggio.
-Oh, al cinema...in questi giorni i fan sono sempre di più, devo aumentare i controlli. Potreste guardare il film in casa?-
-No!-
-Non urlare.- Le puntò un dito contro, assottigliando lo sguardo.-Non puoi uscire solo con Blaze.-
-Perché a scuola ci posso andare invece?-
-Smetterai con quella scuola, ci sono stati problemi anche lì.-
-Quali?- Sgranò gli occhi, salendo sulle sue gambe.
Lui sospirò, giocando con le dita sulla pelle nuda di Alesha, la quale non aveva addosso i pantaloni.
-Alcune..alcune ragazze hanno distrutto il tuo armadietto e dato fuoco ai tuoi oggetti personali. Sono riuscite anche ad entrare in segreteria e rubare alcuni tuoi fascicoli, che ovviamente sono già stati venduti. Proprio adesso stavo guardando cosa ne è uscito fuori.-
Sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con le mani, stupita di essersi persa tutte quelle cose.-Quando?-
-Ieri sera, mi hanno chiamato verso le sette.-
-Io non ricordo molto di ieri sera, ho bevuto?- aggrottò la fronte, spaesata.
-Non ricordi niente? Niente di niente?-
-Ricordo Harriet e tu mi sei venuto a prendere e nient'altro, credo.-
-Perché dimentichi le cose?- mormorò accarezzandole la guancia colorata di rosa.
-Non lo so. Succede da sempre, a tredici anni sono scappata di casa perché non mi ricordavo più niente, quindi non sono proprio scappata, me ne sono andata credendo di essere un'altra persona.- Raccontò con sguardo perso.-Non ricordo molto, solo che a 12 anni ho iniziato a scrivere tutto quello che succedeva in un diario segreto, sono arrivata a scriverne molti. Li vuoi vedere?- i suoi occhioni verdi si illuminarono al pensiero di far conoscere al padre la sua vecchia vita.
-Sì, mi piacerebbe tantissimo.- rispose con un filo di voce.
-Anzi, ho cambiato idea.- gli morse la guancia.-Quindi cosa si fa con la scuola?-
-Perché non hai più voglia!? Ti prego.-
-Rispondimi!- Gli strinse il naso, divertita.
-No, dammi i diari, ti prego.-
-Te li darò più avanti, quando tutte ci fideremo di te abbastanza da farti sapere i nostri segreti, poi non li ho nascosti io.-
-Chi lo ha fatto allora?-
-L'altra. Allora cosa facciamo per la scuola?- cambiò discorso, mettendo a dura prova la pazienza di Justin.
-Volevi trasferirti a New York, io però ho trovato un posto perfetto per noi due.-
-Sul serio?-
-È una città del Mississippi, c'è una scuola fantastica per te, dopo esserti diplomata ti porterò con me ad un tour mondiale.-
-Sì!- batté più volte le mani, entusiasta.-Ti voglio bene.- disse stampandogli un bacio veloce sulle labbra.
-Anche io, domani andiamo a pranzo da mia madre, ricordalo e a cena dalla tua psicologa.- Spiegò nascondendo un sorriso nel vedere la sua faccia.
-perché non ci vai tu a pranzo da loro? Io sono malata, ho un polso rotto.-
-non c'entra niente, oh e lunedì andiamo a farlo ingessare.-
-Non voglio venire da tua madre, per favore.- incurvò le labbra, spalancando gli occhi.
-Non si discute, non mi lascerai da solo.-
-Tu non hai bisogno di me.-
-Io avrò sempre bisogno di te, mi farai compagnia? Ci sarà pure Ryan.-
-Uff...non ne ho voglia però ..-
-Dai fallo per il tuo papà.- nascose il viso nell'incavo del suo collo , annusando il suo profumo, sapeva di muschio.
-Lo faccio perché ti voglio tanto bene e non voglio stare a casa da sola.-
-Grazie principessa.- le prese la mano, chiudendola nella sua.-Tenterò di renderlo un giorno più sopportabile.-
-Non voglio rimanere sola con tua madre.-
-Allora non accadrà.-
-Quella donna distrugge la mia autostima.- Ammise leccandosi le labbra.-Mi scappa la pipì.-
-Sei tornata in cucina a mangiare non è vero?- Disse notando la bocca sporca di cioccolata.
