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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
15/01/2014
La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tener conto dei torti altrui.
(Charlotte Bronte)

-Tesoro! Sono a casa.- Per un attimo Justin si dimenticò di averci litigato, tolse le scarpe e il giubbotto, chiedendosi dove fosse, di solito se la trovava addosso in meno di cinque secondi, aggrappata a lui come un koala, anche se era mezzanotte.
Infilò le mani in tasca, lanciò uno sguardo all'orologio, erano le undici e salì di corsa le scale per andare in camera sua, dopodiché busso alla sua porta, anche se non era affatto abituato a farlo.-Senti, mi dispiace per oggi, non volevo litigare con te, non mi piace.- Visto che non ottenne risposta entrò senza permesso, aggrottando la fronte nel vedere il letto sfatto e vuoto.
-Amore mio...cosa ci fai lì a terra?- La scorse in un angolo, rannicchiata su se stessa e immediatamente la raggiunse, chinandosi su di lei.
-Voglio stare da sola.- Mormorò con le mani tra i capelli. A sentirla parlare si rassicurò, non era sbucata la 'seconda personalità', altrimenti non avrebbe spiccicato parola.
-Perché? Cosa è successo.- Provò a capire, guardandosi attorno, niente era fuori posto a parte il letto, ma quella era un'abitudine.-Dov'è Blaze?-
-A casa.-
-Mmh, ti va di farmi compagnia a cena?-
-No.-
Alzò gli occhi al cielo, afferrandola per i fianchi fino a portarla a sedersi sulle sue ginocchia.-Cos'hai? Che ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?-
-Non volevo farlo.- Ammise con le lacrime agli occhi.
Lui mise la mano sotto la sua maglietta, carezzandole la pelle nuda, sperando così di rilassarla in qualche maniera.
-Fare cosa?- Appena sentì la spina dorsale sotto le sue dita spinse leggermente in avanti, così da farla appoggiare su di lui, magari non guardarlo negli occhi l'avrebbe aiutata.
-Lo giuro, non volevo farlo, mi dispiace tanto papà.- Si irrigidì, fermando i movimenti circolari.-Cosa è successo piccolina?-
-Non posso dirtelo.-
-Sì che me lo puoi dire, mi dici sempre tutto e io di certo non ti giudico. Prometto che non mi arrabbio-
-Ho fatto sesso con un ragazzo.- Disse tutto d'un fiato, sperando di non farlo arrabbiare troppo.
-Perché!?- Esclamò alzandosi di scatto e facendola sedere sul letto, più l'avrebbe tenuta lontana più avrebbe potuto rimproverarla.
-Non lo so, io penso di averlo fatto perché...-
-Perché ti ho dato della bambina eh? Volevi dimostrarmelo, beh vaffanculo Alesha, hai solamente peggiorato la situazione!- urlò causando il suo pianto.
-Mi dispiace.-
-Non mi interessa! Sono..sono incazzato, sistema la tua cartella, lavati i denti e va a dormire. Non provare a scendere va bene?-
-Ma io...-
-Niente ma, sono fottutamente incazzato! Non ti voglio vedere fino a domani. Ti porterà a scuola il mio autista.-
-Però ....-
-Mi hai deluso.-.Non le diede il tempo per parlare ed uscì dalla sua stanza.
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-Justin è arrabbiato con me.- Alesha pianse, tirando più volte su col naso.
-Ma nanetta, è tuo padre, farete sicuramente pace.-
-E' questo il problema, non è il mio vero papà Harry, noi non siamo veramente legati e se non mi parlasse mai più?-
-Non piangere, ti prego, si aggiusterà tutto vedrai, tu domani pomeriggio vai e chiedigli scusa.- Lasciò il telefono con l'altoparlante sul comodino, intenta a soffiarsi il naso.
-Ma gli ho già detto che mi dispiace..-
Justin, da fuori, seguiva tutta la conversazione, non aveva intenzione di non parlargli più, ma di sicuro non l'avrebbe ignorata a vita, voleva solo farle capire che aveva sbagliato a fare sesso solo per dimostrare qualcosa.
-Ti perdonerà Alesha, non ti si può dire di no con quel bel faccino che ti ritrovi.- Dall'altra parte del telefono riusciva a sentire lo strusciare delle coperte, segno che Harry si era appena messo a letto.-A proposito, si può sapere chi è il ragazzo fortunato?-
-Ugh...Blaze, un mio amico, ci siamo conosciuti a scuola eh...-
-Com'è? Alto? Famoso? Bello?-
-E' carino, ha le lentiggini e degli occhi azzurri grandissimi. I suoi capelli sono neri e sta una sedia a rotelle, però può avere erezioni, tu lo sapevi questo?-
-No! Mio dio Alesha, sei incredibile.- Esclamò a dir poco sconvolto.-E pensi di restarci insieme?-
-Partirà in Gran Bretagna per operarsi alle gambe, starà lì un po' e non voglio una relazione a distanza, non so nemmeno mantenere quella normale. Tu ce l'hai la ragazza?-
-No...mi vedo con una, ma non è nulla di che.-
-E ti piace?-
-Fisicamente sì.-
-Oh...capisco. Tu sei bello, quante ragazze hai avuto dopo la madre di Harriet?-
-Non molte, solo relazioni veloci con modelle e attrici, siamo un po' simili noi due. Però io posso e tu no.-
-Perché!?- Ormai aveva smesso di piangere e stava giocherellando con il suo orsacchiotto, era assonnata, ma non voleva ancora dormire.
-Perché tu sei piccolina, io invece sono grande.-
-Sono grande anche io!- Esclamò tirando un colpo a BuggyBear.
-No, sei la mia pralina al cioccolato preferita, piccolina piccolina.-
Sorrise, portando la mano davanti alla bocca.-Ti voglio bene Harry.- Ammise in un mormorio, per poi addormentarsi.
-Ti voglio bene pure io Alesha.- Rispose riagganciando.
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-No! Io voglio andare a scuola con papà.- Incrociò le braccia al petto, arrabbiata.
-Suo padre ci ha dato degli ordini ben precisi signorina Alesha. L'autista la sta aspettando fuori.-
-Papà dov'è?- Spalancò gli occhi, allungando il viso verso il maggiordomo.
-Ugh...non lo so, farà tardi se non parte ora.-
-Non voglio andare a scuola senza papà.- Abbassò lo sguardo, mortificata.
-La prego.. lui..lui verrà a prenderla a fine giornata.-
-Sul serio?-
-Sì, ora vada, per favore.- Contento di averla fatta sorridere sospirò sollevato, accompagnandolo alla porta.
-Va bene!- Sorrise, correndo ad indossare le scarpe e giacca, per poi correre fuori.
-Lo zaino!- Il maggiordomo la seguì, consegnandole la cartella.-Faccia attenzione mi raccomando.-

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