41.Parte 2

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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

22/10/2014
Cambia prima di essere costretto a farlo.
(Jack Welck)

-Posso vederla no? Quando arriva?- Justin iniziò a muovere agitato su e giù le ginocchia, guardandosi più volte attorno. Non era un posto così orribile come credeva, per arrivare alla stanza della figlia aveva attraversato una buona parte di quella clinica psichiatrica privata. Dopo l'entrata principale c'era un salotto sia per i fumatori che per i non fumatori, con una televisione e due distributori di bevande calde oltre i soliti mobili, si era imbattuto pure in una palestra.
-Sarà qui tra poco, quella ragazzina è molto vivace, non sta ferma un attimo.- L'infermiera sorrise al pensiero senza smettere di sistemare con precisione il letto sfatto. Ogni paziente possedeva una stanza propria provvista di letto, armadio e bagno annesso.
-Stava bene il primo giorno qui? Insomma, non ha aggredito nessuno? Sorrideva?- Aveva passato tre giorni senza vederla perché Erika e altri gli avevano detto che sarebbe stato meglio allontanarli per un po', ma già il secondo giorno gli stava venendo una crisi di nervi, quindi si era precipitato lì il giorno dopo ancora senza avvisare nessuno.
-Al suo arrivo abbiamo dovuto sedarla, la mattina del primo e vero giorno qui era tutt'altra persona, sorridente e allegra. E' andata avanti benissimo, o almeno fino a quando non è arrivata l'ora delle visite e per lei non c'era nessuno. Sì è chiusa in camera a....- Non riuscì a finire il suo racconto vista l'entrata improvvisa della diretta interessata.
-Justin!- Sorrise, correndo entusiasta verso di lui, il quale si alzò subito, accogliendola tra le sue braccia.
-Principessa...ciao.- Infilò il viso nell'incavo del suo collo, godendosi il forte profumo....sudore a dirla tutta, ma non gli importava, voleva solo godersi la meravigliosa sensazione della sua pelle calda contro la propria. Vederla di nuovo con addosso una tuta da ginnastica lo prendeva alla sprovvista vista la sua scarsa voglia di alzarsi dal letto ogni volta che glielo chiedeva. Andava lì e faceva palestra? Strano.
-Mi dispiace.-Si avvinghiò a lui, intrecciando le gambe attorno alla sua vita.-Non volevo farti male, mi dispiace.- Iniziò a piangere, pulendo il naso che colava sulla sua maglietta.
-Non ce l'ho con te, non è stata colpa tua. Sei la mia piccolina.- Sbatté più volte le palpebre per non piangere. Voleva risultare forte per entrambi in quel momento, ma le emozioni ebbero la meglio su di lui e delle lacrime bagnarono la spalla destra della ragazzina.
-Non lasciarmi mai più, mi dispiace tanto Justin, farò la brava e tutti i compiti te lo prometto, però non lasciarmi sola.-
-Sta tranquilla, si può fare, non possono tenerti qui contro la tua volontà e io ho smentito la storia di Erika, cioè, l'ho modificata un pochino.- La fece sedere sul letto, portando le mani ai lati del suo viso.
-Andrà tutto bene vedrai, risolveremo questo problema, tornerai a casa.-
-Ma a me piace stare qui, mi manchi solo tu.- Si sporse in avanti donandogli un dolce bacio sulla guancia.-Mi stanno aiutando a capire che cosa mi succede qui dentro.- Sussurrò indicandosi la testa.-Però ho bisogno di te.- Quelle parole suonarono più come una supplica che come affermazione.
-Alesha sono così confuso, non so cosa fare.- ammise guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno lo stesse ascoltando.-Mi manchi tanto, però non posso stare con te facendo finta di niente. Dammi una mano a capire.-
-Possiamo decidere insieme al mio psicologo quando e come vederci.- Gli strinse le mani, baciandogli entrambi i palmi.
-Okay, possiamo fare così, hai ragione.- Inspirò forte, annuendo concorde.
-Perché sposi Erika?- Suo padre si sorprese nel ricevere la domanda posta in quel modo così tranquillo, perché non stava dando in escandescenza?
-Non ci sposeremo se non lo vuoi.-
-A me piace Erika, però non voglio che tu la sposi....- Ed ecco che le sue parole ebbero un effetto immediato in lui, non poteva farci niente, gli entravano nella testa come le spine di un cactus nella carne dell'essere umano, così facilmente... Ed era difficilissimo ritrovarle, quasi impossibile. Questo accadeva nella sua mente nell'istante in cui Alesha desiderava qualcosa, avrebbe potuto manipolarlo facilmente se solo avesse voluto. Il potere che aveva su di lui era immenso e si riteneva fortunato nel realizzare che lei non lo aveva ancora capito.
-Non la sposerò se tu non sei d'accordo.- In teoria avrebbe dovuto fregarsene e farlo comunque, avrebbe dovuto lottare per il suo "vero amore" e non lasciare che una ragazzina di diciassette anni decidesse per lui, benché questa ragazzina fosse sua figlia. Non amava Erika o almeno non provava quel forte sentimento da arrivare nel voler passare tutta la vita con lei, tuttavia sarebbe stata la distrazione perfetta. Sapeva che con lei avrebbe dimenticato tutto se solo lo avesse desiderato.
-Avevi promesso di sposare me.- Inclinò la testa verso destra, ricordando la promessa fattale tempo addietro.
-Hai ragione. Vedrò cosa posso fare al riguardo.- Fece un grosso sorriso prima di darle un buffetto sul naso.
-Non voglio più che Erika sia la mia psicologa, si può fare?-
-Sì.-
-Verrai a trovarmi ad ogni data prestabilita dal mio nuovo psicologo, mi porterai un regalo come ogni volta che torni a casa dal lavoro e seguirai le mie sedute.-
-Okay.- Iniziò a mordicchiarsi a disagio il labbro inferiore, passandole la mano tra i capelli.-Sei bellissima.-
-Ma non mi sono truccata Justin. Perché non mi hai portato i trucchi?- Domandò mettendo su un piccolo broncio, senza trucco non era sempre il massimo.
-Perché sei bellissima così.- Sorrise, strizzandole le guance.-Ho trovato una tua foto adorabile da bambina, vuoi vederla?-
-Sì!- Ricambiò il sorriso, osservandolo mentre tirava fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il portafogli.
-Guarda un po' qui.- Tirò fuori la fotografia, mostrandogliela.

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