-No!- Esclamò coprendosi la bocca.-Devo andare.- Borbottò cercando di scivolare via dalle sue gambe.
-Ti avevo detto basta cioccolata.-
-Non ho mangiato la brioche al cioccolato!-
-Io non ho mai parlato di brioche al cioccolato tesoro, vieni qua, dovrei sculacciarti.- La prese in giro lasciandola finalmente andare.
-Mi devi trovare i calzini ed i miei pantaloni! Me li hai rubati tu.-
-Non te li ho rubati io, sei tu che perdi tutto.-
-I miei calzini!- Corse via, con due calzini diversi in mano.
***.***
Alesha sorrise, entrando nella cabina armadio del padre, ne voleva una così grande pure lei, poi, prese foglio e pezzo di carta, appuntando quello che era successo in giornata.
Aveva il suo posto segreto, del quale nessuno sospettava nulla.
Per tenere a bada le sue personalità l'unica via da seguire era la psicoterapia, una volta aveva tentato con l'ipnosi, ad oggi, sconsigliata da più parti, a causa del concreto rischio che ''al risveglio'' una delle personalità secondarie possa prendere il posto di quella primaria e sarebbe stato bel problema riuscire a far tornare la personalità principale.
Per fortuna lei non era stata ''dissociata'' ininterrottamente, ma per poco tempo, circa due mesi.
Due mesi orribili, poi era ''tornata'' con ha un buco in testa di 2 mesi appunto, di cui ricordava pochissimi avvenimenti.
-Alesha!?- Sobbalzò, quando sentì la voce di suo padre, la stava cercando, che avesse combinato qualcosa?
-Alesha, è arrivato Blaze da più di dieci minuti, se non esci fuori ora, appena ti prendo ti picchio.- La minacciò uscendo dalla sua camera, non credendo di trovarla dentro l'armadio.
Uscì dopo essere sicura che non fosse più lì e gattonò furtiva fino al corridoio.
-Alesha cosa stai facendo lì a terra? alzati.- Le tirò una sberla sul sedere, facendole tirare un urlo.-Cosa facevi in camera mia?- Sbuffò, quando lei non rispose e corse via, a nascondere il foglio in camera sua, aveva il suo bellissimo cassetto segreto, nel quale teneva tutte le cose essenziali, come i suoi diari,cioccolato di ogni tipo e alcuni gioielli di sua madre.
-Alesha vieni di là.- Bussò alla porta della sua stanza, stanco di inseguirla ovunque.
-No!-
-Alesha, per favore, ci guardiamo un bel film tutti insieme.-
-Quale film?- Chiese curiosa.
-Non lo so, però puoi deciderlo tu.-
-Allora vengo.-
**.**
Justin sorrise, guardando la figlia addormentata tra le braccia di Blaze, che le accarezzava in maniera dolce i capelli, avendo paura di svegliarla.
-Quando partirai?- Ruppe il silenzio, ormai il film scelto da Alesha non lo stavano più guardando.
-Settimana prossima, venerdì mattina, Alesha si è proposta di accompagnarmi fino in aeroporto assieme ai miei genitori.- Spiegò sentendo le lacrime salire agli occhi, faceva male sapere che non si sarebbero più rivisti.
-Mi dispiace tanto pensare alla tua partenza, non immagino come starà Alesha, nonostante cerchi di nasconderlo, sai, lei è molto forte.-
-Io non voglio allontanarmi da lei, mi piace così tanto.-
-Tornerai Blaze.-
-I miei non vogliono tornare qui...-
-Beh allora vorrà dire che la porterò io da te quando posso, mi piace quando state insieme, credo tu possa essere il ragazzo giusto per lei.-
-Dovrei chiederle di essere la mia ragazza?-
-Non so...ti va di farlo prima di partire? Dopo non potrai più vederla per un po'.-
-Sì lo so, però vorrei tanto stare assieme a lei per sempre.-
-Dai, è tardi, forse è meglio se ritorni a casa, io la porto a letto.- Si alzò, incapace di rispondere e prese la figlia in braccio.
-Va bene, grazie mille Justin, sei davvero...davvero una persona stupenda.-

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